Siamo in primavera inoltrata e il caldo sta arrivando. Si ha voglia di rimanere fuori casa fino a tardi e si ha più sete. Ma cosa c’entra con quanto sta accadendo sul mercato dei prezzi di certe categorie di titoli che occorre seguire, scegliere e pesare nel portafoglio, sempre che si intenda investire seguendo quel che accade veramente e non cosa potrebbe accadere in futuro?
Seguitemi. Se vogliamo mettere sul tavolo questioni che sembrerebbero non c’entrare con una attenta osservazione del mercato dei prezzi di Borsa, dobbiamo essere un po’ tranchant rispetto a tematiche da “ideologia dell’investimento”, messe al centro di alcune tavole rotonde al prossimo Salone del Risparmio. In particolare, una conferenza ha questo titolo: “Il Risparmio alla prova dei nuovi rischi geopolitici: vincere la tentazione dei Btp con investimenti tematici ed Esg”.
I tre ingredienti del toro
Lasciato alle spalle il difficilissimo 2022, dobbiamo considerare che, per partire dal titolo della conferenza (a cui parteciperò), per battere i rischi geopolitici, la situazione del momento, che manca di chiarezza su tempi e modi della sua conclusione, è necessario guardare come stiano andando effettivamente certi titoli sul mercato. Senza ideologie e senza presunzione su come, invece, sarebbe meglio investire, cioè orientati al miglioramento della situazione ambientale e climatica – in una parola, Esg.
Un mercato azionario, per essere rialzista, necessita di tre ingredienti: un’economia in crescita; utili aziendali in rialzo; espansione monetaria delle banche centrali. E in questo momento nessuna di queste tre condizioni necessarie a un nuovo mercato “toro” è soddisfatta.
Sono queste le parole, caustiche ma vere, che ho letto in un pezzo uscito ieri su Il Sole24ore. E questo è già difficile da far comprendere agli investitori, che non possono essere contenti del mancato recupero nei loro portafogli, anche guardando la performance a due anni dell’indice S&P 500 (quello della più grande economia al mondo, come ben sottolinea il Sole). Un indice che si ritrova allo stesso livello di due anni fa, con zero guadagno.
Ma è più difficile far comprendere quanto sarebbe necessario perseverare in una logica di investimento a lunghissimo termine (se non infinito) rimanendo focalizzati su tematiche Esg e megatrend di effetto (si è aggiunta la AI che ormai spopola), anziché su tematiche individuabili più facilmente nell’andamento di titoli che di Esg e di megatrend hanno ben poco.
Non si può non dare retta, continua Il Sole, all’andamento di Pepsi e McDonald’s o di altri titoli del food & beverage, come Monster, Coca Cola e General Mills. E qui mi permetto di aggiungere: si tratta di titoli che raccontano una storia diversa da quella che sarebbe meglio raccontare in consulenza. Certo. Sarebbe bello investire su fondi che hanno come tema il clima, l’ambiente, il rispetto per la diversità e la parità nella società e nelle azienda. Sarebbe bello.
Ma quando si investe, la bellezza va dove i portafogli guadagnano. Non c’è niente da fare. E se devo essere un consulente finanziario, pur avendo una altissima considerazione per gli investimenti sostenibili, devo altresì considerare che il cliente sceglie sempre meno il proprio consulente (altro tema al centro del Salone) o meglio, decide di rimanere con lui o con lei se il portafoglio segue il mercato più che le idee che nel tempo avranno modo di dimostrarsi giuste e corrette.
Un recupero troppo lento
Ultimamente mi sento più realista e senza pregiudizi. Vado sugli effetti, sugli esiti più che sulle teorie. Non sto dicendo che occorre abbandonare gli investimenti ESG. Perché se c’è una verità, una realtà, è sicuramente che il clima è cambiato, l’acqua scarseggia e l’ambiente si sta deteriorando. Sono convinta che il segmento ESG vada tenuto nei portafogli, perché sul lungo termine le idee sottostanti questo genere di investimenti dovranno, per forza di cose, vincere.
Ma con una altrettanto granitica certezza. Che oggi non rendono, non hanno recuperato l’annus horribilis passato, e il ritmo della loro ripresa non può essere portato ad esempio per azioni di recupero ma anche, diciamolo, di un sano ed evidente guadagno, come quello che richiedono gli investitori. Oggi più che mai.
Essere realisti, consulenti finanziari realisti, e non venditori di soluzioni aziendali, vuol dire diversificare il portafoglio dei clienti ricordandosi i tre ingredienti del mercato rialzista: economia in crescita, espansione monetaria e utili aziendali in aumento. E se è così, bisogna anche ammettere che per essere rialzisti nei portafogli, di questi tempi, occorre puntare su titoli e soluzioni di investimento con andamenti che, mi spiace, vanno a favore di temi che di Esg fanno fatica a parlare. Il segmento “junk food”, Coca Cola, Pepsi, McDonald’s (evitiamo di sottolineare quale sviluppo Esg avrebbe fatto questa azienda, per favore) sono regine in quanto parlano di un mercato che va su questi consumi: popolari, accessibili a tutti, quelli che vanno per la maggiore, sebbene discussi dal punto di vista nutrizionale.
Sono consumi su cui si riversa la spesa nei momenti di incertezza, quando non si possono affrontare spese che peserebbero troppo sul portafoglio (in questo caso quello dei conti di casa), e che come tema di investimento sono identificati come “difensivi”.
Le risposte mancate del Salone
Al Salone c’è traccia di questo che, non da questi giorni ma da marzo, sembra essere il vero tema da affrontare per far performare i portafogli? Nei titoli delle conferenze non lo vedo… Forse che la visione da avere per una vera performance sia quella solo a lungo termine? E quindi, in un Salone dedicato al Risparmio, solo di questa si deve parlare?
Ma che senso ha parlare di una visione a lungo termine per gli investimenti, coerente con i temi di investimento ESG, se poi la performance degli investimenti è sempre misurata a breve, se non brevissimo termine, e se è poi questa a misurare la scelta di quale sia il consulente finanziario da preferire?
Se oggi si dovesse fare agli investitori la domanda che si ritrova nei questionari Mifid sugli investimenti ESG – «come reputeresti un investimento che non rispetta i criteri ESG?» – sono convinta che l’ideologia sarebbe vincente. Risponderebbero che sono contrari a tutto ciò che non rispetta ambiente, clima e società.
Ma sono altrettanto convinta che, poi, valutando i conti di casa, nel portafoglio, preferirebbero bibite gassate e junk food, laddove i numeri, nel breve, dimostrassero di fare valore nel portafoglio. E in risposta ai rischi geopolitici di cui tanto si dibatte, anche al Salone del Risparmio, quando il quadro non è chiaro si sta su ciò che difende il portafoglio. Ovvero, non sull’investimento ESG, che parla di costi onerosi e di redemption a lungo termine. Meglio l’oro, sì, ma anche un hamburger e una Pepsi (bella fresca, che si comincia ad avere sete).
Alla prossima!