Ritorna Finanza Pop con una nuova serie dedicata ad alcuni temi che rientrano nel panorama di finanza alternativa che iniziamo a trattare parlando con Daniele Bernardi, fondatore e amministratore delegato del Gruppo DIAMAN, da sempre attivo nell’innovazione del settore finanziario. Tra le cose da lui realizzate va annoverata la prima operazione di Equity Crowdfunding in Italia, con Diaman Tech, e di essere stato a capo della prima Società di consulenza finanziaria autorizzata da Consob nel 2013, quando ancora non esisteva l’Albo.
Inoltre ha lanciato una criptovaluta denominata PHI Token nel 2018 e il primo AIF di diritto maltese (fondo alternativo che investe in crypto related securities). Daniele Bernardi ha anche scritto due libri sugli investimenti in Crypto Assets e ha lanciato anche una membership su internet per trattare il tema chiamata cryptomasterclass.net
Daniele, puoi spiegare chi è il fruitore ideale di queste risorse, parlando di Aziende? Stiamo parlando di “risorse alternative”, altrimenti dette finanza alternativa, sei d’accordo?
Qui devo fare una precisazione doverosa per evitare che venga frainteso cosa attualmente rappresentano le cripto attività al giorno d’oggi e come si potranno sviluppare in futuro.
Partiamo dall’inizio. Il Bitcoin è nato a fine 2008 a seguito della crisi finanziaria che ha portato al fallimento di Lehman Brothers, la sesta banca più grande al mondo di allora. All’epoca i cittadini Americani e non solo si sono trovati da un giorno all’altro più poveri, perché il fallimento è stato di 600 miliardi di dollari. Potete immaginare lo stato d’animo dei clienti che da un giorno all’altro hanno perso tutto, oltre che degli investitori della banca, ovviamente.
Il Bitcoin è nato come alternativa alle banche per spostare del valore da una persona ad un’altra senza ricorrere ad un intermediario. L’avvento della tecnologia Blockchain e l’utilizzo della criptografia per permettere alle persone di possedere i propri asset (seppur in forma digitale) ha permesso di creare un meccanismo, cosiddetto decentralizzato per la detenzione e lo spostamento del valore.
Dallo sviluppo del Bitcoin, che ha avuto una crescita (e di conseguenza una volatilità) semplicemente strabiliante, sono nati progetti come Ethereum che hanno creato all’interno di questa infrastruttura decentralizzata i cosiddetti smart contracts, ovvero contratti intelligenti, ovvero dei contratti predefiniti che regolano e tutelano le parti grazie al software con cui vengono generati.
Puoi fare un esempio?
Immaginate che vogliate assicurarvi contro il ritardo di un volo; compilate un form online e depositate un valore del premio assicurativo da pagare, per esempio 0,02 ETH; prendete l’aereo e questo arriva in ritardo a destinazione; quando accendete il cellulare dentro l’aeroporto di arrivo, vi vengono consegnati per esempio 10 ETH che erano il rimborso pattuito in caso di ritardo, se invece l’aereo arriva puntuale, lo smart contract paga la compagnia assicurativa i vostri 0,02 ETH, tutto in automatico senza alcun ritardo o necessità di fare reclami e perdere tempo.
Questo significa la finanza decentralizzata, ovvero la possibilità di fare operazioni i cui regolamenti sono decisi in precedenza senza possibilità di essere cambiati da alcuno e quindi riducendo al minimo le possibilità di frodi.
La finanza decentralizzata viene identificata con Cripto valute e Blockchain. Si tratta di uno strumento di finanza alternativa che può essere utilizzato per creare nuove forme di finanziamento per tutte le ragioni sociali, o per alcune non è indicato? Perché?
Il termine finanza decentralizzata, altrimenti detto DeFi, è ovviamente e imprescindibilmente legata alle criptoattività, in inglese crypto assets.
È opportuno distinguere quella che è una finanza centralizzata, ovvero dove uno o più intermediari agiscono per nome e conto dei clienti, e una finanza decentralizzata, dove non c’è alcuna persona o società che agiscono e sono di conseguenza responsabili di quello che accade.
È importante comprendere che la finanza attuale ha tutta una serie di regolamenti e presidi messi in piede dalle autorità di vigilanza per ridurre le possibilità di frodi e per assegnare chiaramente le responsabilità e tutelare i clienti e risparmiatori. Il sistema non è perfetto, è molto costoso perché le sovrastrutture normative richiedono che gli intermediari spendano molti soldi per essere in grado di erogare un servizio, ma almeno nella maggior parte dei casi il cliente è sicuro e tutelato.
Nel mondo decentralizzato, dove le transazioni avvengono tra due controparti senza che ci sia alcuna persona in mezzo a vigilare, a controllare e a risponderne se qualcosa va storto, i rischi aumentano proporzionalmente. Quindi operare in questo settore richiede una preparazione e una cautela molto maggiori che nel mondo della finanza tradizionale.
Esistono situazioni finanziarie in cui non è bene considerare questa forma di finanza alternativa?
Lo stato attuale della finanza decentralizzata è limitato alle criptoattività digitali; quindi, quando si sente parlare di creditori e debitori nel mondo DeFi, ci si riferisce a persone che prestano le cripto per guadagnare un tasso di interesse, o persone che prendono in prestito cripto per fare leva su operazioni di investimento o per altre attività comunque legate al mondo digitale.
Quindi allo stato attuale solo i privati, e solo a fini di investimento e/o speculazione possono accedere alla finanza decentralizzata, allo stato attuale non ci sono applicazioni pratiche che permettono di ricevere finanziamenti nel mondo reale che derivano da cripto attività, ci si arriverà, certo, ma ci vorrà ancora del tempo.