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I veri termini dell’offerta di investimento

Investimenti à la carte? Alcuni clienti li preferiscono, perché non hanno tempo o (forse) voglia di riflettere. Un grosso errore che ha portato alla separazione tra offerta di investimento e fondamenti documentati

Giugno 28, 2021
investimento
Tempo di lettura stimato: 4 minuti

«Ha letto il prospetto informativo? E il Kiid? Vede, entrambi questi strumenti la possono aiutare a meglio comprendere ragionevolmente la natura e i rischi dell’investimento di cui stiamo parlando e di conseguenza a effettuare una scelta consapevole».

Proviamo a indovinare chi possa essere la persona che proferirebbe queste parole, ma evitiamo di rispondere di impulso perché faremmo un errore, e poi rivediamo la scena esilarante del film che vi ho proposto. E qui prendiamoci un attimo prima di arrivare all’istintiva conclusione che le due figure, quella identificabile nella dichiarazione sopra e quella proposta nella clip tratta dal notissimo film La Vita è Bella, non abbiano niente a che fare l’una con l’altra.

Bene. Ora cerchiamo di capire la “vera” risposta.

Che non si trova più, o meglio, si fa sempre più fatica a trovare in quella che dovrebbe in effetti essere la risposta corretta, compliant, in linea con quanto detta la Consob. In rigoroso ossequio a quest’ultima, dovremmo infatti rispondere che il comportamento sopra esposto è quello del consulente finanziario tout court. Tuttavia risulta sempre più difficile che questo possa essere in effetti il suo comportamento reale, nell’esperienza e, dobbiamo riconoscere, non solo per colpa del consulente stesso.

Sicuramente, come succede in molti casi, la verità sta nel mezzo.

Perché è pur vero che i prospetti informativi e i Kiid dovrebbero essere – e rimangono in effetti – la conferma o la disdetta di quell’investimento scelto, quello preferito in sede di appuntamento con il cliente.

E questo non può che condurci a scagionare totalmente il consulente finanziario dall’essere anche lontanamente paragonabile nel comportamento al simpaticissimo cameriere della scena proposta, che nel presentare la sua offerta è bravissimo a portare il suo ospite a scegliere proprio ed esclusivamente le opzioni realmente disponibili nella cucina in quel momento, facendole apparire come le migliori e più corrispondenti alle sue esigenze, senza il minimo confronto con altre opzioni possibili presentate sin da subito come squalificabili se non pericolose per la sua salute.

Eppure, se vogliamo proprio dirla tutta (e qui mi interessa), questa scena potrebbe essere portata a esempio nelle casistiche ben note laddove sia evidente una quasi proposta guidata del consulente finanziario verso strumenti per così dire “preferiti” dalle banche mandatarie, per motivi di profitto.

Tuttavia, va detto, alla fine la vera responsabilità di una scelta di investimento non più e non mai completamente fondata sul confronto con i cosiddetti “termini dell’offerta” non è da riconoscere in una modalità a volte smascherabile nel comportamento un po’ “guidato” dal consulente verso l’offerta di un prodotto invece di un altro. Piuttosto, anche questo ulteriore allontanamento dalla verifica del sottostante fisico sembrerebbe essere nient’altro che… un ennesimo esito di questi tempi moderni.

Distanze, virtualità, ma soprattutto involuzione dalle logiche dell’investimento verso quelle della mera speculazione avrebbero portato il cliente intenzionato a far fruttare i soldi a una sempre più consapevole (sì, consapevole) scelta guidata da altre motivazioni.

Molto lontane dall’essere assimilabili a documenti chiave da leggere per comprendere se quell’investimento sia adatto o meno alla sua mentalità, al suo approccio al rischio etc etc. Motivazioni da potersi riconoscere sempre di più in una molto commentata – per i costanti e nonostante tutto continui balzi di Borsa – spinta emozionale accompagnata, qui è il punto, da una sempre più forte percezione dell’avere poco tempo a disposizione per pensare.

Lo scorso 22 giugno Milano Finanza riprendeva a ragione la lettera che Benjamin Graham scriveva al Wall Street Journal nel lontano 1962 (profetico, direi, per i nostri tempi), evidenziando la lezione oggi verissima, quasi schiacciante, da prendere in considerazione per ripensare a come ormai per lo più si tende a investire: esiste una differenza sostanziale tra investimento e speculazione, al punto da non potersi mai riconoscere un investitore nel suo fare trading…

E questo fenomeno chiaramente identificabile, e non più circoscritto ai pochi come un tempo, già di per sé, è vero, traccerebbe l’inevitabile allontanamento dell’investitore dal doversi fondare su quegli importantissimi documenti informativi o Final Terms per procedere con le scelte corrette, proprio in quanto egli stesso in realtà oggigiorno potrebbe essere piuttosto descritto come uno speculatore costante, senza necessità di solide fondamenta per agire.

Ma non è tutto.

