Questo blog si conferma sempre attento all’innovazione, e lo fa una volta di più con questa nuova stagione di Finanza Pop (e mai nome fu più adatto, come capirete tra poco)!
Sono stata colpita io per prima dall’invito di ANote Music ad approfondire di che si trattasse. Di musica, e che musica, mi verrebbe da dire! Perché questa è davvero una stagione di Finanza Pop che si preannuncia nella più stretta coerenza con la finanza diversa, con la possibilità di investire accedendo ad asset veramente alternativi.
Parliamo dunque di musica come asset di investimento, e lo facciamo con Marzio F. Schena, co-fondatore di ANote Music, il primo marketplace europeo di investimento in royalties musicali legato alla blockchain. Dopo la laurea e il Master in Finanza in Bocconi, Marzio ha perfezionato la sua formazione nelle più prestigiose università del mondo, acquisendo competenze ed esperienze che gli hanno permesso di approcciare il mondo della Finanza anche dal punto di vista professionale. In seguito è stato Fund Manager presso Woodpecker Capital, specializzato in azioni e derivati globali. Fino al 2021 è stato membro del Global Shapers Luxembourg Hub, una comunità di imprenditori formata dal World Economic Forum per guidare il dialogo, l’azione e il cambiamento.
È davvero un piacere avere questa possibilità di approfondire il tema con lei. Ci può innanzitutto spiegare come nasce l’idea dell’investimento nella Musica e in che cosa consiste?
L’idea del rendere più accessibile l’investimento in campo musicale è nata nel 2017 insieme a Matteo Cernuschi, ex-compagno di studi e attuale COO di ANote Music: stavamo guardando Sanremo, e volevamo investire su una delle canzoni in gara, convinti che quel brano avrebbe avuto un grande successo nei mesi seguenti. In quell’occasione abbiamo purtroppo realizzato che investire nella propria passione per la musica era davvero molto complicato per tutti coloro che sono estranei all’industria musicale oppure non hanno grossi budget a disposizione.
Ecco dunque l’ispirazione per far nascere ANote Music: creare opportunità e aprire l’ecosistema, altrimenti molto chiuso e quasi inaccessibile, della musica.
Nei fatti, ANote Music vuole democratizzare il mercato delle royalties musicali, garantendo accesso a una nuova asset class alternativa in forte trend di crescita. A latere di questo, naturalmente, c’è il ritorno emotivo ed emozionale dell’investire in (e, dunque, sostenere) un settore che coinvolge appassionati in ogni parte del mondo.
Quello che siamo è perciò un marketplace di royalties musicali che fa incontrare investitori, appassionati di musica e detentori di diritti musicali, introducendo tutte le parti coinvolte a un nuovo sistema di monetizzazione e offrendo a chi investe tramite la nostra piattaforma l’opportunità di prendere parte al percorso di chi crea musica.
Facciamo un passo in avanti. Ci può far capire l’Investimento nella musica per quale tipo di investitore è adatto? Ovvero, come si dice nel gergo dei consulenti finanziari, per quale tipologia di investitore risulta adeguato?
Per la forte componente emotiva legata al mondo della musica che citavo prima, potenzialmente chiunque potrebbe essere interessato ad accostarsi a tali modelli di investimento. Al netto di questa premessa, però, ci tengo a precisare che ANote Music non si pone come consulente finanziario dei propri investitori, a cui consigliamo sempre, nel caso ne sentissero la necessità, di farsi accompagnare da una figura specializzata quando si tratta di scegliere una asset class piuttosto che un’altra per i propri investimenti.
Quello che abbiamo rilevato, però, è che gli investitori sono molto attratti dalla possibilità di investire in royalties musicali, e questo per un motivo fondamentale: il coinvolgimento nel processo dell’ecosistema dello streaming, settore in fase di enorme crescita, soprattutto negli ultimi anni.
Questo funge da veicolo di traino per tutto il settore della discografia, che, già di per sé, si mostra maggiormente refrattario alle oscillazioni finanziarie e geopolitiche rispetto ai mercati tradizionali.
Le impressioni sono confermate anche dai dati, con Goldman Sachs che scommette sul rialzo continuo del mercato e il Global Music Report 2022 di IFPI che posiziona l’Italia nei primi 10 mercati musicali al mondo, nel mondo discografico che da solo genera 25,8 miliardi di dollari all’anno.
Come capire se è il cliente giusto per questo genere di investimento? Quali domande porrebbe? Noi consulenti finanziari siamo tenuti a identificare un cliente secondo un determinato profilo di rischio attraverso domande ben precise. Nel caso della musica come si procede?
Come accennavo poco fa, in ANote Music non vogliamo porci come advisor finanziari dei nostri utenti e investitori: siamo un marketplace che mette in comunicazione offerta (chi detiene i diritti di cataloghi e brani musicali) e domanda (investitori e appassionati di musica) e il servizio di consulenza finanziaria non è un’area integrata all’offerta della nostra azienda.
Lei sarebbe d’accordo a questo punto con l’identificazione della musica come il vero e più autentico investimento Pop?
Tenendo conto del fatto che l’offerta di ANote Music comprende anche molti brani pop, mi sembrerebbe azzardato dire il contrario… Scherzi a parte, la mia risposta non può che essere sì. Perché la musica, e i suoni, ci accompagnano da addirittura prima di nascere, sono elementi che ritroviamo al cinema, alla radio, e a cui veniamo esposti fin dal primo giorno. Insomma, chi non desidererebbe una colonna sonora per la propria vita?