Perché ho pensato a Legacy, le Successioni Pericolose?
Si parla spesso di successione ereditaria, a riprova di quanto questo tema sia al centro della preoccupazione di privati e imprenditori. E qui mettiamo in pausa il mercato per un momento, perché dobbiamo occuparci anche delle dinamiche più generali riguardanti il patrimonio. Che i privati o gli imprenditori, siano o no arrivati alla non più tenera età, si debbano occupare della questione del loro patrimonio nel senso più ampio del termine, sembrerebbe derivare dal fatto che lasciare che sia la legge a determinare il destino del patrimonio non è (mai) la scelta migliore – detto da tecnici e non solo dai consulenti patrimoniali che di questo si occupano, per fortuna.
Il “mai” è volutamente tra parentesi, perché è sempre possibile dimostrare l’esatto contrario, sebbene, e qui è il punto, capiti sempre più spesso di imbattersi in eredi de facto non meno che de iure che non riescono (nel senso di non sono messi nelle condizioni), a godere veramente dei benefici ricevuti dai de cuius. Non per una malvolere di questi ultimi nei loro confronti; anzi, nel lascito avevano voluto esprimere una volontà buona. Piuttosto per una mancanza di attenzione, una scarsa presa di consapevolezza rispetto alle eventuali opzioni che avrebbero consentito di lasciare, a quel punto sì con esiti solo benevoli, i beni in eredità, consentendo ai cosiddetti chiamati alla stessa (i chiamati all’eredità) di usarne a pieno titolo e senza conflitti.
L’immedesimazione apre un mondo
E così, seguendo una delle constatazioni più diffuse e forse banali, ma non per questo meno vere, che sia possibile capire solo quello che si vive e si prova (traduzione elegante di: «Non puoi capire se non lo vivi»), ho pensato di entrare nel mondo emotivo di costoro: i beneficiari o chiamati all’eredità o destinatari di lasciti. E per provare a entrare più nelle emozioni che nelle spiegazioni, perché anche se sappiamo sempre cosa sarebbe meglio fare, altro è farlo, e se ascoltiamo i vantaggi di una determinata scelta, altro è opzionarla veramente, ho pensato che la dimensione più vera potesse essere quella dell’immedesimazione, provando a mettermi nei loro panni (e non escludo che già mi sia capitato, ahimè).
L’immedesimazione nel destinatario di una successione, infatti, fa entrare in un mondo che spesso è quello del disagio, dell’impossibilità, della difficoltà, tutti sentimenti che nella teoria del “cosa si debba fare o si potrebbe pensare di fare” per lasciare al meglio il patrimonio, non si riescono a percepire. Al punto che spesso non si decide proprio nulla. Entrando nel punto di vista dell’erede, invece, si arriva a toccare tutto il suo mondo, che diventa improvvisamente imperfetto, e a un certo punto della sua esistenza, a causa di un evento che invece potrebbe, se altrimenti gestito o meglio preparato, determinare anche una svolta positiva nella sua vita.
Non articoli, ma lettere
Ebbene. Per mettere in atto questo mio tentativo, perché come tale lo vivo, di immedesimazione, ho pensato a una forma particolare per comunicare quanto sto per dirvi e che leggerete in Legacy.
In Legacy, infatti, non troverete articoli ma lettere. Lettere che il destinatario della successione avrà indirizzato al de cuius che avrà, in qualche modo provocato la sua nuova situazione di erede infelice e affaticato, ahimè non solo per l’improvvisa mancanza della persona che ha voluto in qualche modo il suo bene ma anche perché, purtroppo, si è dimenticata o ha tralasciato qualche aspetto….
Sarò sempre grata dei vostri commenti.
Vi aspetto!