Prosegue su Finanza Pop il nostro viaggio alla scoperta del vino come asset di investimento insieme a Gabriele Gorelli, Brand Ambassador di Oeno Group, società internazionale leader nel settore degli investimenti in fine wine e uno dei pochissimi Master of Wine (ce ne sono solo 419 nel mondo). Scegliere la guida giusta è fondamentale: viviamo infatti in un’epoca in cui si è abituati ad apprendere tutto o quasi dagli stimoli del web.
E spesso si fanno molti errori. Non meno nel mondo degli investimenti nel quale si affacciano sempre più profili di influencer che si spacciano per consulenti, consigliando davvero di tutto…
Come si fa a non sbagliare investendo nel vino?
Innanzitutto, il fai-da-te è estremamente sconsigliato nel campo dell’investimento in vino, per diverse ragioni.
Principalmente perché collezionare questo tipo di bottiglie nella propria cantina casalinga non le rende appetibili al momento della vendita, proprio perché non si ha una certificazione riguardo alla tipologia di conservazione. Questo è un aspetto cruciale, se si vuole che un vino si esprima in maniera corretta nel tempo.
Inoltre, non è infrequente incappare in falsi. Pensi che anche uno dei più grandi e-shop d’Italia ha inconsciamente venduto etichette falsificate!
Inoltre, come per gli investimenti tradizionali, è fondamentale essere chirurgici rispetto alle scelte che si fanno (quali etichette, quali annate, quali denominazioni, in questo caso) oltre che sulla decisione a quanto si “entra”.
Parlando di gestori professionali di investimento in vino, come OENO, bisogna controllare la credibilità della compagnia con cui si vuole investire, chiedere delle referenze e valutare le varie review.
Nel caso un investitore decida, come si procede? Si scelgono davvero bottiglie di vino, o che altro?
Il portfolio manager mette a punto una proposta composta da vini veri e propri, scelti in base a quanto si vuole investire e la tempistica che sia ha in mente. Idealmente ci saranno vini che avranno una finestra di beva più vicina – e di conseguenza dovranno essere liquidati in un periodo più breve – e referenze che saranno invece da tenere per più anni, in modo da sfruttarne efficacemente la crescita.
Come detto, spesso degli investitori hanno un’affezione particolare per una specifica denominazione, annata (anche per simbologia) o produttore. Questo è un aspetto che può guidare alcune delle scelte in fase di costruzione del portfolio.
A volte alcuni possono scegliere dei vini che avrebbero comunque comprato per il proprio consumo, riservandosi la decisione di riscattarle o di lasciarle ad asset a tempo debito.
In linea generale il consiglio è quello di interagire molto col proprio portfolio manager, manifestando gusti e volontà.
Le proposte che potremmo ricevere saranno sicuramente non banali, essendo frutto di analisi di professionisti del settore.
Se nella consulenza finanziaria si sceglie il consulente in base a preferenza personale e a preparazione, come si fa a identificare il giusto consulente finanziario del vino?
In Oeno ci sono due principali profili di consulente finanziario: quelli che nascono wine expert e poi hanno ricevuto una formazione finanziaria, e quelli che vengono dalla finanza e sono successivamente diventati wine expert.
Il potenziale investitore, pur non essendo necessariamente informato a riguardo, avrà sicuramente un’affinità con l’uno o l’altro profilo, proprio a seconda della propria attitudine.
È chiaro che contano molto le esperienze lavorative precedenti, il livello di seniority della posizione e gli studi/certificazioni fatti sul vino (WSET Diploma, ad esempio). Delle 419 persone che hanno ricevuto il titolo di Master of Wine, ben 3 lavorano in OENO, e altrettanti si sono candidati a ricoprire questo prestigioso ruolo.