Guardate questa clip:
E ora pensate a queste parole: «Non voglio rimanere investito per troppo tempo»
Quasi un singolare riscontro, se non una incredibile risonanza tra i due piani dell’esistenza e, azzardo, della consulenza finanziaria, identificata qui nelle parole che, confermo, si sentono sempre più di frequente da parte degli investitori, a ridosso di un anno come quello appena concluso, e ancor di più agli inizi di un anno già determinato nei suoi aspetti di apertura.
Il trailer del film Lacci, che vi invito a vedere, anticipa il senso che si comprende poi lasciandosi andare all’incedere della pellicola, e che io ho la pretesa, per andare al punto, di sintetizzare in una domanda, se non riflessione: come si può passare una vita con la stessa persona, nonostante distanze e allontanamenti talvolta percepiti come incolmabili, nonostante tutto?
E perché spesso, esistenzialmente, si riconosce quanto si stia insieme per lacci che si stringono senza potersi più sciogliere, nonostante essi si allentino e tendano a rompersi con gli anni, fino a durare una vita, ma al tempo stesso si lotta perché gli stessi lacci rimangano ben stretti, nonostante se ne rifiuti il nodo, pensando di poter camminare senza? Magistrale la scena del padre che ricorda o re-insegna come ci si allaccia le scarpe alla figlia maggiore, che sembra non riuscirci più o non così bene, come invece viene istintivo al fratello più piccolo, quasi per gioco.
La tentazione di rompere il nodo
Passando al piano che ci interessa in questa sede, questo è diventato lo scandalo insormontabile dell’investimento. Il laccio. Esattamente come nei rapporti, quelli radicati, sebbene li si riconosca veri e importanti, si ha costantemente la tentazione di interromperne il tempo, di scioglierne il nodo, salvo poi essere quasi costretti a ritornarvi, in un legame, un laccio inscindibile… così, il vero affare dell’investimento è diventato, soprattutto all’inizio di quest’anno, superare lo scandalo della durata associata a qualsiasi investimento.
E voglio qui accentuare il senso della parola scandalo, che etimologicamente rimanda a un impedimento, un ostacolo. Perché quando l’investitore, oggi più di ieri, esordisce dicendo che non vuole rimanere investito per troppo tempo (perché queste sono le parole non di uno, ma dei più), sta dicendo esattamente questo. Che per lui la durata dell’investimento è diventata un vero e proprio ostacolo. Un laccio che si accetta di tenere stretto per un tempo sempre più breve. Di qualsiasi tipo di investimento si tratti.
Eppure, un tempo, proprio la durata sembrava avere un effetto placebo per l’investitore, che si approcciava alla sottoscrizione di un investimento accettando la durata come una condizione di serenità, quasi la premessa da cui partire per investire.
Pensateci, perché questa richiesta di un investimento con una durata nel tempo – che oggi potremmo raccontare iniziando con “c’era una volta” – non rientrava solo nella mentalità di quanti richiedevano l’obbligazione con una scadenza, e da quel momento era come se avessero messo veramente da parte i risparmi al punto da non guardarli più, da non richiederne riscontro, ma apparteneva anche a chi scommetteva sullo sviluppo di un’azienda e rimetteva in essa il suo risparmio, sapendo che sarebbe arrivato il giorno in cui quell’azienda avrebbe fatto la differenza (alludo qui ovviamente al ben differente investimento in azioni).
Tra volatilità e aleatorietà
Se ci pensiamo, è accaduto qualcosa di simile sul piano delle relazioni. All’espressione infatti di investitori che si approcciano ai tavoli della consulenza finanziaria esordendo con una fiera opposizione all’ostacolo della durata, fa da contraltare senza dubbio la constatazione che, a differenza di vari decenni fa (“c’era una volta”…) è diventato difficile parlare di unioni personali che non si identifichino come espressioni passeggere di emozioni, dunque impossibilitate a essere alla base di rapporti duraturi nel tempo.
Siamo quindi arrivati a un’epoca in cui esistenza e finanza hanno finalmente (nel senso di alla fine, non che ci sia da esserne contenti…) trovato una cordiale coerenza, potremmo dire, in questa condivisa intolleranza. Alla durata.
Ma non si può dare torto all’investitore. Perché gli è ormai molto, troppo chiaro un aspetto sopra tutti, che più duraturo è l’investimento più sarà inevitabilmente soggetto a quel fenomeno che si chiama volatilità, che si è sempre più coniugata, qui è il punto, con l’aleatorietà, la casualità degli eventi che finiscono per annullare qualsiasi statistica se non previsione sull’andamento del mercato (analisti e previsionisti non me ne vogliate).
Ed è questa connessione sempre più manifesta (tra volatilità e aleatorietà) che lo porta a mal sopportare, se non rifiutare, quel laccio, quell’essere vincolato all’investimento fatto. E questa incapacità di rimanere investito, se non di accettare di iniziare un nuovo investimento, a meno che non lo faccia rimanere “per troppo tempo” vincolato, legato, allacciato, non riguarda più un asset a differenza dell’altro.
Siamo entrati nel mondo della finanza egualitaria, in cui, in ogni caso, in ogni tipo di consulenza finanziaria, che riguardi il panorama obbligazionario o quello azionario, è diventato necessario dire all’investitore la frase che nel film pronuncia il marito parlando con amici: «È difficile soffrire in modo simpatico». Tradotto: caro investitore, qualsiasi sia la scelta, di una certa sofferenza bisognerà parlare nella misura in cui da quel rimanere allacciato all’investimento chiunque investa non potrà essere esonerato…
Un suggerimento per l’inizio dell’anno
Vi sbagliate se pensate che, a questo punto, il compito del consulente finanziario quest’anno sia quello di esortare il suo cliente a investire perché tanto occorre farlo (inflazione?), e ancor più occorre accettare la durata dell’investimento, pur soffrendo nel sopportare quel laccio. Anche perché funzionerà, passatemi questa espressione, sempre meno…
Piuttosto, il compito sarà, è il mio pensiero, quello di ricordare o spiegare meglio in cosa consista la natura di quel laccio, tale da creare nell’investitore quella bellissima tenuta, la stessa che permette a ogni solida relazione di rimanere lì, ben allacciata, nonostante il succedersi delle tentazioni di mollare tutto…
E qui torna maestro di vita lo stesso film da cui ho preso spunto, per noi consulenti finanziari, quando in età ormai avanzata il marito, che alla fine è rimasto tutta la vita con la moglie, le dice: «Per stare assieme bisogna parlare poco, l’indispensabile».
A ciascuno il suggerimento che questa incredibile scena può lasciare per capire come iniziare l’anno, in consulenza finanziaria, con le parole giuste. L’indispensabile. Forse meglio di qualsiasi tentativo di previsione sul possibile andamento dei mercati.
Alla prossima!