Sono una consulente finanziaria. E lei potrebbe rispondermi: ma cosa c’entra? Giusta domanda. Intervistato su IlSole24 ore, presidente, ha fatto una dichiarazione molto severa: siamo più forti di un anno fa. Ed ecco perché le scrivo.
Come è cambiato il mondo finanziario da un anno a questa parte, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina? Lei potrebbe dirmi: ma che mi importa? Io ho visto ben altro: la sofferenza della gente che continua a esserci, dato che il conflitto insiste.
Non possiamo fare previsioni
Io non posso parlare di questo ai clienti che vengono a chiedermi consigli sul portafoglio. Anche perché sarei banale. E, aggiungo, non è richiesto, a noi consulenti finanziari, fare previsioni sul mercato, tantomeno sarebbe ammesso ipotizzare come potrebbe evolversi questa drammatica situazione. Piuttosto la nostra condizione, nella consulenza finanziaria intendo, è accettare lo stato delle cose.
Ma io mi chiedo. Siamo davvero più forti, come ha detto lei parlando del suo popolo? Insomma: nella nostra professione, di significato davvero limitato rispetto al compito che lei svolge per il suo popolo, noi consulenti finanziari, costretti ad accettare lo stato delle cose e a non poter fare previsioni, siamo più forti? Io dico e oso dire, anche io come lei, sì. È una forza che non ha niente a che fare con la resistenza di cui porta il peso doloroso la sua gente. Ma è in qualche modo una forza. Che rischia anche di creare una distanza, lo riconosco, rispetto a quanti non hanno fatto la mia scelta professionale.
Siamo più forti di un anno fa?
Quello che faceva un tempo il consulente finanziario, nella sua veste originaria, era promuovere (tradotto: vendere). Poi la nostra professione si è evoluta e trasformata, acquisendo l’etichetta della consulenza. E questa ha avuto nel tempo l’ambizione di riguardare tutti gli aspetti della vita del cliente, fino anche alla successione.
Poi è scoppiata la guerra, e la forza di cui lei parla è diventata una sfida. Chi oggi può dire “come è difficile stare su questo mercato finanziario!” senza avere nella coda dell’occhio cosa è veramente una cosa difficile che non trova soluzioni?
Il paragone per eccellenza, in senso drammatico, è diventato quello con il suo mondo e con cosa è successo nel suo Paese. È cambiato, penso irreversibilmente, il criterio con cui si definiscono difficili le cose o irrisolvibili le situazioni.
Ecco, questo cambiamento penso sia avvenuto nel nostro lavoro. Dopo un anno. Rendendoci in qualche modo più forti. Perché oggi chi fa il mio lavoro non può dire che il punto è proporre qualcosa, piazzare un prodotto. Oggi più che mai, il nostro lavoro è capire cosa sta capitando e accettare sempre di più una complessità che non è solo quella del cliente che si ha di fronte, ma anche quella della realtà.
Dobbiamo fare un passo
Mi sento molto in difficoltà oggi, nell’anniversario della guerra in Ucraina, che davvero ha toccato tutti e ha cambiato la vita di tutti, a pensare al mio lavoro. Che rispetto al compito che lei svolge per il suo paese è davvero poca cosa. Tuttavia non posso fare a meno di pensare che, in fondo, quello che è successo costringe anche noi consulenti finanziari a fare un passo.
Il passo che penso riguardi chi fa la mia professione – questo è il mio punto di vista – è quello di cambiare lo sguardo. In un mondo in cui le previsioni, se mai potevano avere un peso un tempo, hanno perso il loro potere a causa della assoluta predominanza della aleatorietà e incontrollabilità del sistema economico sociale, e di conseguenza finanziario; in un mondo così stravolto, come dobbiamo e possiamo comportarci noi nel pur piccolo compito rispetto al suo?
Io penso che sia arrivato davvero il momento, guardando a quell’evento di cui lei è protagonista, di essere sempre più responsabili nello svolgere la professione della consulenza finanziaria. Cioè di essere più seri rispetto allo scopo per cui abbiamo scelto di svolgere la professione del consulente finanziario. Aumentando le competenze, senza mai pensare di aver capito. Scartando subito le soluzioni che non fanno l’interesse del cliente (e quest’ultima strada è tutt’altro che scontata).
Più seri nel nostro compito
Difficile? Detto a lei, davvero no. Perché ormai siamo entrati in un paragone storico non più rinunciabile, con cosa è veramente difficile, la guerra di cui lei è protagonista, perché la vive tutti i giorni. Perché non è possibile fare paragoni, e recentemente ho sentito dire da una donna ucraina a me molto vicina: «No, tu non puoi immaginare». Ma se non posso immaginare né paragonare le difficoltà, le nuove difficoltà della mia professione in un situazione sempre più complessa, posso cercare, io per prima, di capire che la difficoltà sta da un’altra parte. E cercare, giorno dopo giorno, di essere più vera nel mio lavoro, e più consapevole della serietà con cui devo svolgere il mio compito, davvero piccolo rispetto al suo, presidente, ma non per questo da sottovalutare nel significato che deve portare a tutte le persone che da un giorno all’altro si rischia sempre di trattare solo come… clienti.
Maria Anna Pinturo
Wealth Planner