Oggi lascio stare il cinema, ma solo in apparenza, perché quanto è capitato mi ha ispirato egualmente, se non con un impatto addirittura superiore.
Sabato mattina ho lavorato. Vi capita mai? A me ultimamente sempre più spesso. E capita perché si è tutti così compressi nelle faccende della vita quotidiana, che si lasciano per ultime le cosiddette questioni personali, relegandole agli agognati weekend. E quest’esperienza si fa, a maggior ragione, proprio perché le questioni personali sono il tema con i destinatari della consulenza finanziaria, meglio detto gli investitori.
Bene. Sono stata invitata da un visitatore del mio blog nonché follower (e lo ringrazio come faccio sempre con chi davvero mi ispira e mi illumina), nonché (spero) a breve mio cliente, a prendere un caffè nella splendida Como.
L’incontro era finalizzato a mettere a tema la questione che, sebbene contestualizzata negli spazi di tempo ancora disponibili, rimane tra le più importanti della vita: fare un piano di risparmio. Fin qui tutto tradizionale. Normale. A regime.
Ma il momento culminante è arrivato quando, dopo aver lasciato parlare il mio ospite di tutte le sue circostanze nonché idee e bisogni, come sono solita fare, l’ho un po’ “strattonato”, o come lui poco più tardi sorridendo (meno male) ha detto “trattato male”, mettendolo di fronte alla necessità di essere reale, iniziando da quello che oggi avrebbe potuto essere il suo punto di inizio, per poi gradualmente andare avanti, seguendo un piano.
Inutile opporsi al cambiamento
So che nel raccontare questo episodio mi sono lasciata andare ad una banalità quasi inaccettabile. Eppure, se ci pensate, sembra che oggi più che mai risulti quasi impossibile accettare di partire… per seguire un piano.
Soprattutto, accettare di iniziare, una parola, questa, diventata quasi inaccessibile per la maggior parte degli investitori che si dividono in due schieramenti fondamentali (lascio perdere la parola partito, di questi tempi): coloro che stanno fermi e hanno deciso di smettere di pensarci, fino a non guardare più il portafoglio, e coloro che hanno deciso di non investire mai più o di non investire mai (se non lo hanno ancora fatto).
In questo contesto mi permetto di fare, ora sì, una dichiarazione tutt’altro che banale. Niente sarà più come prima. È forte questa affermazione un momento dopo aver parlato di apparenti banalità, eppure è proprio qui il punto. Bisogna accettare che niente sarà più come prima, per poter davvero iniziare a investire oggi.
Fiato. Pausa. Lo so. In fondo ha ragione quel mio (spero) nuovo cliente, nel dire che l’ho trattato un po’ male. Mi disegnano così (alla Jessica Rabbit), sono tutt’altro che lusinghiera con i miei clienti, soprattutto al primo incontro. Lui mi parlava del suo capitale, limitato, da cui ipotizzava di iniziare ma, qui è il punto, si fermava, si teneva ben fermo, quasi bloccato nella ridondanza di quel momento. «Ho questi soldi, vorrei fare un piano».
L’avrà ripetuto dieci volte, ma solo questo. Il fattore bloccante per l’inizio, per il “suo inizio” era, è, come per la maggior parte degli investitori quest’anno, la sua situazione del momento, il suo particolare e ben definito «niente sarà più come prima».
Così forte da tenerlo lì senza trasformare quel desiderio di dar forma a un progetto in un inizio vero di investimento (che poi spero di aver smosso in qualche modo…). Il suo «niente sarà più come prima»? Eccolo, breve. Netto. Un figlio in arrivo, una compagna di cui non è poi così convinto.
Vogliamo portare questa dimensione del “niente sarà più come prima” trasferendola dalla particolare situazione del mio ospite a quella del tipico “inquilino” degli incontri in consulenza finanziaria nei riguardi della situazione del mercato? Il passaggio è presto fatto. Ho questo patrimonio, ho questa liquidità, vorrei investire, ma il mercato è questo. Ma il mercato è questo. Ma. Ribadisco ancora ma.
Al mio quasi cliente ho detto: «Smettiamola di dire e ridire che lei vorrebbe partire, ma c’è un figlio in arrivo, ma non è in una situazione sentimentale perfetta», e qui mi sono sbilanciata: «Deve accettare che sia questa la sua situazione e da qui deve partire per investire, valutando cosa è meglio fare proprio alla luce di questa situazione».
Le ragioni di un insensato blocco
A parte l’episodio, è così che bisogna guardare la vicenda, per come la vedo io. Oggi l’investitore non fa il passo, non investe o non ri-comincia ad investire, perché pensa che non sarà più come prima, perché è bloccato dall’impossibilità di pensare che tutto torni come prima, quasi il paragone con il passato alla fine fosse l’unico mordente per fare scelte.
