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E ora torniamo alla normalità: la promessa di Mario Draghi

La normalità finanziaria, ancorata alla normalità della vita di tutti i giorni. Quella stessa che è stata sconvolta, e che ha portato gli investitori a fare scelte stravaganti

Febbraio 15, 2021
mario draghi
Tempo di lettura stimato: 4 minuti

Ho aspettato a scrivere su questo che ha tutti i connotati di un vero avvenimento. Storico.

Ho aspettato, restando in ascolto. Si sapeva che il suo nome sarebbe stato la Soluzione Finale.

E se ne sarebbe parlato tanto. Se ne è già parlato tanto. Ancora prima che tutto sia realmente cambiato. Come nella Borsa. Se ne parla, si vedono gli effetti ancora prima, nell’aspettativa che tutto accada…

Mario Draghi.

Il nome che ha fatto alzare la testa, ulteriormente, all’indice della Borsa italiana, e abbassarla al tanto citato spread.

In fondo Mario Draghi è un uomo. Appunto. Quindi cosa ha fatto ri-nascere? Cosa ha fatto ri-vedere? E soprattutto cosa ha fatto credere possibile?

Pensiamoci. Niente di più che l’amatissima normalità. The Impossible…

Cos’è normale, finanziariamente parlando (mi soffermo su questo)?

Se un Paese è solido ed emette titoli di debito, il rendimento distribuito al sottoscrittore sarà dimensionato e commisurato alla durata del titolo, ma anche all’affidabilità dell’emittente.

E allora: «Lo prendo!», come recita il classico leitmotiv del cliente cassettista, abituato a cercare tranquillità e scadenze certe. E continua: «Non ho bisogno di andare in Germania,  prendo questo, italiano!».

E se voglio guadagnare di più partecipando del rischio? Cambio asset, se me la sento… Acquisto azioni, se sono in grado di scegliere, altrimenti mi affido alla consulenza di un gestore e sottoscrivo strumenti diversificati, in gestione attiva o passiva.

Normale. Cosa non è normale? E cosa è invece diventato la stravagante normalità sul mercato?

maria anna pinturoComprare debito di un Paese – ora usiamo i termini “negativi”, che ci fanno comprendere cosa si nasconde dietro un titolo obbligazionario emesso da un Paese, scusate la banalità – temendone il fallimento. In questo caso, ci si abitua a fare un ragionamento diverso, e si è stati costretti a farlo negli anni: perché comprare obbligazioni? Se devo rischiare, rischiare tanto, compro azioni e partecipo delle opportunità che mi offre il mercato delle aziende, dell’economia reale. Almeno so quello che sto comprando.

Perché andare su obbligazioni “compromesse”, che hanno perso la forma di asset capaci di restituire l’investimento iniziale, o almeno l’hanno potenzialmente messa in discussione?

Se rendono molto, moltissimo (spread impazzito), c’è qualcosa che non va, c’è un rischio di non rimborso, di non ritorno dell’investimento iniziale. In un contesto come questo, tutto è rischioso, e non esiste più la differenza tra obbligazione (precisazione importante, governativa) e azione.

Se ne è persa la traccia (ne ho scritto in Mai dire Obblig-AZIONE!). E il mondo dell’investimento si trasforma nell’indistinto mondo dell’alto rendimento con tutte le sue conseguenze… sul capitale.

Questo non è normale. E questo ha portato l’investitore a travisare l’utilizzo delle obbligazioni e a non riuscire più a vedere neppure nei “nostri” titoli di Stato, il quasi “sotto il materasso” dei risparmi, poco rendimento ma tanta sicurezza.

Chi ha più visto negli ultimi anni (in realtà non sono così pochi dall’estate 2011…), dalla rinomata esplosione dello spread, la normalità della classica decorrelazione tra titolo governativo (italiano) e azione?

Si è persa totalmente questa normalità e i BTP sono diventati uno tra gli strumenti  per speculare, per guadagnare – in alcuni momenti a livelli insperati – sul mercato.

Al punto che quando se ne parla con i clienti, quelli con esperienza, nati in un contesto tradizionale che li vedeva fidelizzati al titolo sicuro e mai chiacchierato per decenni, quelli stessi clienti “rieducati” da questo panorama anomalo, non normale, li decantano come i titoli che li hanno fatti guadagnare di più negli ultimi anni.

E proprio in questo fondamentale travisamento del chiacchierato BTP, questi stessi clienti (come non capirli) faticano ad acquistare i veri asset rischiosi, quelli che il rischio lo comportano per natura, in quanto titoli di partecipazione al capitale di aziende.

Chi di noi consulenti non ha clienti così, definiti nella loro mentalità da un BTP trasformatosi in titolo altamente speculativo e perciò stesso remunerativo, senza essere costretti a fare riflessioni troppo complesse per andare ad acquistare fondi, ETF o altro ancora?

Il travisamento che oggi, proprio quando si intravede la possibile normalità finanziaria, impedisce ai “male abituati investitori” di liberarsi dei fantomatici titoli acquistati nel momento della loro trasformazione in titoli quasi azionari, per consolidarne i guadagni e finalmente apprezzare la natura di altre tipologie di asset finanziari di fatto più coerenti con il nome che portano.

