In un certo senso egli era come la nazione nella quale viveva, aveva avuto tutto troppo facilmente: è l’incipit del racconto con cui Hubbel Gardiner, protagonista del capolavoro di Sydney Pollack Come Eravamo, vince la kermesse con i suoi compagni di corso di Letteratura, distinguendosi come lo studente capace di descrivere efficacemente l’immagine del vero americano. Titolo del racconto – rimasto iconico in tal senso da quel lontano 1973 dell’uscita del film – “Il vero americano sorride“.
Ora smettete di sognare (il film citato fa quest’effetto), tornate a questi ultimi giorni di campagna elettorale americana finalmente arrivata al suo exit, e provate a pensare se lo scenario al quale abbiamo assistito non ricordi esattamente questa “leggerezza” pur nella complessità della situazione.
Dato che parliamo di finanza, partiamo proprio da qui. E a questo punto dobbiamo davvero stupirci di quanto l’emozionante storia americana si sia completamente distaccata dalla crisi socio-economica annunciata nuovamente dal riemergere della pandemia, di fatto mai scomparsa, ma solo “addormentata”. Proprio al rinvigorirsi della gravità della situazione sanitaria, con i nuovi lockdown, l’America è andata avanti per la sua strada. Dove il punto non è stato mai, soprattutto in questi giorni finali, la decisione da prendere per “fermare” il virus, come nel resto del mondo (forse ad eccezione della Cina di cui oramai si parla poco, e di questo forse dovremmo pre-occuparci), perché questo punto è risultato essere davvero meno importante, molto meno bruciante rispetto al progressivo definirsi dell’atteso The Winner is.
E la Borsa, globalmente, a quale evento ha dato più ascolto? In questi giorni è stato straordinariamente evidente come la Borsa si sia sincronizzata sugli USA, molto meno sull’incedere uno dopo l’altro dei singoli annunci di lockdown nei vari paesi. E potrei dire qui, diversamente (fatemi usare la terminologia del mio blog) da marzo…
Ma cosa mancava a marzo per determinare il crollo della Borsa? Si è comunemente portati a dire che erano assenti i supporti delle banche centrali, subentrati solo dopo come soluzione. Ma i cosiddetti supporti si dimenticano di fronte ad una realtà disorientante come quella di un virus che non cessa di esistere e la cui soluzione è ancora lontana. Quello che mancava a marzo era piuttosto una “realtà di secondo livello”, più attraente, quella che si preferisce sempre seguire perché finanziariamente parlando è l’aspettativa che vince sulla realtà . Sempre.
Un candidato, ora presidente americano, che ieri faceva pensare all’aumento delle imposte e per questo poteva suggerire di vendere asset azionari e mettersi sulla “difensiva”, in questi giorni ha fatto sognare l’America (e con essa il resto del mondo) facendo immaginare la possibilità di una flessibilità rispetto agli aumenti fiscali e una maggiore capacità di ottenere tutti i consensi necessari per agire meglio del suo avversario ora ex presidente, anche in politica internazionale. L’Americano insomma ha preferito sorridere invece che angustiarsi come la combattiva e mai in pace Katie Moronsky del film, ed è riuscita a far sorridere anche il resto del mondo. In Borsa. La domanda che tutti gli investitori si ponevano in questi giorni era chi avrebbe potuto vincere già ipotizzando un nome preferito e pur aumentando i dati dei contagi del virus gli indici di Borsa aggiornavano numeri suscitando emozioni. Emozioni a copertura di preoccupazioni. Anche in Europa, dove le decisioni dei lockdown non si sono fatte attendere.
Ricordate quando dopo il primo lockdown dicevamo che la Borsa si era dimenticata, aveva cancellato il virus, dato il rimbalzo dei mesi successivi e il recupero straordinario a livello globale? Be’, quello che abbiamo visto in questi giorni è stata una Borsa che ha guardato da un’altra parte.
Mi sento di dire tuttavia che le lezioni prima o poi occorre impararle. Se è vero che oggi la Borsa dice che anche i titoli industriali possono andare avanti, che tutto si “salva”, l’occhio dell’investitore deve sempre evitare di essere tentato. Dovrebbe insomma imparare a vestire i panni di Ulisse che nell’Odissea si fa legare all’albero della nave per non sentire il canto delle sirene (nel mitico racconto, le sirene hanno il volto di donne affascinanti e attirano gli uomini che attraversano le acque con il loro irresistibile canto per poi divorarli e riempire la loro scogliera con cumuli di ossa).
Questo comportamento dell’investitore evoluto sarebbe da imparare sia quando la tentazione è di vendere perché la Borsa scende oltre le proprie aspettative, e capacità di resistere al pensiero negativo che tutto il patrimonio possa volatilizzarsi, ma anche nel momento più positivo quando in realtà si dovrebbe evitare di “esagerare”, pensando che prima o poi la realtà economica vera non potrà che mostrare tutta la sua debolezza e complessità . Pensiamolo sicuramente per l’Europa, che in questi giorni forse ha sognato troppo pur avendo ospedali traboccanti di situazioni senza una soluzione nel breve periodo. Magari è possibile pensarlo meno per l’America, perché forse in quell’Americano che sorride sempre c’è in fondo una giustificazione e il neo eletto presidente, come gli altri, non potrà che mostrarne gli ulteriori sviluppi positivi. Almeno nelle aspettative…
Allora alla prossima! Ben attaccati all’albero della nave, mi raccomando…