Sbagliate se pensate che io sia una persona che gioisce dei mali italiani, o meglio, delle brutte esperienze.
Perché Saipem è davvero una brutta sorpresa. Non si può dire altro. I motivi? Scrivono tecnicamente sul Sole24Ore che Saipem:
ha scontato il nuovo ritiro della guidance da parte della società e le prospettive sempre più concrete di un rafforzamento del capitale.
Tradotto da Milano Finanza, significa questo:
La società, controllata da Eni e dalla Cassa depositi e prestiti, ieri ha ritirato l’outlook annunciato a ottobre e previsto perdite nel 2021 superiori a un terzo del capitale (art. 2446), che ammontava a 2,2 miliardi di euro. A sua volta, questo potrebbe innescare un rimborso accelerato di alcuni prestiti in essere.
Cattivo esempio, direi, distintosi per ingrato merito in una platea di titoli che invece in questi ultimi due giorni hanno fatto la differenza in un mese che si è invece per lo più configurato come un’altalena di storni, seppure con tematiche alla fine vincenti come quelle rappresentate dai titoli energetici, dalle banche e dalle assicurazioni.
Quello che mi colpisce è che, al di là di un impatto puramente borsistico, che comunque ha fatto pensare (chissà quando) a una possibile, prossima occasione di profitto per gli investitori (qualora riescano, e qui li voglio, a identificare quando sia meglio entrare per scommetterci – oggi magari ancora no), il vero messaggio forte e chiaro è che occorre mettersi nell’ottica che i padri forse non avevano poi così ragione a comprare quelle azioni lì, e solo quelle, e che occorrerebbe talvolta pensare che proprio “quelle lì” oggi potrebbero essere diverse da un tempo e costrette a speculare anch’esse, forse per un cambiamento sempre più evidente.
Ed evidente al punto da poter destare sospetti sull’antica e sempiterna solidità. Della serie: lasciate ogni speranza o voi che entrate, ovvero rientrate, in un’azienda iper tradizionale? O ancora, dissuadetevi dal tenere nei portafogli anche azioni di quel mondo ritenuto inossidabile, su cui nessuno ha osato mai sollevare dubbi sulla perseveranza dei profitti, sulla resilienza. Perché se così fosse, forse anche l’invitata a Sanremo, la controllante Miss Eni, potrebbe cadere in questo inghippo?
Chissà. Certo è che lei, l’azienda del cane a sei zampe, è lo sponsor, ripeto, lo sponsor di Sanremo e guarda caso si presenta come molto verde.
Ma è green davvero, o è il caso di pensare a lei come una splendida greenwashed, per spostare l’attenzione degli investitori sul suo abito onorevole di paladina della sostenibilità?
Spettacolare, direi, come i fatti siano purtroppo molto vicini, ahimè anche vicini nel tempo. Saipem -30% per profit warning, e Miss Eni a Sanremo, che inizia il giorno dopo.
Mah. Meno male che sul palco è arrivato Fiorello, protagonista dell’ennesimo trionfo all’Ariston. Quale sarà il nuovo colpo di scena?
Vedremo…
Alla prossima!