Chi è l’investitore che potrebbe essere interessato a questa forma di investimento?
Il target ideale è un soggetto interessato a un investimento in economia reale, che sceglie direttamente i target specifici di investimento e punta a conseguire potenziali marginalità superiori rispetto ad altre opportunità di investimento.
In proposito, è decisamente crescente il disinteresse, se non l’avversione, degli investitori rispetto ai titoli cosiddetti “sintetici”, costruiti a tavolino, molto difficili da comprendere, basati su marginalità tipicamente finanziarie, che non consentono di capire chiaramente in che modo l’investimento possa sostenere il tessuto imprenditoriale e la produzione di beni o servizi concreti.
Oggi l’investitore ha una coscienza sociale ed è interessato a conoscere l’impatto che il suo denaro avrà sul tessuto economico.
Addirittura vuole poter scegliere, in un determinato comparto commerciale o industriale, quale specifica azienda sostenere, sposandone la visione e condividendone le sorti con un approccio che presenta un non trascurabile componente di engagement.
L’attuale, persistente crisi dei rendimenti, inoltre, con un costo pressoché immutato del risparmio gestito, induce chi ha portafogli consistenti a cercare una differenziazione e un extra-rendimento che gli strumenti tradizionali di investimento non riescono a offrire.
L’investimento in equity potrebbe realizzare multipli e quello in lending, con un rischio più limitato, procurare comunque ritorni vicini alla doppia cifra.
Occorre tenere sempre ben presente, tuttavia, il rischio endemico dell’investimento in economia reale, generalmente in società che si trovano in una fase non ancora matura del loro ciclo di sviluppo, se non addirittura in fase di start-up. Occorre considerare la scarsità di elementi informativi e molto spesso la ridotta trasparenza della documentazione, ove manchino bilanci certificati o report di due diligence approfonditi.
Infine, occorre considerare che gli investimenti in economia reale sono illiquidi: non è sostanzialmente possibile cederli a terzi smobilizzando quanto investito al medesimo valore, trattandosi di strumenti e prodotti finanziari non quotati su un mercato regolamentato o su una piattaforma multilaterale di negoziazione.
Trattandosi di finanza alternativa, quali sono le prerogative patrimoniali che deve avere l’investitore che vuole immettersi in questo nuovo mercato?
Vista l’elevata rischiosità dell’investimento in economia reale, l’investitore tipo deve avere una consistenza patrimoniale adeguata al rischio affrontato, con la consapevolezza che potrebbe perdere l’intero investimento.
È consigliabile destinare a investimenti così rischiosi solo una piccola parte delle proprie disponibilità, considerando per giunta che per tutta la durata prevista dal piano dette risorse resteranno con tutta probabilità indisponibili.
Entrare in un mercato alternativo costituito dall’investimento in aziende che hanno bisogno di risorse per crescere non rischia di essere percepito come troppo aleatorio, quasi si giocasse a dadi? E quale è il premio offerto per il rischio che si corre?
La componente di rischio è innegabile, ma spesso viene un po’ troppo demonizzata.
Non vedo mai puntare il dito nei confronti dei circa 7 miliardi spesi annualmente nel gioco del Lotto o nelle decine di miliardi buttate annualmente dalle famiglie italiane nel betting gestito dallo Stato (lotterie, gratta e vinci ecc.), senza entrare nei numeri altrettanto spaventosi del betting privato in concessione.
Il mercato della finanza alternativa è senza dubbio rischioso, ha profili di gamification, ma ha anche una struttura molto lontana dal betting, atteso che le decisioni si basano spesso su analisi documentate e scelte consapevoli.
Tuttavia, la differenza più grande è che il gioco d’azzardo non crea valore se non per chi tiene il banco, mentre l’investimento in economia reale crea valore per il Paese, posti di lavoro, benessere.
Per chi vince il premio è un buon ritorno economico sull’investimento, mentre a chi perde resta la soddisfazione di aver comunque contributo allo sviluppo della nostra economia.
Alla prossima!