Che analisi, o pre analisi, deve fare un’azienda per lanciarsi nel mondo del crowdfunding?
In primo luogo la società deve verificare se una raccolta di capitale di rischio è compatibile con la propria struttura societaria, partecipativa e finanziaria, con le aspettative degli stakeholder e con le prospettive del mercato. Questo in genere si fa mediante una fase valutativa, che analizza gli effetti diluitivi dell’aumento di capitale e quindi la disponibilità dei soci per questa forma di finanziamento.
In secondo luogo occorre analizzare e progettare la governance a valle dell’aumento del capitale, perseguendo una soluzione di equilibrio tra esigenze di verifica e controllo del rischio, tipiche degli investitori, e le esigenze di definizione strategica e gestione tipiche dei fondatori e del management.
Quali sono i documenti fondamentali da avere e da produrre?
È indispensabile disporre di un business plan, eventualmente in forma sintetica (c.d. pitch); lo strumento digitale richiede una breve presentazione aziendale in video, per attivare logiche di engagement. Trattandosi di un argomento delicato e spesso spinoso, è utile avere un documento di valutazione che spieghi le logiche per la determinazione dei valori richiesti.
Dal punto di vista societario è necessario fornire una copia aggiornata dello statuto sociale, che riporti anche alcune clausole a protezione degli investitori, la cui introduzione è obbligatoria; è altresì necessaria la delibera di aumento di capitale e la Visura del Registro delle Imprese dalla quale risulti l’assetto societario. Infine occorre il cosiddetto “documento informativo”, una forma sintetica del Prospetto, che contenga alcuni dati essenziali sulla società, sull’operazione di investimento proposta, sui rischi e le protezioni per gli investitori al dettaglio.
A quali professionisti è meglio rivolgersi e quali sono i costi di un’operazione di crowdfunding?
Non si può prescindere dal gestore della piattaforma, un soggetto vigilato dall’autorità finanziaria che, istituzionalmente, raccoglie gli ordini di investimento. Poi è necessario un legale specializzato per strutturare i profili corporate e finanziari dell’operazione, e un notaio per la delibera straordinaria dell’assemblea dell’offerente. Infine, per le raccolte più grandi o complesse stiamo introducendo delle competenze di advisory finanziaria, per supportare l’offerente nella strategia finanziaria complessiva.
Quest’ultimo servizio, nel quale abbiamo sviluppato una forte expertise, è poco diffuso, trattandosi di attività piuttosto complessa, generalmente legata a soglie remunerative non sempre compatibili con le campagne di crowdfunding. Infine è necessario un piano di marketing con i relativi mezzi per comunicare adeguatamente l’operazione.
A livello di costi, in genere una quotazione in Borsa costa circa il 15% della raccolta, con una soglia minima che rende incoerenti raccolte in IPO inferiori ai 2/3 milioni di euro. Per una campagna di crowdfunding, i costi percentuali sono un po’ più bassi e la soglia di convenienza si abbassa a circa 200.000 euro.
Alla prossima!