Perché in realtà la separazione oggi molto evidente dell’offerta dell’investimento dai suoi fondamenti documentati per così dire, nasce anche dalla ormai risibile ricettività degli stessi da parte dell’investitore, sempre più legato all’attimo fuggente, incapace quasi di concentrarsi sull’approfondimento dei perché, delle ragioni per cui fare le scelte. Sul patrimonio.

E l’accelerazione di questa impazienza è stata senza dubbio partorita questo ultimo anno e mezzo di pandemia, in un’epoca in cui gli attimi sono stati vissuti sempre più sperando che finalmente arrivasse il momento in cui tutto sarebbe finito, sempre in attesa di un futuro differente. Si è così consolidata una sostanziale incapacità di concentrazione su argomentazioni fondate e ragioni correttamente documentate. Per gli investimenti. Non oso pensare riguardo a tematiche più ampiamente esistenziali.

Al punto che oggi sembrerebbe quasi insopportabile per l’investitore alzare il livello della sua attenzione e rimanervi focalizzato in quell’importantissimo confronto con i documenti informativi cui il consulente pure è teso (ne sono certa) nel fondare e argomentare la sua ragionata costruzione del portafoglio adatto al cliente.

Quasi il cliente, in fondo, una volta scelto di affidarsi a una consulenza professionale, preferisse a questo suo sforzo piuttosto essere guidato punto e basta, saltando insomma “tutti i passaggi”, da un consulente cameriere pronto a offrire, e non per colpa sua alla fine, quello che potrebbe convenirgli di più in quel momento.

Alla prossima!

 

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Maria Anna Pinturo

Maria Anna Pinturo

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Content creator o influencer? Io mi riconosco molt Content creator o influencer? Io mi riconosco molto di più nella prima definizione.
A tre anni dall’inizio della mia avventura sul blog e sui social, questa bella intervista realizzata per la serie #AdvisoryToday mi ha dato l’occasione per fare un bilancio, ma non solo.
Formazione, famiglia, social media, giovani e consulenza… tanti i temi affrontati. Grazie a Margherita Caldararo e a tutto il team di @citywire 
L'intervista integrale è disponibile qui: https://bit.ly/CitywireInterview [link diretto in stories]
#mariannapinturo #contentcreator #interview #citywire
@myamundi e @legalandgeneral & General hanno chies @myamundi e @legalandgeneral & General hanno chiesto a @mcdonalds 's di ridurre l'utilizzo di carne da allevamenti che utilizzano antibiotici.
Un ottimo esempio di come gli investitori globali non guardano solo ai profitti, al breve termine, ma anche ai consumatori.
Questa è la vera ottica di medio-lungo termine, sempre più interessante per tutti.
Ne parliamo in consulenza?
#investimenti #mcdonalds #asset
Scusi, ma lei quanto mi costa? Alzi la mano chi sa Scusi, ma lei quanto mi costa?
Alzi la mano chi sa esattamente quanto gli costa avere un consulente finanziario. 
Eppure la trasparenza nel nostro lavoro deve essere al centro, e per me è un valore fondamentale.
Per questo, alle richieste dei clienti sui costi bisogna sempre rispondere: se il vostro consulente non lo fa, fatevele voi due domande...
#trasparenza #costi #consulenzafinanziaria
Davanti allo scenario disastroso dell'alluvione, i Davanti allo scenario disastroso dell'alluvione, in attesa di capire la reale portata dei danni all'economia di quel territorio, mi sento di sottolineare una sola parola: protezione. 
Come proteggersi, anche dal punto di vista economico, da eventi così catastrofici? 
È una domanda che non ci si pone mai abbastanza. 
Proteggere, per noi consulenti finanziari, è essenziale. 
È, anche e soprattutto, il nostro mestiere.
#alluvione #protezione #consulenzafinanziaria
Continuo a raccontare di #incontri interessanti al Continuo a raccontare di #incontri interessanti al Salone del Risparmio
Con Vito Ferito Consulente finanziario e patrimoniale, Direttore Commerciale  Gamma Capital Markets LtdItalia, abbiamo parlato di novità in portafoglio.
Secondo Vito «non occorre andare alla ricerca di strategie “esotiche” o nuovi stili: il ritorno di rendimenti interessanti sulle obbligazioni consente di poter costruire portafogli con buone aspettative di redditività».
Ma questo è solo un anticipo: il resto del dialogo su diversamentefinanza.com
#finanza #finanzapersonale #investimenti
𝗖𝗼𝗺𝗲 𝘀𝗰𝗲𝗴𝗹𝗶𝗲𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝗰𝗼𝗻𝘀𝘂𝗹𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗳𝗶𝗻𝗮𝗻𝘇𝗶𝗮𝗿𝗶𝗼? 𝗚𝘂𝗶𝗱𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗮𝗹 𝗰𝗶𝗺𝗶𝘁𝗲𝗿𝗼
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E' online un nuovo approfondimento sul mio blog. Buona lettura 
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