Se si chiedesse a un investitore cosa pensa di questo primo trimestre (come sempre è dal cliente che occorre partire), sono certa che in sintesi risponderebbe così: «A gennaio ho visto un ri-tracciamento del portafoglio, anche febbraio non è stato male… marzo, un disastro».
È questa la sensazione, il percepito, guardando le notizie, e di riflesso il portafoglio. Ed ecco qui, come d’incanto (non troppo), la reazione che ne nasce: «Non ci siamo, ancora».
Sì, è vero, non ci siamo ancora, e per altro tempo non ci saremo. Non potremo assistere a quel rally durato anni.
Ma forse dobbiamo iniziare a pensare, educandoci a notare i dettagli della vicenda del mercato. Specifico: dobbiamo farci aiutare dal nostro consulente a notare dove ci sta portando il mercato, cosa ci sta portando a identificare come trend.
Non macro trend, ma dettagli
Evitiamo di fare di tutta una erba un fascio. Qui non si tratta di ri-parlare di macro trend: su ESG, andamento demografico, clima, acqua, insomma su queste tematiche abbiamo un po’ smesso, a ragione, di insistere.
È assolutamente corretto avere questi temi nel portafoglio, ma nella misura in cui le notizie confermano che occorrerà guardare a una agenda 2030 o 2050 per vedere il vero cambiamento, è importante che ci riserviamo del tempo prezioso per dare un’occhiata a cosa è successo nel primo trimestre di quest’anno. Rispondendo alle parole dell’investitore di cui sopra, ancorato a un pessimismo cosmico, notiamo che qualcosa è in effetti successo nel mondo che si era pensato avesse perso la scommessa.
Il mondo tecnologico. Ma qui, con lealtà, scendendo dal livello alto del tech che per tutto il 2022 ha lasciato sul terreno feriti, neppure noi consulenti finanziari dobbiamo generalizzare troppo.
È proprio questo infatti il rischio di chi fa questo lavoro. Come il cliente che verrà in chiusura di questo trimestre a chiederci una visione, rimarrà fermo sulla sua, di visione (gennaio e febbraio rinascita, poi disastro), così noi rischiamo di focalizzare l’attenzione su tematiche, settori e andamenti, piuttosto che su alcuni dettagli che possono chiarire cosa si sia mosso.
Dunque, invece di perderci nel mare del pensiero, dicendo che se c’è un settore dove è interessante puntare è il tech, perché nel 2022 ha perso di più, sarebbe il caso di intercettare perché, più che il settore, alcune aziende tecnologiche abbiano fatto la differenza per la loro “grandezza”, per la loro “capitalizzazione” e dunque per il loro assoluto potere di spostare addirittura l’andamento di un indice che è da sempre un faro del mercato finanziario.
Quello vero, quello americano. Parlo dell’indice S&P 500 e, in dettaglio, di come si sono mosse due aziende che dettano il passo proprio di quell’indice: Apple e Microsoft.
Un sillogismo per capire
Ma come? Non abbiamo sempre detto, in consulenza, che maggiore è la diversificazione più efficiente sarà il portafoglio? E non abbiamo sempre detto che parlare di singoli titoli sia “rischioso” per un consulente finanziario, in quanto la mediazione del rischio dipende sempre dall’investimento in un ampio spettro di titoli, e questo è possibile ricorrendo a strumenti diversificati come fondi o etf, per evitare di andare sulla scelta di singole azioni? Tutto corretto.
Ma questo livello di consulenza deve partire dalla constatazione che a marzo, mese identificato come “la caduta di tono”, ha fatto la differenza.
Ora mi sbilancio in un sillogismo. Chi investe veramente, investe nel mercato americano.
Chi investe nel mercato americano, investe nell’indice S&P 500, che raggruppa le 500 aziende a maggiore capitalizzazione. Chiunque investe nell’S&P 500 è influenzato dalle aziende che in questo indice hanno il maggior peso. Quindi chi investe nel mercato americano è influenzato da alcune aziende.
Quali? Apple con il suo peso oltre il 7% e Microsoft con la sua presenza oltre il 6% (a differenza, per capirci, di una Tesla al 1,5%..), all’interno dell’S&P 500, sono in grado di fare la differenza. Come è successo proprio a marzo, come dettaglia bene il NYT. E proprio a marzo, in cui la crisi del settore finanziario – vedi Silicon Valley Bank e First Republic – poteva determinare una tendenza negativa nell’andamento del mercato, quell’indice ha fatto invece la differenza (positiva), segnando un + 3,5%, grazie a una performance di Apple oltre l’11% e di Microsoft oltre il 15%.
Un paradigma ancora valido
Perché questa osservazione di dettaglio, più che di tema di investimento, è fondamentale? Perché porta, ri-porta, ri-costringe a un altro fondamentale cambiamento nel fare consulenza finanziaria.
Ho ascoltato in un recente meeting che il settore tecnologico è da sottopesare (si dice così). Motivazioni ragionevoli, tassi in aumento, il settore è sicuramente il perdente del 2022. Proprio lo S&P 500 lo scorso anno ha lasciato un peso vicino al 20%, e di quel peso un quinto è da attribuire proprio alle due regine Apple e Microsoft. Ed è altrettanto comprensibile che l’investitore, vedendo nel suo portafoglio strumenti di investimento pesati su aziende tecnologiche con flessioni ancora pesanti, non sia facilmente disposto a ri-parlarne.
Ma attenzione. Nessuno dice che bisogna parlare del settore tech come tema di investimento, tantomeno come tema da sottopesare nei portafogli, come dicono i patron di certi fondi di investimento o di certe Sim.
Io sto infatti parlando di un cambiamento nella consulenza finanziaria che deve costringere a parlare di dati, di dettagli e, a partire da quelli, orientare nella scelta di quegli strumenti che, proprio perché pesati su quei dati, possano fare la differenza nei portafogli.
Sto parlando di iniziare a tematizzare, per ri-parlare del tecnologico, così disprezzato nel 2022, il peso di quei due titoli, scoprendo perché hanno fatto quella differenza nel mese di marzo.
Un perché che viene da una storia di boom del settore tecnologico negli anni, messo a dura prova dai tassi ma, come dice il NYT, da un paradigma cui difficilmente si potrà rinunciare. C’entra forse l’intelligenza artificiale e la famosissima ChatGPT, di cui si fa un gran parlare? Parliamone in consulenza!
Alla prossima!