Non è innanzitutto il mezzo che utilizziamo per comunicare a fare la differenza.
Eppure, questo video di Fabrizio Corona che si cimenta (neanche con grande proprietà di linguaggio) in un consiglio finanziario sembrerebbe suggerire che sia proprio così, data la durata quasi istantanea e soprattutto la quasi totale assenza di contenuto.
Quel quasi in questo secondo caso, tuttavia, va guardato da vicino e approfondito. Perché comunica essenzialmente quello che chi guarda il video in quei pochi istanti vuole sentirsi dire: clicca lì, e guadagni. Quindi, grazie a un mezzo come il video sembra esserci differenza: finalmente un messaggio che in pochi istanti ci dice come fare a guadagnare!
Alt. Vorrei evitare di far passare il messaggio che questo sia il mio nuovo modo di comunicare social.Â
Che io insomma abbia capito che per fare la differenza bisogna cambiare, adeguare il modo di comunicare per essere social… essere allineata. Mi trovo però sempre più spesso a dover riconoscere che solo passando attraverso le circostanze, nella vita come nel lavoro, si può ascoltare e comprendere il messaggio più autentico che in esse si cela.
Quello che purtroppo si tende a fare è il contrario, ossia chiudere gli occhi o piuttosto censurare, specie se le benedette circostanze hanno tutto meno che l’attrattiva che noi sempre ricerchiamo. Allo stesso modo, entrando in consulenza è davvero difficile pensare che un consulente scelga volutamente di vestire i panni dello sponsor del momento per cogliere il punto della questione, che invece ci riguarda sempre più da vicino, dato che nei social irrompono figure appartenenti ad altri mondi (e non certo a quello finanziario) per comunicare suggerimenti su come guadagnare facile e bene.
Così ho fatto. E poi, come faccio spesso, mi sono messa alla prova con i miei interlocutori.
Anzi, con un interlocutore che poco, davvero poco mi conosce, e che ho chiamato in questi giorni in appuntamento adducendo come motivazione le firme da apporre su documenti di famiglia. Classe 2000, studente universitario di Economia, gli ho chiesto di guardare prima il video di Corona e poi il mio.
Reazioni: sul primo «ma dai ma quello è Corona!», e sul secondo occhi sgranati…. Evidentemente non osava avere altre reazioni essendo io presente. Ma da lì si è acceso non un dibattito bensì l’ambita (da me) espressione delle reazioni di impatto.
Di cosa ha parlato immediatamente? Di Corona. «Sì dopo ci vado», mi ha detto. Dove? «Guardo il sito». Il ragazzo non si è dilungato, e non per timidezza. Ha detto esattamente quello che voleva dire. Che sarebbe andato a cliccare sul sito per vedere di che si trattava. Gli ho chiesto allora: per fare cosa? «Boh, così, per vedere». Ma tu hai disponibilità per investire? E lui: «Io no ma i miei sì». Ma Fabrizio Corona è un consulente finanziario? «Non penso…». Ah, ma poi se hai bisogno di chiarimenti andando sul sito, o provi e non va bene che farai? «Boh, magari chiamo lei…».
Eccoci. E vi assicuro che è tutto vero ed esplicativo, estremamente esplicativo.
La dimostrazione che la differenza non sta nel mezzo che scegliamo per comunicare ma nella relazione, nel rapporto necessario con chi può ascoltare e discernere i dubbi e le questioni che si aprono o che si scatenano cliccando sui benedetti link suggeriti da chi invece è solo lì, magari appena uscito dalla vasca da bagno (forse Corona aveva appena finito la doccia?), per dire qualcosa che possa suscitare l’incremento dei followers.
La relazione, quell’aspetto che ha rischiato e rischia ancora oggi di scomparire a causa della pandemia. Al punto che l’immediatezza di un video può addirittura passare come il mezzo il vero, e unico, per comunicare cosa fare. Come fosse ciò che fa la differenza. Peccato che, appena finito quel video, cosa rimane?
La domanda che chi guarda non si fa, e invece dovrebbe farsi come il mio giovane ospite è: e dopo? Dopo che ho ascoltato e ho seguito quel consiglio cosa accade? Cosa può accadere? E soprattutto chi ci sarà a reggere con me l’esito di quella scelta? A chi potrò dire: «Ma cosa mi hai consigliato»?
Se la differenza non la fa il mezzo di comunicazione – che può solo essere un veicolo di affinamento nella conoscenza e non di consulenza vera e propria – il nostro affare, quello vero di noi consulenti, rimane come attrarre e invitare i giovani interlocutori (parlo di questa platea ma sappiamo che questo genere di video non ha appeal solo in questo caso) alla vera relazione, come far sì che la relazione diventi il punto di ritorno. E un video non potrà mai esserlo.
E qui, su questo terreno, essere social non può e non deve essere un adattamento al come un errato tentativo di consulenza finanziaria viene trasmesso (vedi il video citato), ma solo un monito al perché essere totalmente fuori da questo canale importantissimo di comunicazione potrebbe portare solo un danno a noi consulenti: essere tagliati fuori dalle generazioni future.
Alla prossima!