Partiamo da quello che si sente dire per capire ciò che, diversamente, rimarrebbe lontano e incomprensibile. Ć questo il meccanismo che governa ormai la gran parte delle nostre innumerevoli decisioni, da quelle limitate – prendere un caffĆØ o scegliere un ristorante – fino a quelle più complesse, come l’acquisto di una casa. E qui potremmo chiudere il discorso con un bel… to be continued.
PerchĆ© proprio il “prendere una decisione”Ā continua, fino a toccare i momenti più personali dell’esistenza.
Non ci stupiamo infatti più se si arriva (un si volutamente impersonale perchĆ© il fenomeno ĆØ diffuso) a scegliere un partner, se non per i like che riceve per le sue pose fotografiche, sicuramente per l’appariscente vetrina che caratterizza l’offerta della sua persona sul mercato, e quindi per il pubblico che raccoglie come diretta conseguenza.
Bene. Avrete senz’altro capito che sto parlando del fenomeno dei social, e più precisamente del meccanismo che tutti li governa.
CosƬ efficiente e determinante da portare chiunque da una semplice lettura a una “presa di coscienza” di quello che si dice giorno dopo giorno, fino a un vero e proprio punto di partenza (e forse di non ritorno, per certi aspetti) per ogni singola decisione, dalla più semplice alla più difficile (almeno apparentemente).
La finanza come primo, vero social
Venendo a noi, si dĆ il caso che proprio lāesperienza finanziaria possa essere intercettata come quella che in questa dinamica abbia dato le cosiddette “lezioni di vita”. Essendo proprio lei, finanza,Ā da sempre e originariamente più social che mai, al punto da aver quasi dato inizio alla fantomatica era dei social.
Non ci credete? Leggendo sulla stampa di questi ultimi giorni si riparla del filone di ricerca ancorato alla sentiment analysis, che riporterebbe in auge come le opinioni-guida di ogni decisione siano per lo più intercettabili sui social (citato il caso Twitter).
E anche qui si parla dell’esperienza che si fa nelle scelte finanziare, strettamente connesse al fenomeno.
Ma forse si può dire che proprio la sentiment analysis, l’approfondimento del meccanismo di contaminazione dell’opinione all’origine delle decisioni, conferma quanto sia stata la finanza ad averne dettato l’origine.
E cosƬ mi permetto di aggiungere, senza nulla togliere a Facebook come antesignana, che sarebbe stata la finanza, e più precisamente, l’esperienza finanziaria a dare inizio a tutto, nel suo essere per natura social, per non dire virale.
E quindi capace di creare veri e propri spostamenti di capitali attraverso quelle che oggi, con un colpo di spugna e con termini stranoti, identifichiamo come dinamiche social.
Un esempio recente del mondo della finanza può essere illuminante. Partiamo dalla domanda scolastica: cosa dovrebbe determinare la scelta di dove investire? I dati. E preciso: i dati economici.
Sembra invece che – per caritĆ anche questo ĆØ un dato, ma un dato di fatto – da ottobre a oggi si sia rilevato uno spostamento di capitali su asset nei mercati emergenti (come certifica il Financial Times).
Un incremento che avrebbe comportato una differenza specifica, una scelta di investimento identificabile su questo genere di mercati. Per quanto, qui ĆØ il punto, i dati da sempre non siano stati in grado di togliere quellāetichetta o categoria, mercati emergenti, per trasformarli se non includerli nei mercati, finalmente, sviluppati.
Uno “strano” spostamento di capitali
Ma come è successo che da ottobre si sia creato questo spostamento di capitali, sebbene i dati economici non dicano che qualcosa sia realmente cambiato così da provocare una tale decisione di investimento?
E questo movimento ben identificabile nei capitali può essere veramente evidenza di un cambiamento di questi mercati, che sarebbero oggi quelli su cui stare, ovvero iniziare e rimanere nel tempo investiti?
Se ci pensiamo non ĆØ proprio cosƬ. Se ragioniamo. Allāorigine di questo spostamento, infatti, vi ĆØ forse proprio unaĀ dinamica social.
Proprio lei, la vera e più originaria e antesignana di ogni altra successiva dinamica, assolutamente social. Si tratterebbe insomma non tanto di un cambio di realtà economica, quanto piuttosto di un fantomatico cambio di sentimento, dalle nostre parti detto sentiment.
Un sentiment suscitato dalla preoccupazione per la performance dei mercati sviluppati, sollecitato dalle aspettative dettate dalle previsioni di nomi come JPMorgan sui mercati emergenti, più positive e confortanti di quelle riferite ai più vicini mercati, esasperato infine da un dato (questo sƬ misurabile), l’incremento dell’indice riferito a questi mercati da sempre “indietro” di un bel 25% da ottobre.
CosƬ il FT declina i fenomeni macroscopici ancorati a questo spostamento di capitali. E cosƬ, aggiungo io, si declina un messaggio virale e social, capace di attrarre… milioni e milioni di followers. Magari gli stessi all’origine di quell’incredibile balzo dell’indice MSCI Emerging Markets dallo scorso ottobre.
Il vero approccio si basa sui dati
Ma ĆØ qui che occorre fermarsi, una volta capito come tendono ad andare le cose nell’esperienza finanziaria. Come dire: capito il danno, trovata la soluzione.
Se si può dire infatti che l’esperienza finanziaria abbia in sĆ© una dinamica per sua natura social, si potrĆ altrettanto intercettarne l’illusorietĆ , almeno nella sua dinamica spontanea.
Prova ne sia il fatto che i mercati emergenti non hanno ancora cambiato il loro nome, legato a fattori reali di governo e valuta (e non mi dilungo oltre), che mai potrebbero renderli orientamento ragionato di un investimento sostenibile con risultati prevedibili, o solo ipotizzabili.
Ć ulteriore prova ne ĆØ, qui in controtendenza rispetto aiĀ social che nel 2022 dissuadevano dal farlo, lāaver continuato a investire nei mercati sviluppati, con piccole quote progressivamente, dall’inizio del 2023 per non dire sin da quell’ottobre 2022, che ha ricominciato a fare la vera differenza nei portafogli.
E in questo caso non per dinamiche social. Piuttosto per ragioni che hanno a che fare con il vero approccio allāinvestimento, che deve partire dalla comprensione di dati e dati di fatto.
Fino ad accettare che, in certi momenti, anche un rialzo di tassi può non aver fatto cosƬ male all’esperienza finanziaria. In due sensi: per i prezzi, che diventano occasioni di acquisto.
E ancora per i prezzi che diventano cosƬ, in seguito a quell’aumento, più reali e attendibili, basati di più sui dati, quelli veri, economici. Quelli da cui si deve partire per investire, almeno se lo si vuole fare usando la testa e guardando meno gli ammalianti social.
Alla prossima!