Sono rimasta colpita da queste immagini su Instagram, e soprattutto da questo video, guardatelo.
Per quanto sembri strano, visto che da tempo frequento i social e posto anche video, non mi faccio catturare facilmente (a meno che le clip siano pertinenti al mio lavoro), se non per immagini che riguardino i miei interessi, che qui non metto ovviamente a tema.
E i video come questo normalmente li salto… Ma qui qualcosa mi ha costretto a fermarmi un attimo.
Non a riflettere, perché è molto immediato: parla di inflazione e riprende due operai, uno mette la terra che l’altro toglie meccanicamente. Uno mette, l’altro toglie.
Un messaggio sbagliato
Ecco, mi ha in qualche modo riportato a un impatto. Si parla tanto di finanza a impatto, a diverso titolo. Be’, qui diciamo che si tratta di un’altra finanza a impatto. Un impatto che non si comprende, e non si arriverà a comprendere mai, a meno di ragionare sul mettere e togliere, appunto.
È un discorso che noi consulenti finanziari affrontiamo negli ultimi tempi quasi ogni giorno, in ragione del fatto che si constatano cospicue dosi (le chiamo così) di liquidità giacenti sui conti correnti. Quello che è difficile affrontare è proprio la meccanica dell’inflazione, perché all’investitore non arriva il messaggio che lasciando sul conto corrente i soldi questi perdano di valore – quindi si tolgano del valore, per rimanere fedeli all’immagine – a motivo di una inflazione galoppante.
All’investitore arriva solo il messaggio della perdita di capitale, che nota solo nel suo portafoglio, in confronto con i soldi che ha lasciato sul conto corrente. Infatti nel portafoglio il valore tolto dal capitale messo si vede davvero; ha un impatto visivo che invece sul conto corrente non c’è.
Nel portafoglio c’è quel “meno” davanti che fa la differenza, che denota quella maledetta sottrazione che fa capire al cliente che tanta terra ha messo quanta parzialmente se ne sta “togliendo”…
Pensando a un portafoglio bilanciato, che oggi potrebbe perdere intorno al 7% (non sto a vedere i portafogli di tutti né a fare delle medie, sto pensando ad alcuni casi che ho davanti io…) la differenza è dunque la stessa. Un cliente che ha investito con un portafoglio bilanciato e che oggi vede chiaramente che il 7% del valore si è tolto (per rimanere fedele all’immagine) direbbe quasi che avrebbe perso lo stesso lasciando i soldi sul conto corrente.
Affermazione che non accadrà mai ad alcun consulente finanziario di ascoltare. E ho volutamente esagerato l’accostamento tra i due tipi di allocazione, liquidità e investimento.
Ma quello che rimane è che il cliente non coglie, di questo improbabile accostamento, la vera differenza che potrebbe portarlo a scegliere di non togliersi a priori del valore dal suo conto corrente per decidere di rischiare di togliersi del valore nell’opportunità di guadagnarne altro.
«Preferisco vederli lì»
Ho mostrato il video a una mia cliente stamattina. Ha sorriso, e mi ha detto: «Sì, carino. Ma dottoressa, lei lo sa come sono io: preferisco vedermeli lì, i miei soldi, invece che investirli e non sapere che fine faranno». Pazzesco eh?
In fondo l’immagine faceva vedere alla cliente che i suo soldi, sì, quelli fermi sul conto, facevano una brutta fine, stando appunto fermi; eppure lei prendeva spunto da quella stessa immagine alludendo alla preferenza per la certezza di vederli ritratti in una istantanea, il saldo di conto, rispetto all’incertezza di non sapere la fine che avrebbero potuto fare una volta investiti.
Per quanto la prima fosse evidentemente la certezza di una perdita…. senza possibilità di premio al rischio.
Ora vi dico che la mia cliente non è andata avanti sul discorso, e che ci siamo fermate lì. Ma è rimasta perplessa, o comunque con una domanda rispetto alla mia osservazione a ridosso della sua fermezza nel non volere fare nulla con quei soldi. Ho capito, le ho detto. Lei ha scelto di perdere e basta. «Ma come?», mi ha detto, «no, assolutamente. Perché è proprio il contrario. Io ho scelto di tenere fermi i soldi!».
È lì che le ho risposto che tenendoli fermi stava scegliendo una perdita secca (uso un’espressione nota nel nostro mondo) e, anzi, stava correndo il rischio di un peggioramento di questa perdita, visto l’incedere dell’inflazione. Senza nessuna possibile ipotesi di premio per quel rischio. E lei: «Ma quale premio, scusi? Io so che lei vorrebbe che io investissi, ma qui non si vedono premi, si vedono solo perdite».
La miopia dell’investitore
Capite bene che la visione della cliente era chiara, ed è chiarissima in ogni investitore, che valuta sempre nel tenere fermi i soldi sul conto la possibilità di un controllo del valore del capitale. Proprio come il primo dei due operai nel video, che non fa che aggiungere terra al mucchio.
Peccato che l’unica direzione che sta prendendo quello stesso denaro, la giacenza, è la perdita del valore senza opportunità, scegliendo la liquidità come unica asset allocation del capitale. Una direzione inesorabile raffigurata bene da quel secondo operaio che toglie terra da dove l’altro la mette. Senza che ce ne sia un altro che dalla terra messa ne crea dell’altra…
È in quel “tenere fermi i soldi sul conto” oggi la grande miopia dell’investitore, perché davvero fermi non sono. Anzi. Non sono fermi perché si muovono solo con il segno meno. Quello che non piace mai all’investitore. Che tuttavia è abituato a vederlo solo nel portafoglio perché è di impatto, perché lì nota la differenza tra il capitale messo e quello che nel tempo può essere tolto. Per poi, nel tempo, essere rimesso e anche incrementato.
Come non potrà accadere sul conto, dove quella stessa differenza tra capitale messo e tolto non si vede, ma soprattutto dove non c’è la possibilità che quello stesso capitale, oggi a -7% o peggio, possa essere più alto nel corretto arco temporale… magari investendo progressivamente di questi tempi. Sì, proprio di questi tempi.
Intendiamoci su togliere e mettere allora. Davvero.
Alla prossima!