Giovani e anziani.
Da sempre visti in contrapposizione, separati da una distanza incolmabile di vedute e di tradizioni: quella dei primi inesistente, se non per merito dei secondi, a loro volta collegati da sempre solo a bisogni, i bisogni della famiglia (ovviamente quella dei giovani).
Circoscriviamo il campo. Oggi quando parliamo di giovani ci riferiamo alla ben nota e usurata classe dei cosiddetti Millennials, la generazione dei nati tra gli anni 80 e 90, alle prese con convivenze o matrimoni e, magari, con uno o più figli e con le difficoltà della gestione del tempo.
Il confronto con gli anziani nasce quasi su un unico terreno: domanda e offerta.
La domanda di tempo da parte dei giovani agli ora meglio identificati (come ruolo finalmente) nonni, Ā«gli unici a cui si possa chiedere di occuparsi dei figliĀ». Gli anziani, dunque, guardati come possibilitĆ di “offerta” di quel tempo che i Millennials non hanno (ancora).
Peccato che questo confronto oggi più che mai non sia quello corretto.
PerchĆ© i “nuovi anziani” non si possono più identificare come i nonni che stavano a casa a occuparsi dei nipoti. Non solo, almeno.
Se la fortuna assiste i Millennials, un dialogo come quello della caustica scena del film Figli (guardatelo: c’ĆØ da ridere ma anche da pensare!) può terminare con un patto di collaborazione coordinata e continuativa. Ma la scena di cui sopra diventa sempre più attuale.
E qui non si tratta di egoismo degli uni rispetto agli altri.
Non c’entra.
Ricordate l’annoso tema dell’emancipazione della donna? Quella che prima stava a casa a stirare e cucinare e che ad un certo punto si ĆØ “svegliata” e ha scelto di lavorare e gestire la casa (finalmente invocando l’aiuto di una colf!) al punto che l’uomo si ĆØ reso conto di non poter più chiedere le stesse cose a colei che prima era solo l’angelo del focolare?
Lo stesso fenomeno ĆØ accaduto nel rapporto-confronto tra anziani e giovani.
Non è più possibile chiedere agli anziani di essere solo nonni, perché il mondo è cambiato.
E il Covid ha, ancora una volta, esagerato questa percezione.
Paradossalmente.
Chi l’avrebbe mai detto? Quegli stessi che si volevano chiudere in casa per evitare che il contagio potesse colpirli gravemente, proprio loro sono un vero e proprio motore di mercato dei consumi. Insieme ai più scontati Millennials e alla generazione successiva, la generazione Z.
Leggiamo su WeWealth del 4 febbraio un titolo emblematico:
Con la silver economy si fanno affari dāoro
- … in tutti business che si sviluppano intorno ai bisogni degli over 65 ā dalla domotica, alla e-health, ai viaggi e al benessere ā esistono interessanti opportunitĆ di investimento
- In Europa, secondo uno studio della Commissione la silver economy valeva 3.700 miliardi di euro nel 2015 e, calcolando una crescita annua del 5%, raggiungerĆ i 5.700 miliardi di euro nel 2025. A livello globale, il valore ĆØ stimato in 15mila miliardi di euro
- La pandemia ha fatto nascere temi inediti, come il forte incremento dellāinteresse delle persone più anziane per uno stile di vita attivo da condurre in un bel posto, circondati dalla natura, dagli amici e dalla famiglia, ma lontano dalle zone affollate
… I più anziani hanno aspettative di vita sempre maggiori e, almeno nella prima parte della terza etĆ , spendono in benessere e viaggi oltre che in sanitĆ . Ecco quali settori ne beneficeranno sempre di più nel prossimo futuro.
Quindi: Caro nonno dove sei?
E tu, caro investitore, avresti mai pensato a questo nuovo riavvicinamento tra anziani e giovani, non più basato sulle note competenze da mettere a servizio gli uni degli altri, ma sulla nuova dimensione del tempo?
Avere tempo, comprare tempo, accorgersi del tempo.
Proprio questo fenomeno, esploso nell’era Covid, ha reso ancora più accesa la percezione degli over 65 di come il tempo possa essere speso diversamente dall’essere al servizio dei discendenti. E da qui sorgono bisogni, nuovi bisogni di questa classe di consumatori, completamente diversi da quelli che guidavano il dialogo domanda-offerta del film.
Bisogni che portano gli over 65 a dettare un nuovo passo al mercato.
Nel mio articolo Flex & The City pubblicato su Bluerating spregiudicatamente sfidavo l’investitore a recarsi dal suo consulente per ascoltare le proposte di investimento per l’anno corrente, provocandolo sulla possibilitĆ che l’incontro si risolvesse in una scontata elargizione di prodotti anzichĆ© in uno scambio sulle nuove frontiere da tenere presente alla luce del cambiamento delle cittĆ .
Ebbene, qui mi permetto di ampliare il campo.
Guadagnare cavalcando lāonda dāargento. La silver Economy, ovvero tutti i business che si sviluppano attorno ai bisogni delle persone di etĆ superiore ai 65 anni, ĆØ una interessante frontiera dāinvestimento. PerchĆ© ĆØ un mercato in crescita forzata, come suggeriscono inequivocabilmente i dati demografici di tutto il mondo industrializzato…
… Un esercito di nuovi consumatori che hanno davanti almeno meno venti anni di bisogni da soddisfare, diversi a seconda dello stato di salute e della condizione economica.
… Domotica, telemedicina, nutrition e salute in senso lato, ma anche turismo e leisure: la silver economy ĆØ in realtĆ composta da una gamma di settori molto variegata e mutevole…
Eppure, sembra che proprio l’investitore non sia ancora allineato sufficientemente a quei nuovi temi di investimento che lui stesso, alla sua etĆ , ha fatto esplodere.
Si assiste insomma, nel mondo degli appuntamenti di consulenza – l’unico per me osservato speciale – a uno scollamento tra realtĆ e finanza.
Potrei dire l’ennesimo!
Se da un lato la congiuntura dei consumi che ha portato i giovani e gli anziani a diventare un vero market mover ĆØ sempre più evidente sul mercato, dall’altro quando si parla di “metterci i soldi” gli over 65, a oggi ancora i veri investitori con patrimonio, perdono le lenti di ingrandimento e si fermano alla prima e più immediata percezione della realtĆ , quella che vede nei consumi della generazione Y (sempre i Millennials, questa volta ho scelto la lettera per identificarli) gli ormai noti temi di investimento: di fronte all’irrompere dei consumi in soluzioni media, internet e tecnologie digitali, sono disposti a inserire nei portafogli l’ormai conclamata evidenza.
Tutt’altra ĆØ invece la consapevolezza della cosidetta Silver Economy, come recitava l’articolo, al punto che l’investitore over 65 di fronte a quei temi che dovrebbe riconoscere come “suoi” dice ancora: Ā«Mah… vedremo, non sono convintoĀ».
E qui forse potrebbe nascere l’esigenza di una nuova frontiera di dialogo tra giovani e anziani, molto diverso da quello pretenzioso della scena del film, quello che sapeva solo vedere i nonni e non i nuovi Ager, orientato a illuminare i nuovi bisogni “silver” e a perseguirli… anche nel Portafoglio!
Alla prossima!