Oggi mi soffermo su un’esperienza davvero interessante, nell’ambito di un progetto relativo al blog di cui vi parlerò meglio a breve.
Ho avuto l’occasione di scoprire cosa pensano i nostri maturandi della finanza, della Borsa, del mercato, e cosa rimane loro più in mente.
Non si possono ascoltare i bambini, che sono l’audience privilegiata quando si vuole togliere il velo edulcorato che copre la verità delle cose (avete mai chiesto ad un bambino cosa pensa del mondo? Fatelo, e il mondo si aprirà davanti ai vostri occhi). Per un tema come la finanza direi che è troppo presto per un pubblico così “giovane”.
Ho invece voluto ascoltare un’aula di ragazzi nell’anno della maturità, alle soglie della scelta di “cosa fare della loro vita”. Ed ecco come vedono il mondo della finanza.
Sono attratti dal trading online.
Ma guarda un po’. Forse perché, whattsappando tutto il giorno, il trading online ricorda loro che cliccando un tasto tutto può accadere, che in un secondo si può avere la reazione giusta (si spera), e che la vita può dunque avere una svolta, a partire da quei pochi soldi che questa generazione potrebbe avere in tasca.
Oggi – o magari anche tra qualche tempo – viste le difficoltà all’orizzonte, il trading online li colpisce, mentre la possibilità di investire con un piano finanziario è lontanissima dal loro sguardo. Non entra neppure nell’orizzonte del loro pensiero. È difficile far loro comprendere come sia importante imparare a gestire le proprie finanze nell’ottica di un piano di medio-lungo termine (e il loro orizzonte temporale, data l’età, può davvero essere questo!), perché il loro sguardo è sull’oggi, sull’istante, sul momento, e il futuro è un’icona determinata da uno sviluppo professionale derivante dai loro studi, più che uno scenario di valutazioni su altri aspetti, come potrebbe essere appunto un piano finanziario. Infatti, sapete cosa mi hanno chiesto? «Cosa vuol dire lungo termine? Cosa vuol dire medio termine?»…
Ho provato a spiegare che la differenza tra fare trading online e investire avendo un piano è che nel primo caso non vi sono obiettivi sul capitale umano (la famiglia, gli impegni per portare avanti gli studi dei figli, la vecchiaia), ma solo l’istinto del momento che gioca la partita della compravendita. Se va bene va bene, se va male… magari domani andrà meglio. Ebbene, quando ho mostrato loro questa differenza non ho avuto repliche, il che, a quell’età, significa che il concetto “non entra” nella loro mente. Come dire: non c’è risposta più lontana e inascoltabile di quella a una domanda che non si pone neppure.
Quando parliamo di quanto sia importante l’educazione finanziaria non dobbiamo pensare solo ai massimi sistemi, ma partire da quello che pensano proprio coloro che si apprestano a iniziare l’università, per entrare nelle loro dinamiche e provare ancora a fare qualcosa per orientarle nel modo corretto.
Se l’attrattiva guida le scelte, e la scelta di questa generazione (forse neanche dei 1000 euro) cade sui suggerimenti dei social, quelle costanti sollecitazioni a fare qualcosa senza che siano necessarie competenze particolari, dobbiamo capire come insinuare, attraverso le stesse dinamiche, un pensiero differente.
Ritengo debba essere messo a tema un riordino, un ricentramento dell’educazione finanziaria, a oggi troppo spostata sul target generico del pubblico che per incompetenza rischia di essere destinatario di proposte di investimento inadeguate.
Dobbiamo maturare la consapevolezza che proprio questi ragazzi, un domani all’università, potrebbero nel breve ritrovarsi a gestire patrimoni ereditati senza avere quell’approccio che solo può portarli alle scelte corrette, dettate dall’aver maturato un criterio di giudizio; un approccio che li faccia optare per l’investimento corretto e una gestione coerente del risparmio, scartando a priori le iniziative senza obiettivi, dettate dall’emotività del momento.
Un altro ragazzo mi ha detto di essere stato contattato su Instagram per iniziare un business online. Se non è trading, è business online, e a 19 anni funziona sempre… Mi ha chiesto: che ne pensa? Questi ragazzi sono presi da un’attrattiva irresistibile, ma hanno domande che devono avere la possibilità di emergere; ci deve essere qualcuno che sia disposto a rispondervi, veicolando le informazioni importanti per fare le scelte corrette.
Altra domanda. «Mi spiega perché nonostante la situazione la Borsa sale? Che connessione c’è tra quello che succede e la Borsa?»
Capite che in un mondo dove si è assistito alla più straordinaria contraddizione tra una realtà economica e sociale drammatica, e una Borsa euforica, come si è visto l’anno scorso, essere colpiti e forse scioccati è la reazione più semplice.
Nello spiegare loro che la Borsa incorpora le aspettative, e che per questo si creano fenomeni di differenza di visione così eccezionali, mi rendevo conto che questi ragazzi hanno in mente che in fondo sia meglio seguire la Borsa invece che coinvolgersi con la lettura della realtà economica («tanto non serve»).
La vera educazione finanziaria deve occuparsi anche di questo. Immaginiamo cosa accadrebbe se il messaggio che passa nelle loro menti fosse che vale più la pena giocare nella realtà virtuale, quella dei successi anche inspiegabili di Borsa (li ha colpiti il caso Gamestop, per esempio), quella apparentemente più affascinante e meno problematica…
Quali futuri eredi di patrimoni diventerebbero? Con quali iniziative potrebbero affacciarsi al mondo economico per avere il maggior profitto?
Sentite un po’ cosa hanno in mente.
«Come si fa a guadagnare?»
Mi chiede un altro ragazzo. Hanno 18-19 anni… una domanda di questo genere alla loro età io non l’avevo!
I miei genitori pagavano per me, e quello che non riuscivano a pagarmi me lo procuravo lavorando. Funzionava così.
L’ottica del guadagno non mi passava per la testa. A loro sì. E sono dei bravi ragazzi. Garantito. Non c’entra il bravo o il cattivo. C’entra il contesto. Se online c’è chi sprona un diciannovenne a fare business, e lui ci sta pensando, se l’attrattiva per il trading online è forte, è chiaro che la pressione sul guadagno, su come fare questi benedetti soldi è la priorità.
E io cos’ho fatto? Ben poco.
Ho approfittato del confronto con questi ragazzi per cercare di condurli a spostare l’ottica dall’attrattiva del momento al ragionamento. Un ragionamento che storna un attimo il pensiero veloce dal guadagno e parte dal patrimonio disponibile e dal capitale umano (quel patrimonio che oggi non hanno, ma che potrebbe arrivare loro per strade diverse oltre alla carriera lavorativa).
Quale patrimonio?
Quale obiettivo?
Quali impegni da rispettare?
Quali progetti da sviluppare?
Quanto capitale su un breve termine?
Quanto su un medio termine?
E a lungo termine?
Una riflessione elevatissima per ragazzi che forse neppure vedono i primi 1000 euro, ma che per questo dovrebbero cominciare a capire come guardare alla nascita del loro piccolo patrimonio, quando accadrà, senza quella reattività che li farebbe accettare un invito su Instagram a iniziare un business online.
Alla prossima!