Zona Franca oggi incontra Angelo Prataviera, Partner, Cryptocurrencies Specialist e Investment & Asset Manager presso LMP- Finance SA, società di Wealth Management con sede in Svizzera, fondata nel 2001 con lo scopo di elaborare e di implementare le migliori soluzioni di investimento, studiate per le esigenze di ogni singolo cliente.
Quando pensa all’investitore e al mercato che sta per mutare, come vede l’asset delle cripto valute?
È interessante osservare come ormai sia ampiamente accettato parlare di cripto valute intese come “asset class”.
Solo qualche anno fa pochi credevano che sarebbero state un giorno sdoganate e accettate come una potenziale asset class da affiancarsi alle esistenti e tale da diversificare il portafoglio d’investimento. Eppure, oggi siamo in questa condizione.
Certo non sono asset sui quali inserire ampie fette di patrimonio vista la volatilità a tratti elevata. Ma siamo di fronte a un nuovo paradigma sotto diversi aspetti.
Ad esempio, possiamo osservare cadute del 70% e più dal massimo per poi vedere un recupero dei prezzi totale nell’arco di due-tre anni, e assistere poi a nuovi impetuosi massimi storici. Quindi, perché un portafoglio d’investimento non dovrebbe, in prospettiva e nelle giuste misure, detenere Bitcoin e cripto valute in generale?
Come pensa che potrebbe mutare il mercato delle cripto nei prossimi anni?
Recentemente siamo arrivati all’adozione di Bitcoin come moneta avente corso legale da parte di El Salvador. A Cuba la banca centrale svilupperà una serie di regole per le cripto valute e definirà come concedere licenza d’uso ai fornitori di servizi correlati nel mercato cubano.
Ucraina, Panama e altri stati seguiranno questa “traiettoria”. Stiamo assistendo a un evento di portata storica, un nuovo approccio al denaro. Abbiamo poi dei futures su prezzi di Bitcoin e su Ethereum, che tra l’altro hanno visto aumentare i volumi trattati. Esistono società quotate in borsa negli Stati Uniti che stanno iniziando a incamerare riserve di Bitcoin nei bilanci. Esistono società di mining di Bitcoin.
Il Bitcoin (e tutto il mondo cripto), piaccia o no, sta diventando un punto di riferimento, come fosse un potenziale asset di riserva digitale del mondo. Ultimo a mandare segnali in tal senso è stato il Bloomberg crypto outlook… scusate se è poco. Questo non significa che il percorso del Bitcoin sarà lineare. Anzi, aspettiamoci rovesci anche intensi; l’importante è che il suo trend di lungo periodo non venga intaccato, questa è la scommessa.
Come vede l’approccio delle Banche Centrali rispetto alle monete virtuali?
È ragionevole supporre che sia stata la sempre maggiore diffusione delle cripto valute a generare interesse in tal senso anche da parte delle banche centrali. Il percorso intrapreso le porterà con buona probabilità a creare una loro moneta digitale.
Su questa strada appaiono molto determinate la banca centrale Cinese e quella Europea. Ma perché una banca centrale ricorre a una moneta digitale? Ovviamente siamo nel campo delle opinioni, ma io mi sono fatto un’idea.
Innanzitutto, una moneta digitale normalmente non si detiene in banca. Oggi i trasferimenti elettronici di denaro sono possibili perché esiste un conto bancario con del denaro depositato.
Ma una valuta digitale non necessita di questo: basta in linea di principio un wallet privato, accessibile anche dal cellulare. A causa di ciò la banca potrebbe vedersi anche sottratta una parte cospicua dei patrimoni. Cosa capiterà ai suoi “ratings”? Chiunque, anche senza un deposito bancario, potrà disporre di denaro digitale.
La sicurezza complessiva aumenterà, dato che un eventuale fallimento bancario non vedrà i cittadini che detengono denaro digitale esposti a tale rischio.
Inoltre, ogni trasferimento di denaro digitale potrà essere effettuato senza costi e senza problemi di liquidità, dato che questa verrà garantita dalla banca centrale, che ovviamente può produrre quanto denaro vuole. Rimane il problema dell’accesso e detenzione personale di denaro digitale.
