Ho capito, mi devo fermare. Rischio di apparire sdolcinata e devo interrompere una “musica” che non è per tutte le orecchie dato che, lo sappiamo bene, la famiglia non è per tutti e non è sempre la vera realizzazione della vita, anzi.
E allora torniamo alla realtà, togliamo i veli e il sentimento e pensiamo un attimo a questo tema partendo da un semplice quiz (ve lo avevo promesso no? Vedi Colazione da Trump che apparentemente non c’entrava nulla..).
Provate a mettervi in “questi panni” (sono i vostri, anzi “i nostri”) rispondendo alle seguenti domande:
- Sei coniugato? Se la tua risposta è sì, continua con: sei “felicemente” sposato? Sì ma… Fermi tutti, andiamo alla prossima…
- Sei convivente? Se sì, hai registrato la tua convivenza in Comune (ossia, lo “sanno” che sei convivente)? Ancora, hai pensato di sottoscrivere un minimo “contratto di convivenza”? Insomma hai deciso con il tuo partner doveri e responsabilità, elementi di condivisione, prevedendo anche il futuro? Sto andando troppo a fondo?
- Sei libero??? Be’, forse in questo caso pensi di essere “a posto” (nessun legame insomma). Allora rispondi a queste domande: hai beni intestati? Hai debiti? Hai fratelli/sorelle? Genitori? Insomma pensi che essere “non coniugato” e “non convivente” ti renda libero da qualsiasi responsabilità? Pensi di non dover rispondere di nulla e di non doverti occupare del tuo stato di oggi e di domani?
Anche solo seguendo (basta la coda dell’occhio, uno sguardo fugace) queste semplici tre domande penso che ciascuno di noi abbia già intuito che “forse” si dovrebbe occupare del suo stato, chiamiamolo “anagrafico” , di partenza, che lo identifica ancora prima di fare qualsiasi cosa.
Perché forse, se sei coniugato, è opportuno pensare che il tuo coniuge possa avere dei diritti definiti sui beni che tu possiedi, e se hai dei figli è importante valutare come pensare a loro non solo per gli studi ma anche per il futuro immediatamente successivo. E se anche sei felice in questa unione, forse, è importante che consideri le eventualità di un cambiamento che potrebbe rivalersi proprio su quegli stessi “diritti” di cui avevi trascurato di occuparti.
Se sei convivente, forse è più coerente con questa tua decisione occuparsi della persona con la quale hai deciso di condividere la vita, destinandole con atti scritti i tuoi beni nel caso ve ne fosse la necessità, dato che per legge non avrebbe “quasi” alcun diritto.
Infine, se sei libero, che dire? Sei veramente libero o forse hai pur sempre dei legami per i quali puoi e devi concepirti all’interno di un asse parentale del quale puoi e devi occuparti, valutando che quanto possiedi forse potrebbe andare destinato a chi non hai scelto tu stesso, in assenza di atti che invece decidano quello che vuoi veramente?
Come vedete, dalle prime tre, le domande si moltiplicano quasi in un vortice senza una fine determinata: le casistiche sono tante: hai patrimonio? Mobiliare? Immobiliare? Hai un’azienda? …. e continua…
Ora secondo voi tutte queste domande (che credo ci vengano in mente quotidianamente, ma poi spostiamo l’attenzione sulla to do list del giorno che ci porta via…) riguardano davvero quella che con una classificazione vintage identifichiamo come «terza età»? O piuttosto è sempre più vero che occuparsi del capitale umano, della propria vita nelle sue varie stratificazioni (oggi si parla di famiglie allargate, chissà come mai!) rappresenta oggi più che mai, una priorità cui riservare uno spazio del nostro prezioso tempo?
Un interessante articolo dal titolo “Consulenza, pianificare per la terza età in un mondo che ha sempre più centenari”, di Alberto Battaglia pubblicato su Wall Street Italia lo scorso 1 ottobre si confronta con questo tema sotto l’aspetto della salute. Ne riporto alcuni stralci:
Anche se rientra a pieno titolo fra gli argomenti poco piacevoli da affrontare, l’invecchiamento è destinato a incidere sull’equilibrio finanziario dell’individuo.
Più a lungo si vive, tanto più il rischio di non riuscire mantenere il proprio tenore di vita si fa importante. I consulenti finanziari, pertanto, non possono che tenere in generale considerazione l’allungamento della vita media quando si tratta di pianificare l’estensione del benessere economico per tutto il periodo successivo al pensionamento.…“Se si ha a che fare con un cliente che vive una vita molto sana”, ha dichiarato a Cnbc, “e specialmente se la longevità è di famiglia, si dovrebbe pianificare per l’età di 100 anni”. Naturalmente il discorso può essere invertito nel caso in cui il cliente dimostri di avere poca cura del proprio fisico o presenti già malattie che ne ostacolano la longevità come il diabete.
…Fra i problemi che possono insorgere con una particolare longevità c’è anche il rischio del declino cognitivo: per tale ragione, per quanto possa essere spiacevole, la pianificazione degli ultimi anni di vita dovrebbe essere fatta quando ancora si è nel pieno delle facoltà
Condivido. Il famoso detto «l’importante è la salute» è al centro di diversi approfondimenti che riguardano l’approccio alla terza età da parte di aziende di Assicurazione pronte con soluzioni mirate alla salvaguardia del tenore di vita anche dopo il pensionamento, e con opportune sovvenzioni economiche a sostegno nei casi di perdita delle facoltà fondamentali per l’autonomia personale.
Diciamo che la sensibilità su questo fronte da parte del cliente ancora “tiene”: si riesce a sollecitare il pensiero a valutare soluzioni di protezione che possano sopperire alla mancanza di quei mezzi senza dei quali, che si arrivi a 60 o addirittura ai 100 anni, la vita potrebbe non essere “bella” come prima.
E questa sensibilità è figlia non tanto di una profondità quanto piuttosto dell’antico amor proprio (non chiamiamolo egoismo), nutrito oggi di una pubblicità esondante sulle tecniche straordinarie per rimanere sempre giovani… Vere e proprie tentazioni per tutti, nessuno escluso.
Rimane invece una non-sensibilità, se non proprio un’effettiva resistenza rispetto alla concezione della Vita con la V maiuscola, quella fatta non solo di sopravvivenza del fisico e della mente, bensì soprattutto di tutela di quei legami che l’hanno davvero resa bella, e di scelte che andrebbero fatte per tempo come espressione della volontà di continuare a vedere in persone cui si è dedicato il tempo, la destinazione del proprio capitale, materiale e a questo punto, umano.
Io ci ho pensato e ho scelto, e non sono ancora nella categoria “vintage”. Voi?
Alla prossima!