La crĆØme brĆ»lĆ© non sarĆ mai gelatina… Tradotto, il consulente finanziario ideale, per quanto da sempre ritenuto il vero e unico referente da avere al proprio fianco, non sarĆ mai nella realtĆ uguale al consulente in carne e ossa dell’investitore. Tradotto ancora: il cliente cercherĆ sempre di fare i soliti, benedetti paragoni che fanno parte del corretto funzionamento della mente umana, ma alla fine… sceglierĆ il suo consulente finanziario.
Mettiamo ora da parte come vanno a finire le cose nella celeberrima pellicola – che avrete visto tutti – dal titolo piccato Il matrimonio del mio migliore amico, dove si assiste a una preferenza del protagonista per la dolce crĆØme brĆ»lĆ© rappresentata dalla bellissima Cameron Diaz che veste i panni della futura sposa.
Qui il paragone, buttato in faccia a costei dalla agguerritissima rivale Julia Roberts, antica fidanzata dello sposo che (guarda caso) torna in prima linea, serve a capire una cosa, che ĆØ poi l’odiatissima veritĆ che la rivale messa da parte vorrebbe evitare fino alla fine di accettare.
Ossia che la dolce crème brûlé non può non piacere, e che si continua a considerare come il dessert da ordinare sempre e che, qui è il punto, può davvero diventare una vera e propria scelta nel momento in cui la gelatina che prima piaceva tanto, e sembrava più corrispondente al proprio gusto, dovesse imprevedibilmente smettere di piacere.
Giusto dire che una non può essere lāaltra, altrettanto giusto ammettere se necessario la sconfitta (parlo del film). Ma altrettanto corretto ĆØ capire che il punto non ĆØ piacere a tutti i costi, ma essere se stessi. Sempre. Chi ĆØ crĆØme brĆ»lĆ© deve rimanere crĆØme brĆ»lĆ© e chi ĆØ gelatina… gelatina. Assolutamente.
Quando i concorrenti si fanno avanti
Ma andiamo avanti. Lasciamo perdere se la sottoscritta sia qui per identificarsi nellāuna o nellāaltra, tanto mi andrebbe bene comunque, visto di chi si tratta nel film.
Il punto ĆØ che per la nostra professione sono tempi in cui si può assistere alla sopravvenienza delle odiatissime rivalitĆ tra differenti stili di lavoro, diciamo cosƬ, tra colleghi appartenenti alle diverse reti. Lungi da me puntare il dito, perchĆ© ĆØ più che normale che in periodi cosƬ difficili per la consulenza finanziaria si possa riaccendere il cosiddetto faro su eventuali differenze tra una gestione che ha portato a un certo risultato e una, diversa, che nel racconto sarebbe stata migliore, più efficiente, portando a tutt’altro risultato.
E cosƬ si ascoltano frasi del tipo Ā«se solo fosse veroĀ», Ā«e invece eccomi qui in questa situazioneĀ». Se davvero volessero girare un altro film sulla falsariga di quello citato, potrebbero intitolarlo simpaticamente Il portafoglio del mio migliore amico. PerchĆ©, guarda caso, quello (del migliore amico dell’investitore) perde sempre meno e guadagna sempre di più. Sempre.
Peccato che lāesito di questo tentativo da parte di possibili concorrenti di farsi notare, di farsi avanti, mettendo davanti agli occhi dellāinvestitore migliori prestazioni, metodi di analisi allāultimo grido, strumenti di valutazione di una raritĆ mai vista, “robo-advisor” capaci di fare la differenza anche in tempi di guerra⦠peccato che lāesito di tutto questo processo finisca per essere quello che il film mette davanti agli occhi.
Se è pur vero che il confronto è davvero sfidante, e la rivale Julia Roberts riesce a escogitare di tutto per strappare il suo antico amore alla bella Cameron Diaz, facendola apparire come colei che avrebbe tentato di rovinare al suo futuro sposo la carriera, alla fine chi vince la guerra non è chi ha tentato di prendersi il trofeo, ripeto con le migliori prestazioni esibizionistiche, bensì chi lo aveva già , e ha opportunamente approfittato delle circostanze per dare prova con maggior forza delle ragioni per cui aveva assolutamente senso mantenerlo. Nel film, nella solenne promessa di un matrimonio per tutta la vita.
La scelta di rimanere dove si ĆØ
Non so voi, ma io mi sono ritrovata in questa possibilità di rischio-rivalità , ma anche di assolute riconferme. Tuttavia, è bene dirlo, nella consulenza finanziaria i matrimoni non esistono, e noi consulenti siamo sempre più costretti ad accettarlo. E così la lezione del film, a ben guardare, è nascostamente duplice.