Gli accessi ai wallet richiedono la conservazione di chiavi che, se smarrite, non permettono facilmente il recupero del bene.
Infine, anche il problema della fruibilità e gestione del bene digitale non è argomento secondario.
Cripto-regolamentazione e mercati in rialzo dei tassi. Come guarda a questi temi?
Gli aspetti più “intriganti” relativi a una moneta digitale emessa da una banca centrale stanno a mio parere su tutt’altro fronte. Anzitutto la creazione di una moneta digitale presuppone che il controllo della banca centrale sulla moneta emessa e circolante diventi pressoché totale.
Per essere pratici, un pagamento in denaro tra due soggetti non potrà più essere effettuato in contanti: dalla spesa al supermercato, al pieno di carburante. Questo perché la banca centrale avrebbe tutto l’interesse a ritirare il denaro dalla circolazione una volta emessa la valuta digitale.
È possibile ipotizzare un periodo nel quale le due monete possano coesistere, giusto il tempo di rodare il nuovo sistema, poi ogni flusso finanziario verrà tracciato, non sfuggirà più nessuno.
E qui sta il punto più delicato: una moneta digitale, se non fosse anonima, solleverebbe problemi sociali, politici e legali, e si scontrerebbe con le normative antiriciclaggio. Senza anonimato, la sottrazione del contante circolante in linea di principio darebbe un duro colpo ai capitali nascosti e all’evasione finanziaria; al tempo stesso, però, non si avrebbe più nella società quel denaro contante che garantisce privacy e anonimato. Decisamente una rivoluzione.
Non solo. Il potere nelle mani della banca centrale diventerebbe senza precedenti: ad esempio potrebbe imporre tassi negativi nominali a tutto il denaro digitale, i depositi avrebbero rendimento negativo e non ci si potrebbe più difendere prelevando contante, perché il contante non ci sarà più.
Una sorta di patrimoniale per tutti i risparmiatori. Svalutando il denaro, verrebbero colpiti debiti e crediti in egual modo, perché tutti nella stessa moneta digitale. Questo danneggerà la ricchezza finanziaria (e quindi chi la detiene) e potrebbe avvantaggiare chi ha debiti, dato che verrà intaccato il valore reale del denaro. Ma molto dipenderà dalla politica monetaria che la banca centrale applicherà nel suo complesso.
Infine, ma non meno importante, parliamo di Cripto valute e privacy.
È lecito domandarsi: cosa vieterà che il nostro nominativo venga, attraverso dei data center, abbinato alla moneta digitale che usiamo?
Ci sarà una sorta di “grande fratello” che registrerà ogni nostra scelta e uso del denaro? Avremo imposto l’uso di una moneta digitale dando in cambio l’inestimabile tesoro costituito dai nostri dati? Che uso ne verrà fatto? Da parte di chi? Chi vigilerà?
Volendo andare oltre: se l’uso del denaro digitale è possibile solo attraverso l’identificazione di chi lo utilizza, perché questo è il vero nocciolo della questione, cosa vieta che per un qualsivoglia motivo l’autorità decida di impedire che un soggetto usi denaro dall’oggi al domani? Buona cosa per contrastare la criminalità, ad esempio, ma chi garantisce che non si usi questa logica in modo improprio?
Il potere di chi ha il controllo della moneta emessa e della sua circolazione diverrebbe totalizzante.
Sono argomenti vasti su cui è indispensabile riflettere, al fine di comprenderne tutti i possibili aspetti positivi e negativi, perché in futuro non ci siano abusi.
Ognuno di noi dovrebbe essere informato di questi potenziali risvolti, e la creazione della nuova moneta digitale deve essere confinata in limiti accettabili che non permettano derive totalitarie da parte dei governanti.
Perché se a un certo punto, in seguito a un progresso tecnologico importante, si possono fare cose nuove non necessariamente tutte valide e lecite, la tentazione di abusarne è sempre presente. Difficile, in questo caso, immaginarne le conseguenze.