«La vita è uguale a una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita»
Chi non ricorda queste parole con cui Forrest Gump esordiva nel racconto della sua vita parlando con un’infermiera che si era avvicinata alla fermata dell’autobus.
Di questi tempi ci si sente ispirati ma soprattutto spaventati, perché si parla di realtà inattese, di esperienze di vita non prevedibili, di episodi personali inimmaginabili. Chi non si sente di condividere la visione dell’uomo semplice, Forrest Gump: «Non sai mai quello che ti capita».
Fin qui, potrebbe sembrare tutto scontato.
Quello che colpisce è invece constatare come proprio l’imprevedibilità della vita porti sempre più l’investitore (questo è il mio punto di riferimento in questa sede) a pensare all’oggi, al momento, e non invece a costruire un piano che tenga conto dell’impossibilità di conoscere lo scenario futuro, prossimo o remoto.
L’investitore sembra assumere un comportamento bifronte:
da un lato è disposto ad accettare un’asset allocation a medio-lungo termine, dall’altro, dal punto di vista personale, è assolutamente indisposto a costruire una visione che vada oltre il suo orizzonte visibile, prevedibile, prossimo.
Come dire, il futuro, il what’s next, esiste sicuramente dal punto di vista degli investimenti, ma solo marginalmente sul piano personale.
Che grande contraddizione!
Eppure anche sul piano “globale” ci troviamo di fronte ad una nuova era: provocata, accelerata, resa bruciante dalla pandemia, ma attualissima da tempi non sospetti, quella della cosiddetta Next Generation.
Esiste anche un piano che porta questo nome, il Next Generation Plan, che come riporto dal sito del Consiglio Europeo si identifica così:
Il dispositivo per la ripresa e la resilienza aiuterà gli Stati membri ad affrontare l’impatto economico e sociale della pandemia di COVID-19, garantendo nel contempo che le loro economie intraprendano le transizioni verde e digitale e diventino più sostenibili e resilienti.
Per ricevere il sostegno a titolo del dispositivo per la ripresa e la resilienza, gli Stati membri devono preparare piani nazionali per la ripresa e la resilienza che definiscano il programma di riforme e investimenti fino al 2026.
Come si vede, dal punto di vista globale e degli investimenti sui quali saranno coinvolti tutti gli stati membri dell’Unione Europea, così come sul piano della allocazione degli investimenti, sembra esservi una vera e propria coerenza. Magari dettata dagli stessi avvenimenti.
E sul piano personale? Capita qualcosa di diverso.
La pandemia ha reso ancora più evidente come conti il momento, il negozio che oggi è aperto e domani non sappiamo, il ristorante dove oggi si può condividere un pasto e magari a distanza di qualche giorno non sarà più possibile: pensate che un cliente mi ha detto che in uno degli ultimi weekend di aperture è stato in tre ristoranti diversi con un amico per riprovare i sapori che da tempo non aveva più il piacere di assaporare, tutti insieme, anche rischiando l’indigestione!.
E la scatola di cioccolatini intanto, giorno dopo giorno si esaurisce, mostrando la sua contingenza.
Ebbene, in questa discrasia tra i due piani, quello globale e degli investimenti, e quello personale, si dimentica che gestire questo secondo piano con un Next Generation Plan è addirittura diventato più necessario. Pensare alla generazione che ci sarà dopo di noi non è una delle questioni, è la questione.
Scusate, ci pensa un piano globale, un’agenda europea e invece l’investitore continua a guardare il suo portafoglio come lo scrigno dei tesori da custodire gelosamente per farne il perno della propria realizzazione?
Alcuni esempi?
Un cliente cui avevo manifestato l’importanza di pensare al proprio figlio (unico), studente all’estero, ipotizzando di spostare parte del patrimonio a lui intestato su una polizza con beneficiario il ragazzo, dopo una prima reazione percettiva dell’urgenza, ha rimandato. Perché? Troppo bello il risultato del portafoglio… e poi le polizze costano… Scusi, gli ho detto, ha pensato a quanto le costerebbe in termini successori aver lasciato tutto il patrimonio intestato a lei, senza esonerarne parte di esso, identificando in suo figlio il beneficiario in vita?
Ancora, una cliente che ha da poco perso il marito, con un’unica figlia, erede di un patrimonio immobiliare importante, di fronte alla possibilità di intestare da subito gli immobili proprio alla figlia evitando il cosiddetto “rimbalzo successorio” (in un vecchio articolo del Sole24Ore Massimo Doria della società Kleros spiega bene in cosa consiste), ha esitato a riconoscerne l’importanza, o meglio la necessità .
La risposta che purtroppo continuo a sentire di fronte all’unico piano veramente indispensabile per tutelare la generazione futura, quella dei figli, è questa: ci penseranno loro…
E di fronte a questa risposta la mia reazione continua ad insistere sul vero cambiamento di prospettiva da fare: pensare a quella scatola di cioccolatini non come una minaccia, piuttosto come una vera e grande occasione, quella di considerare quei cioccolatini come episodi importanti, unici, per comprendere la priorità da riconoscere finalmente alla nostra Next Generation, perché… non sai mai quello che ti capita…
Alla prossima!