Da un lato infatti fa pensare e ricordare, a nostro vantaggio, che non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace, e quindi che anche di questi tempi si assiste, o almeno si può assistere, al ripetersi di una scena antica che finisce quasi sempre nello stesso modo: il cliente rimane con il suo consulente finanziario. Magari non è il migliore, non è il più astuto o il più competente, non è insomma il consulente ideale, ma il suo, una gelatina che non sarà mai crème brûlé o una crème brûlé che non potrà mai diventare gelatina.
E questo capita, guarda caso, se il confronto si esprime sui mezzi, sulle dimostrazioni di efficacia, paragonabili alle astuzie, agli espedienti che la diabolica Julia mette in atto per riprendersi il suo (lei pensa, per orgoglio femminile) amato. Espedienti che però non riescono a determinare, a definire, in una parola a fare quella differenza capace di creare il distacco….
PerchĆ© nel film quelle dimostrazioni di femminilitĆ , di carattere, e di improbabile astuzia non ottengono che il bellissimo e da entrambe preteso sposo rinunci alla sua vera scelta, al suo vero amore, per tornare da quella che lui capisce essere ormai una relazione del passato in fase di rianimazione… e non giĆ chi vorrebbe realmente al suo fianco ora e per sempre.
Esattamente come capita allāinvestitore quando, assediato da altri consulenti finanziari apparentemente straordinari, che esibiscono incredibili capacitĆ di prestazione nei portafogli, improvvisamente decide di rimanere dove ĆØ. E non certo per inerzia.
Ma non basta. PerchĆ© il suggerimento cinematografico illumina su un altro aspetto da tenere ben presente: quanto ho detto ĆØ vero, a meno che non si abbia improvvisamente a che fare con l’arrivo di una nuova gelatina… che lāinvestitore potrebbe scoprire proprio ora come la sua vera risposta. E qui le parole del film toccano sul vivo, quando l’effervescente e diabolica Julia Roberts dice alla futura sposa, gettandola in una vera e profonda crisi: Ā«All’improvviso Michael si rende conto che non vuole la crĆØme brĆ»lĆ©, no, vuole un’altra cosaĀ».
L’altra allora le chiede preoccupata: Ā«E che cosa vuole???Ā»… e lei, compiaciuta: Ā«Gelatina… perchĆ© ĆØ di suo gusto la gelatina, la gelatina risponde di più ai suoi gusti. Capisco che in confronto alla crĆØme brĆ»lĆ© ĆØ solo gelatina, ma probabilmente ĆØ quella che ci vuole per luiĀ». Ed ĆØ qui che la promessa sposa si lancia nella sua vera e improbabile sfida: Ā«Posso diventare gelatina?Ā».
Le prestazioni in sƩ stesse non bastano
Insomma, il nostro compito ĆØ complesso. Fare consulenza finanziaria, farla al meglio al punto da essere sempre il consulente del nostro cliente; meglio al punto di fargli vedere e confermargli quella differenza, che a lui interessa, rispetto ad altri che continueranno sempre a mostrargli… cosa potrebbero fare per lui. E qui sta il duplice aspetto che mi sono permessa di tematizzare.
Che il cosa non sarà mai il come per un cliente, per il nostro cliente. Non sarà mai una scelta tra due prestazioni differenti, tra una crème brûlé e una gelatina, sebbene la differenza idealmente rimanga. Ma sarà una scelta tra persone diverse, che metteranno a tema cosa fa la differenza tra loro.
Ed ĆØ di questo che non ci si può non occupare, pensando, o meglio presumendo che non esistano altre possibilitĆ di mostrare quella differenza che ha colpito una volta il nostro cliente e che ancora, magari, non smette di colpirlo. A meno che si faccia avanti una nuova, vera gelatina che interrompa quell’incanto, quel legame, perchĆ© altrettanto capace di essere del gusto del cliente.
Ecco perché questo bellissimo lavoro non sarà mai una dimostrazione pura e semplice di prestazioni. Ed ecco perché anche la migliore crème brûlé deve sempre preoccuparsi di essere la preferita del cliente, e non di diventare gelatina. Questo non è richiesto, anche di fronte al migliore concorrente. Che pure deve preoccuparci sempre.
Ho parlato di dolci per quanto io non mastichi davvero di cucina… Ma ci siamo capiti, no?
Alla prossima!