Oggi vi propongo la lettura di tre articoli apparsi tra la metà di agosto e il primo settembre. Così andiamo dritti al punto. Più o meno…. Perché, se si leggono le note di osservazione di Blackrock pubblicate lo scorso 16 agosto e le notizie apparse venerdì 1 settembre sul mercato americano, non meno che il commento che subito ne è derivato a firma di Antonio Tognoli, il “punto” sfugge. Si perde. O meglio sembra essere ridotto alla domanda: è arrivato il momento di investire? Oppure, più in generale: quando è meglio investire?
Per Blackrock occorre essere molto selettivi nella scelta delle azioni, in un contesto sempre più correttivo rispetto agli utili delle aziende: il dato degli occupati in America è salito più del previsto, con un tasso di disoccupazione in aumento; Tognoli ne deduce che a questo punto sia opportuno preparare una sorta di “lista” della spesa di titoli, piuttosto che sbilanciarsi in acquisti incondizionati. Insomma. Ancora una volta si dovrebbe stare a guardare invece di “entrare”, perché il momento per entrare non lo si vede ancora, o non lo si vede più, o forse lo si vedrà a breve.
Nessuno ha la sfera di cristallo
Mi viene in mente un commento intelligente lasciato su un mio post sulla Cina. Nessuno ha la sfera di cristallo, e fare previsioni diventa sempre più complesso (oltre a non essere materia per consulenti finanziari). Quindi mi sono sbilanciata su un giudizio che intendo proporre anche qui, in risposta ai tre articoli, proponendo una domanda diversa: non “quando” è meglio entrare sul mercato azionario (perché su questa tipologia di investimento il “quando” è sempre meno il punto, e ancor meno lo sarà, per il carattere di contingenza e di imprevedibilità del mercato finanziario degli ultimi anni).
Piuttosto, la domanda vera è e sempre più sarà “come”. Come continuare a stare nell’azionario. Che vi propongo di tradurre con l’acronimo CoCoSA: COme COntinuare a Stare nell’Azionario. Co… Co… Sa???? Cosa sto dicendo? Spiego. Da sempre l’efficacia dei gestori di patrimoni, e quindi di tutta la consulenza finanziaria come proposta di servizio, è stata riposta nella capacità, nella competenza e nell’esperienza di decidere cosa fare e soprattutto “quando”. Io propongo invece un altro punto di vista: non occorre rileggere Blackrock che consiglia di essere selettivi nella scelta di “quali titoli” acquistare, a motivo di una previsione non troppo “rosea” sugli utili delle aziende: non serve, perché questo è stato sempre messo a tema a ridosso di prezzi gonfiati rispetto agli utili, a fronte dei quali vi è appena stata una correzione. Come ad agosto. Dopo una stagione davvero lunga, durata ben sette mesi, da fine luglio in avanti si è visto un agosto correttivo, che ha ridimensionato.
La vera domanda sull’azionario
Ecco fatto, dunque. Se prima si era rialzisti, collegando il miglioramento dell’inflazione al miglioramento delle prospettive della finanza tutta, dopo agosto non si può più esserlo, e si ricomincia a parlare di tori e e di orsi e se sia il momento per comprare azionario. Come se questa fosse la domanda corretta. Ma se non lo è, come ho evidenziato poc’anzi, neppure il punto dietro l’asset azionario sarà l’analisi tecnica e la competenza nel collegare la previsione di utili di un contesto di aziende al rialzo dei prezzi delle stesse.
Prova ne sia che, banalmente, i prezzi si sono gonfiati ancora una volta ancor prima di sapere e dimostrare utili coerenti (il rapporto prezzo/utili a termine a 12 mesi dell’S&P 500 è salito da 16,8x della fine del 2022 a 19,7x alla fine di luglio, attestandosi ben al di sopra della sua media ventennale pari a 15,7x, come sottolinea la nota Investing di cui sopra), sui quali ora c’è una previsione meno rosea. Prova ne è che la correzione del contesto azionario in agosto è derivata anche (e non è poco) dalle notizie non confortanti sulla Cina da cui tutto il mercato finanziario ed economico dipende. Quindi, ancora una volta, addio capacità di previsione e addio analisi tecnica…
Ma allora, se la domanda vera è Co.Co.Sa., questo dipende dal fatto che il punto non è mai una capacità di previsione, quanto piuttosto il riconoscimento della natura dell’investimento azionario. Che richiede che si metta a rischio il capitale, puntando a un premio per il rischio che si corre. Ora, detto così potrebbe essere solo questione di mettersi tra coloro che scelgono questo genere di investimento a priori, che si sentono di farlo allontanandosi, del tutto o in parte, da quanti invece lo rifuggono per le stesse ragioni. Peccato che, anche per costoro, i cosiddetti azionisti convinti, la questione sia tutt’altro che semplice, o meglio sia sempre meno semplice.
Azionario: una questione di metodo
Anche per costoro infatti non è più così immediato fare la scelta dell’azionario: anche per loro, infatti, la questione si è sempre più spostata dalla scelta del momento (quando) al Co.Co.Sa (come). Anche perché per questo genere di investimento solo del “come” bisogna parlare in consulenza. Passando da una scelta di Asset a una scelta di Metodo. Ecco perché mi sento di dissentire da Tognoli, che vorrebbe si tenesse pronta una “lista della spesa” attendendo il momento per entrarvi. Non è il momentum il punto, ma il metodo, e l’unico metodo per seguire il mercato e continuare a stare nell’azionario c’è, e si chiama PAC. Da sempre visto come il metodo per “iniziare” a comprare azionario, attutendo il rischio che questo investimento comporta. Forse da ripensare, ancora una volta, come la vera risposta alla nostra domanda Co.Co.Sa., perché permette di “continuare” a stare sull’azionario, senza caricarsi totalmente di “quel” rischio che questo genere di investimento comporta.
Se volete parlarne – piccoli, medi, grandi investitori che siate – io ci sono e vi aspetto. Sempre.
Alla prossima!