Prosegue la serie di Finanza Pop dedicata all’investimento nella musica. Ci siamo chiesti perché considerare questo tipo particolare di asset, e abbiamo esaminato i profili di investitori più adatti a “buttarsi” in questo mercato alternativo. Con questa nuova puntata andremo a scoprire come procedere su questa strada in sicurezza, stando alla larga dai tanti finti consulenti o – peggio – influencer senza competenza che potrebbero mettere a rischio il nostro patrimonio. Ci guida come sempre Marzio F. Schena, co-fondatore di ANote Music, il primo marketplace europeo di investimento in royalties musicali legato alla blockchain.
Viviamo in un’epoca in cui si è abituati ad apprendere tutto o quasi dal web. E spesso si fanno molti errori, non meno nel mondo degli investimenti, nel quale si affacciano sempre più profili di influencer che si spacciano per consulenti… L’investimento nella musica non rischia di essere interpretato come frutto di una di queste “consulenze social”?
Il problema che lei traccia è di sicuro reale, ma ci sono importanti precisazioni da fare. In primis, ANote Music è una piattaforma per mettere all’asta e acquistare quote di royalties musicali, non offre alcuna consulenza finanziaria o di investimento. Quello che facciamo è fornire agli utenti uno spazio per investire in modo semplice, trasparente e sicuro nel settore musicale, dove ogni transazione e scambio di dati è protetto dalla blockchain.
La definirei quindi una modalità di investimento smart, adatta anche alle generazioni più giovani, eppure completamente sicura e tracciabile.
Ma, ancora, tengo molto a sottolineare che, per diversificare al meglio i propri asset di investimento ed evitare qualsiasi dubbio, la scelta migliore rimane sempre quella di affidarsi a un advisor prima di procedere nelle operazioni.
Come si fa a non sbagliare investendo nella musica?
Si può sempre sbagliare, in musica come in qualsiasi altro tipo di investimento. Comprare un asset a un prezzo troppo alto può portare a perdite. È fondamentale analizzare più volte il prezzo di acquisto (così come di vendita) nel momento in cui si entra in una posizione.
Insomma, capire perché un asset abbia un determinato prezzo, così come quali rendimenti aspettarsi.
Per i diritti musicali, l’attività di analisi del prezzo è forse più facile rispetto ad altri settori, in quanto è possibile partire dalle royalties storiche generate, che fanno da ”ancora” al prezzo.
Pagare un catalogo più di 20 volte le royalties storiche annue può essere considerato più rischioso che comprarne uno a 6 volte le royalties annue.
Chiaramente è anche necessario avere accesso al maggior numero di informazioni complementari sul catalogo e sulle canzoni comprese, incluso l’età delle canzoni, il genere, l’identità del distributore di royalties, i canali di generazione più rilevanti (come per esempio lo streaming), etc.
Credo che qui “trasparenza” sia la parola-chiave, e la trasparenza è proprio il principio che ha ispirato la nascita di ANote Music.
Quindi, da parte nostra, sia investitori che detentori di royalties sanno che troveranno sempre in noi un partner attento, impegnato a tutelare gli interessi di entrambi e a permettere alle parti di effettuare transazioni sicure.
Chi decide di “buttarsi” come procede? Si scelgono davvero i brani che piacciono? Oppure si segue una consulenza dedicata?
Al momento non è possibile, per la struttura della piattaforma di ANote Music e per le logiche dell’ecosistema musicale e dei diritti musicali, investire su un singolo brano a scelta dell’utente.
Quello che offriamo all’utente è la possibilità di acquistare i diritti su parti più o meno estese di un catalogo afferente, per esempio, a uno stesso compositore o produttore.
Cito un esempio recente, il catalogo del compositore, artista e produttore Sterling Fox: è andato all’asta sulla piattaforma qualche mese fa e comprende brani come Talk to Myself e Stereo Hearts, resi celebri dalle interpretazioni rispettivamente di Avicii e Gym Class Heroes con Adam Levine.
Quindi la fidelizzazione dell’investitore è più ampia, diciamo, e questo sistema è pensato a vantaggio di entrambe le parti coinvolte: per garantire una distribuzione di royalties più completa al detentore dei diritti, e un parterre di investimento più ampio all’investitore.
Per quanto riguarda la consulenza dedicata, è un servizio che ANote Music non offre.
Se nella consulenza finanziaria si sceglie il consulente in base a preferenza personale e a preparazione, come si fa a identificare il consulente finanziario esperto in musica? O in questo caso non ci sarà mai?
Mi sento di dire che la modalità di selezione di un consulente specializzato in diritti musicali è equivalente a quella di un qualsiasi altro advisor finanziario.
Quindi certo, fiducia, preferenza personale e preparazione del professionista sono elementi di primo piano quando si effettua una scelta tanto importante. Per quanto riguarda ANote Music, al momento non ci sono piani di espansione dell’offerta in tal senso, ma ci piace anche tenere le porte sempre aperte al futuro.