Oggi Zona Franca incontra Alessandro Marolda, laureato in Storia economica alla London School of Economics, Solutions Strategist presso Natixis Investment Managers Solutions. Con oltre 10 anni di esperienza nel settore finanziario, principalmente nella costruzione di portafogli, asset allocation e gestione del rischio, Marolda in qualità di strategist supporta i clienti attraverso analisi dei loro portafogli, ricerche di mercato e studi di asset allocation per aiutarli a migliorare la costruzione degli stessi e il monitoraggio a lungo termine.
Quale direzione potrebbe seguire il mercato nel 2022?
Lo scenario 2022 presenta certamente alcuni rischi, come la nuova variante Omicron e un’inflazione superiore alle previsioni, ma non dobbiamo dimenticare che, di solito, sono le sorprese a smuovere il mercato; è quindi improbabile che gli argomenti di cui oggi si parla sui media possano mandare fuori strada la straordinaria ripresa avviatasi a marzo 2020.
Non si tratta certo di una ripresa che avanza in linea retta, ma ci stiamo comunque dirigendo verso una riapertura dell’economia globale più a lungo termine, grazie alle politiche estremamente accomodanti dei governi e delle Banche Centrali, al fatto che i vaccini stiano funzionando e al fatto che stiamo imparando a convivere con il virus.
Che cosa dovrebbero eliminare dai portafogli e su che cosa dovrebbero invece insistere gli investitori?
Gli investitori dovrebbero puntare a costruire portafogli consoni ai loro obiettivi e alle loro aspettative. Siamo convinti che, per pervenire a questo obiettivo, ciò che conta di più sia l’asset allocation, anziché le singole asset class o le strategie.
Se un determinato attivo o una strategia ostacolano il raggiungimento di questi obiettivi, potrebbe essere opportuno rinunciarvi; in caso contrario, vale la pena insistere sugli aspetti su cui sappiamo di poter esercitare un certo controllo, per esempio il ribilanciamento del portafoglio, il rischio e la diversificazione. Dovremmo evitare di ancorarci a previsioni che possono rivelarsi del tutto sbagliate, come dimostrato da eventi recenti quali la Brexit, l’elezione di Trump e il Covid-19.
Le obbligazioni hanno ancora posto nell’asset allocation? O bisogna pensare solo in termini di azioni?
A dispetto dei bassi rendimenti, l’obbligazionario ha ancora un ruolo fondamentale nell’asset allocation. Crediamo nella massimizzazione della diversificazione, ed è chiaro che non sarebbe assennato affidarsi esclusivamente a una classe di attivi come quella azionaria. Le obbligazioni possono offrire molteplici vantaggi, quali proventi, protezione dal rischio di ribasso e diversificazione.
È anche fondamentale ricordare che il Fixed Income è un universo vasto, che va dalla liquidità ai governativi, fino agli strumenti indicizzati e agli strumenti High Yield e convertibili, che possono offrire rendimenti positivi in scenari economici diversi.
Perché anche gli investitori prudenti dovrebbero investire in azioni?
Anche per gli investitori più prudenti, destinare una piccola quota alle azioni può aiutare a diversificare e a fare crescere il capitale nel lungo termine. Per quanto possa sembrare illogico, investire solo in prodotti “sicuri” o con bassa volatilità potrebbe invece essere più rischioso e impedire di conseguire gli obiettivi di lungo termine.
Nonostante il nervosismo manifestato dagli investitori dopo il forte rally dei mercati azionari che prosegue da marzo 2020, pensiamo vi siano ancora aree molto interessanti, per esempio le strategie ESG che vanno incontro a enormi opportunità grazie alla transizione energetica, o le strategie tematiche legate alle tendenze a lungo termine, che stanno accelerando soprattutto per effetto della pandemia, o ancora sacche di valore nelle azioni cicliche che dovrebbero beneficiare della ripresa a lungo termine.
Qual è la posizione di Natixis verso l’ESG?
Siamo convinti di poter apportare trasparenza e rigore all’ESG, proprio come facciamo con l’analisi finanziaria. Arricchire il processo d’investimento attraverso la lente dell’ESG è fondamentale per individuare tanto le opportunità quanto i rischi. Per esempio, ai fini del risk management è vitale capire l’intensità di carbonio del proprio portafoglio, soprattutto se e quando si assiste a un aumento delle tasse e dei prezzi dei crediti di carbonio.
Non esiste un unico modo di realizzare l’ESG, ma sicuramente appare molto sensato l’approccio che abbina un’analisi quantitativa di dettaglio dei dati disponibili a un profondo esame qualitativo dei fattori centrali dell’ESG. Noi di Natixis abbiamo investito massicciamente in dati ESG per i nostri portafogli e per quelli dei nostri clienti, oltre che in persone dotate delle capacità, delle competenze e del know-how specifico sull’universo ESG.