La possibile normalità finanziaria dell’oggi: ecco quanto sta rendendo credibile l’avvento dell’uomo Mario Draghi.

Potremmo quasi vederne l’annuncio: è previsto il ritorno alla normalità. Risultato: spread ai minimi storici.

Memoria di quando lo spread non era neppure un tema, prima della crisi del 2008, e di quando nel marzo del 2015 tutto ricominciò ad andare per il “verso giusto”.  Verso giusto, asset corretto, normalità finanziaria… la stessa che a questo punto ci costringe, nel nostro difficile lavoro di consulenti finanziari, a dover fare un nuovo, ulteriore (quante sfide abbiamo intrapreso dalla pandemia??) e benvenuto processo di ri-orientamento con l’investitore proprio sugli amatissimi titoli di Stato italiani.

La vera domanda oggi è: perché  investire nei titoli di Stato se a dieci anni il rendimento è inferiore allo 0,50%?

Tutti d’accordo. Non rendono più nulla. Ma questo dovrebbe essere il vero e unico motivo per inserirli nel portafoglio, nel portafoglio adeguato, decorrelando la componente azionaria con strumenti in grado di “conservare” il capitale e moderare il rischio. Con rendimento risibile, perché in questi strumenti non è il rendimento il vero obiettivo di portafoglio, ma solo la moderazione della volatilità.

E invece da questo ragionamento “normale” l’investitore si è davvero allontanato. E qui sta il lavoro della consulenza. Il lavoro, durissimo, di convincere il cliente a tornare a pensare a questa tipologia di asset correttamente.

È davvero comprensibile la difficoltà dell’investitore a tornare a pensare alla normalità finanziaria.

Perché al fondo di questa normalità, di secondo livello potremmo dire, quella che dovrebbe portare alla corretta integrazione tra asset rischioso e asset non rischioso, tra asset capace di portare guadagni anche elevati, e asset orientato solo alla conservazione del capitale e alla moderazione della volatilità del portafoglio, in fondo ci deve essere la normalità della realtà, quella di primo livello.

Quella normalità che sola può far tornare l’investitore a credere che i titoli di Stato italiani siano titoli di un debito sostenibile, oserei dire risolvibile, che dietro di essi vi siano investimenti e non solo compensazioni di spese già effettuate, che dietro di essi vi siano progetti credibili, degni di un debitore affidabile. E di questo, proprio di questo l’uomo Mario Draghi può essere il vero autore.

Senza, il lato positivo della realtà potrà essere sempre e solo parziale, finanziario, e dunque non persuasivo fino in fondo.

Alla prossima!

 

 

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Maria Anna Pinturo

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A dieci giorni esatti dalla scomparsa di Silvio Be A dieci giorni esatti dalla scomparsa di Silvio Berlusconi, si parla ancora di grandi patrimoni e di grandi eredità. Ho trovato molto interessante il libro “Il Futuro Erede“ di emanuele.sacerdote 
Secondo l’autore non si ereditano solo beni tangibili, ma anche, e soprattutto, la visione e le intenzioni di chi ha generato quel patrimonio. E che sono indispensabili per comprendere l’eredità di chi viene a mancare, tanto più se si tratta di imprenditori fondatori di grandi aziende.
Eppure non capita spesso, in consulenza finanziaria, di riuscire a sensibilizzare un imprenditore sul rischio di una improvvisa assenza di chi ha portato la visione, l’eredità che non ha prezzo. Ci si concentra sul patrimonio tangibile, i soldi, gli immobili. Non su come prepararsi al "dopo", alla mancanza della figura chiave, senza la quale l'azienda potrebbe andare in crisi.
🎯 E tu, imprenditore, hai mai parlato di questo con il tuo consulente finanziario? Se vuoi io ci sono anche per questo. E ti aspetto. Sempre.
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Si discute molto in questi giorni della facilità Si discute molto in questi giorni della facilità con cui tanti giovani fanno i soldi su @youtube, soprattutto dopo la tragedia di Roma del piccolo Manuel.
Infatti, alla base di queste sfide a caccia di like c'è anche un problema di guadagni molto, troppo facili.
Ragazzi, se volete risparmiare e costruirvi un futuro un modo sano, equo e sostenibile esiste. Lo spunto per iniziare lo trovate in questo video.
#youtubers #risparmio #giovani #manuel
Scommettiamo che non sapete tutto sui PAC? Dopo l Scommettiamo che non sapete tutto sui PAC?
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Sapevate che dall'anno prossimo l'educazione finan Sapevate che dall'anno prossimo l'educazione finanziaria dovrà entrare nelle scuole come parte dell'educazione civica?
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Tutto bene? Non è detto.
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Se volete parlarne, io ci sono e vi aspetto. Sempre!
Uno sguardo oltre. Addio al Silvio Berlusconi gran Uno sguardo oltre. Addio al Silvio Berlusconi grande innovatore anche del sistema bancario, oltre che di quello imprenditoriale. 
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