Salone del Risparmio
Finalmente è terminato il Salone del mobile! Scherzo, ovviamente, facendo un ironico riferimento agli orari improbi di rientro se non anche di arrivo sul posto di lavoro (parlo per i milanesi) a motivo dell’aumento esponenziale del traffico causato dal notissimo evento fieristico.
Ma finalmente, qui parlo per quelli del mio settore, siamo alle porte dell’evento più cool dell’anno, il Salone del Risparmio.
Per spezzare subito una lancia a favore dell’investitore, va detto che bisognerebbe cambiare il nome a questo famosissimo evento giacché, chiamandolo Salone, succede quanto si vorrebbe invece evitare.
Si finisce cioè per svilirlo, facendolo passare per un evento di comunicazione commerciale (come di fatto viene per lo più identificato proprio dagli investitori) riservato alle case terze che in occasione di questo salone metterebbero in mostra la loro “merce”.
Un termine per nulla adeguato e pertinente in questa occasione, perché si dovrebbe invece intercettare l’oggetto del Salone nel più alto e virtuoso oggetto del servizio di consulenza che gli operatori del settore dovrebbero mostrare e far conoscere ai destinatari ultimi e più importanti di tutto: i risparmiatori.
Un nome sempre meno appropriato
Meno male che, va detto, il Salone si chiama del Risparmio. Perché con questa seconda parola in qualche modo l’incedere virtuoso al centro della manifestazione ritorna imperante. Mettendo davanti agli occhi di tutti, operatori del settore, giornalisti e investitori, che al fondo il tema c’è ed è tutt’altro che merceologico. Si chiama Risparmio. E chi più dell’italiano si occupa e si preoccupa dei propri risparmi?
In realtà, chiarisco, ho messo a tema non a caso quanto il nome Salone sia sempre meno appropriato, visto che il risparmio dovrebbe essere il vero focus, non coperto da una presentazione merceologica di prodotti da vendere.
Perché sta di fatto che, scorrendo i temi delle conferenze, sembrerebbe mancare la notizia su cui ultimamente si è puntato troppo poco l’attenzione da parte della stampa e degli operatori del settore. Il che, da parte mia, che tutti i giorni faccio consulenza finanziaria, suona davvero inspiegabile.
A tema nelle conferenze c’è di tutto. Si parla del cambiamento climatico, della diversificazione, del portafoglio tattico e di quello strategico, della sfida dell’inflazione e di come rispondere all’attacco inflitto dal BTp (che sembrerebbe di nuovo diventato il super investimento, quello che sempre dà e nulla toglie), del ruolo del consulente finanziario e del celeberrimo tema Cina-USA. Insomma, si parla di tutto.
Ma manca, almeno nei titoli, e qui spero che questa mia premessa venga colta come un’esortazione a parlarne, il tema che dovrebbe fare da apertura al Salone del Risparmio. Sono presuntuosa? Forse. Ma è successo l’inaudito, l’insperato, eppure il tanto atteso: dopo l’approvazione del Decreto Competitività del governo, l’educazione finanziaria nelle scuole è diventata parte dell’educazione civica.
Quindi, l’educazione finanziaria, quella che da sempre manca, che è insufficiente, e la cui insufficienza è all’origine di disastri finanziari e di una assoluta mancanza di consapevolezza nell’esperienza dell’investimento, per decreto, ripeto, per decreto, entrerà a far parte dei programmi scolastici, alla base della formazione del libero cittadino.
Un evento da celebrare degnamente
Suona strano no? Il Salone del Risparmio si presenta come una grande occasione di messa in mostra di cultura finanziaria, eppure non v’è traccia, nelle tavole rotonde, almeno nei titoli delle conferenze sfogliando il programma, di quello che è il vero grande evento rivoluzionario riguardante proprio la cultura finanziaria, su cui si dovrebbe insistere nella comunicazione pubblicitaria che annuncia il cuore dell’evento fieristico.
Se in linea di principio è vero che si parla di risparmio e di come mettere da parte i risparmi, cioè di investire, è altrettanto chiaro ed evidente quanto sia necessario essere educati e portati a capire come si debba procedere per non incorrere negli errori dettati da inesperienza, mancanza di formazione ed emotività. E se è vero tutto questo, l’educazione finanziaria dovrebbe consistere nell’accento posto su quanto può facilitare e rendere possibile la vera cultura finanziaria come unica e autentica matrice in grado di veicolare e guidare la gestione del risparmio.
Cultura finanziaria che non si compra, non si può comprare, ma si può imparare ad apprezzare tanto più quanto più la si ascolta sin dalle aule scolastiche.
Capite allora che il fatto che l’educazione finanziaria sia finalmente diventata programma istituzionale dovrebbe davvero aprire le danze di un Salone dedicato al Risparmio. Dovrebbe aprirlo ed essere celebrato come un evento a conferma di quanto la cultura finanziaria sia fondamentale come premessa per poter accedere all’esperienza dell’investimento.
Ecco perché, insisto, sarebbe davvero un peccato se al Salone quest’anno si parlasse solo di “Risparmio oltre la crisi”, come recita il titolo della conferenza inaugurale. Perché alla fine di crisi ce ne saranno sempre, e sempre ci saranno reazioni alle crisi, esattamente come in Borsa ci saranno sempre crolli e successivi rimbalzi.
Ma la notizia diversa, quella che ha dato l’idea di un vero cambiamento in finanza, sta da un’altra parte e non appartiene a corsi e ricorsi o a cicli. È talmente nuova e insperata che suona quasi assurdo che non possa diventare il tema della conferenza inaugurale di un Salone dedicato al risparmio, che forse proprio alla luce del cambiamento istituzionale intervenuto potrebbe pensare di cambiare nome, mostrando un processo di maturazione e di evoluzione.
Un nome che dovrebbe focalizzare l’attenzione non tanto sull’aspetto merceologico oggi piuttosto evidente (se non ridondante), quanto piuttosto su quello educativo e formativo. Senza del quale parlare di risparmio non può che diventare vendita di prodotti da esporre in vetrina. Come purtroppo succede anche al Salone del Risparmio.
Alla prossima!