Quasi la situazione ideale per investire fosse l’immutabilità ciclica degli eventi, e quindi la possibilità di poterli sempre far rimanere simili tra loro.
Quasi per investire non ci dovesse essere, lo dico forte, un mercato finanziario che per sua natura cambia e deve cambiare, e una realtà economica che in quanto tale non potrà mai essere nel tempo la stessa, e pertanto è profondamente giusto riconoscere che non sarà mai più come prima. Deve non essere più come prima.
Certo, il fatto che ci si trovi in questo ennesimo cambiamento comporta che non si possa, o almeno si possa sempre meno fare il paragone con il passato. Ma è questo che bisogna accettare come condizione da cui si può partire per investire, o anche ripartire, aggiungo.
Facciamolo, questo passaggio. La stampa è piena di pezzi che mettono davanti l’investitore a una conferma del «niente sarà più come prima», ma lo fanno, mi spiace dirlo, mettendolo nella situazione di pensare che non si dovrebbe fare un piano. Tradotto, non si dovrebbe iniziare, non si potrebbe iniziare, non ci sarebbero le condizioni per iniziare. Ecco la menzogna.
È come se si dicesse a quel futuro padre di famiglia che, visto che suo figlio arriverà e la sua vita cambierà, e non sarà mai più come prima, non si deve mettere nelle condizioni di valutare un piano finanziario, e ancora prima, non si deve mettere nelle condizioni di pensare.
Si legge in questi giorni di banche centrali che fanno sul serio con i tassi, di porti che non hanno più lo stesso traffico di container, di cripto che non sono più la pasticca del momento, e potrei continuare… bla bla bla. C’è perfino un cenno al tramonto della carne vegetale, tanto sventolata contro gli allevamenti. Tutto molto contestualizzato e giusto. Ma non bloccante nella misura in cui sia messo a tema di una riflessione, di un pensiero consulenziale (posso dirlo?) che possa fornire le ragioni del cambiamento e in quelle riconoscere le nuove motivazioni per continuare a investire o iniziare a farlo, magari anche in quei temi che oggi si direbbero vittime del cambiamento (forse il settore tecnologico e soprattutto alcune aziende ci potrebbero davvero fornire lo spunto in tal senso).
Comprendere le ragioni per fare le mosse giuste
Ora, perché è così difficile fare il passo per l’investitore in questa situazione? Se pensiamo a cos’era l’investitore solo un anno fa, ce lo raffigureremmo più simile al sottoscrittore di un movimento di cui lo slogan poteva essere “compra” ma anche “fallo e basta” o ” fallo e vedrai”, ma soprattutto… “fallo subito, senza starci troppo a pensare”.
E dietro questi mantra, a queste esortazioni all’investimento c’era sicuramente una dinamica che nulla aveva a che fare con una riflessione ragionata sulle motivazioni del cambiamento. Perché? Perché non era necessario. Non era utile.
Ebbene si dà il caso che invece, ora, oggi, sia necessario valutare che investire richiede di pensare, di riflettere e di fare scelte. Ponderate. Che non hanno nulla a che vedere con il pensiero azzerante trasmesso per lo più dalla stampa sul contesto economico.
E allora, se i giornali parlano, per esempio, di fine del delivery, uno tra i tanti settori vessati di quest’anno, bisogna capire perché, non solo prendere spunto per dire che non sarà mai più come prima. O meglio, è verissimo che il mercato finanziario è dentro un cambiamento, ma non può essere il cambiamento il punto di partenza per non pensare più all’investimento.
Non sarà certo la crisi del delivery, o della carne vegetale o ancora del settore tecnologico, o ancora dei trasporti, o ancora… Non saranno certo questi i fenomeni che potranno, se capiti nel contesto, portare a decidere di non investire, o meglio a non decidere di iniziare a farlo. Possono invece diventare i motivi per non investire se non si pensa alle ragioni per cui quegli stessi fenomeni si sono verificati. Se non si pensa che in fondo questi stessi fenomeni non rappresentano una fine, ma una trasformazione.
Occorre quindi valutare se non si possano fare scelte di investimento invece che bloccarsi, dato che quegli stessi fenomeni oggi offrono, nelle valutazioni di mercato con cui si presentano (prezzi), vere e proprie opzioni di portafoglio, le stesse che l’anno scorso per l’euforia dominante erano arrivate a non esserci più per l’inavvicinabilità di quegli stessi prezzi.
E oggi, invece di predire una fine che non avrà futuro, possono essere occasioni per trasformare il cambiamento in corso in un vero e proprio piano di investimento. Che in quanto tale, piano, può davvero iniziare. Soprattutto ora. Proprio adesso che niente sarà più come prima.
Alla prossima!