Riporto alcune espressioni di questa scena magistrale del celebre film del 1999 Ogni maledetta domenica
Non so cosa dirvi davvero… Tutto si decide oggi! O risorgiamo… o cederemo un centimetro alla volta… Io però non posso farlo per voi. Il margine di errore è ridottissimo… mezzo passo fatto un po’ in anticipo in ritardo e… Ma i centimetri che ci servono sono dappertutto. Sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta.
Pensate che stia divagando? Vi sbagliate. PensateciÂ
Sembra assurdo, ma il celebre discorso dello spogliatoio, magistralmente interpretato da Al Pacino nella pellicola citata mi ricorda e mi fa rivivere tutto. Tutto quanto si sta comunemente vivendo dall’inizio di quest’anno, e che coinvolge necessariamente mente e passione, ragionamento ed emotività , su tutti gli aspetti della vita. Quasi al punto da non potersi più parlare di ambiti distinti. Sì, insomma, quella sempre protetta separazione tra vita personale e vita professionale. Quindi, addentrandomi nello specifico campo che mi appartiene da anni, tra la vita che va in off quando si esce di casa la mattina e quella che irrompe sensibilmente e invade le giornate senza fine tra le sudate carte della professione. Quella della consulenza finanziaria.
Sto forse candidandomi a essere identificata come un coach, alludendo insomma a una possibile assimilazione alla figura dell’allenatore nello spogliatoio che cerca di esortare i suoi, (nel mio caso clienti), a non mollare, a conquistare i centimetri per puntare alla vittoria?
Quasi si stesse in fondo combattendo, noi stessi consulenti finanziari, una battaglia per non far cedere i clienti, per non farli mollare, o meglio per conservare loro quel fatidico sangue freddo di cui tanto si narra, necessario nelle vicende finanziarie di periodo? Vi devo dire che mi è capitato di farlo in passato, il coach, e in fondo penso che nella professione del consulente finanziario sia necessario essere sempre in grado di tirare fuori dai propri clienti quelle risorse che loro stessi hanno maturato nel loro processo di investimento. Ma senza esagerare.
Perché qui non si parla di psicologia e tantomeno di saper parlare, saper comunicare. Il consulente finanziario è un consulente finanziario. Punto. E se la professione è questa… occorre ricordarsi che la prima vera risorsa cui attingere non si trova fuori, nel tentativo di convincere i clienti a tenere i denti stretti di fronte a tutto quello che sta accadendo sui mercati. Si trova piuttosto dentro, nell’esperienza che si fa ogni giorno e da sempre nell’investimento.
Se anche la Fed «non sa cosa dire»
Ma le parole del coach del film qui risuonano in me. Non posso farne a meno. In quel non so cosa dirvi davvero. Che assomiglia terribilmente ai tavoli dei nostri dialoghi, con i clienti e non solo. Perché sono la eco in grande che risuona nelle nostre orecchie e ancora di più in quelle dei clienti – e prima di loro nei grandi investitori – del discorso della Banca centrale più importante del mondo.
Sì, nientemeno che la Fed, che sembra aver detto proprio questo, o meglio ha fatto sì che si interpretasse proprio questo: non so cosa dirvi davvero. Tanto che così titolava il Financial Times lo scorso 5 maggio a ridosso del discorso della Fed: «Fed has no plan». Non ha un piano. Praticamente, tradotto per il mercato: non so cosa dirvi… Ed è esattamente questo, nel grande e nel piccolo, a livello del mercato globale, come nel piccolo (ma non così tanto per gli effetti che può avere) delle stanze della consulenza finanziaria, che gli effetti di questa opacità , di questa assenza di chiarezza, si ri-trovano, riaccadono, ahimè non con sorpresa.
Perché nessuna sorpresa vi è stata sul mercato nell’incedere delle vendite, the day after quella dichiarazione o meglio quel discorso, così come non dobbiamo stupirci se la prima reazione del cliente a ridosso del nostro piccolo discorso – piccolo in confronto a quello del famoso presidente – può essere da parte dei nostri clienti, la battuta di arresto, la debolezza, la resa.
Non c’è guadagno senza durata
Ma in fondo a tutto questo cosa c’è veramente? Cosa rende intollerabile il momento che stiamo attraversando e che stiamo facendo vivere ai nostri clienti? Anche qui il discorso di Pacino-coach risuona in modo importante. In quei centimetri… nel guadagno di quei centimetri che è necessario sopportare, affrontare. Uno dopo l’altro. In fondo è questa la storia. La storia della durata, sì di ogni maledetta durata, che l’investimento in ogni sua forma deve sopportare. La banalità di certe affermazioni che si leggono (e forse anche le mie lo sono, e me ne scuso), è proprio questa: in fondo si ha a che fare con la ripresa e con la necessaria accettazione della maledetta durata dell’investimento.
Che, qui è il punto forse intollerabile del momento cui si sta assistendo, non riguarda una tipologia di asset a differenza dell’altro, non riguarda bond più che azioni, ma ha ricompreso tutto, anche il terzo settore dell’investimento, mi permetto di identificarlo così, quello delle famose criptovalute. Non c’è davvero asset che non richieda di stare, rimanere, accettare di guadagnare un centimetro dopo l’altro, o meglio, accettare di aspettare che la durata dell’investimento faccia il suo corso…
La finanza del momento non è la verità di sempre
Mi sono lasciata un po’ andare, lo confesso, quando parlo di maledetta durata: ma questa è l’immagine che se ne ricava ogni giorno in sede di appuntamento, dove chi ha un portafoglio costruito da tempo deve, sì deve, accettarne la durata. Parlavo con una mia cliente, che vi assicuro è uno stimolo continuo per tanti aspetti, che mi diceva: «Le avevo detto che volevo solo i BTP, tranquilli, con una scadenza perché con quelli non ho mai perso…». Pausa di silenzio.
Ho dovuto trattenere la reattività , perché una cosa corretta la cliente l’ha detta, evidenziando di essere a oggi in guadagno su quei suoi antichi acquisti. Antichi appunto. Quello che la cliente sbagliava, o meglio da sola non voleva riconoscere, era non aver considerato il momento di acquisto di quel particolare investimento. Diversi anni prima. Diversi. Non mi soffermo.
Perché proprio il considerare quell’aspetto stravolgeva completamente la sua visione. Perché da quello, e indiscutibilmente solo da quel dettaglio, dipendeva il fatto di poter dire di essere per quei titoli, anche oggi, nella caduta generale del mercato, ancora in guadagno.
E così mi sono concentrata con lei sulla ripresa di quel percorso, di quei “centimetri” che nel tempo l’avevano portata a quel guadagno oggi ancora evidente. «Lei ricorda quando ha acquistato quei BTP?», chiedo. E lei subito: «Che c’entra?». Come dire: proprio in quella sua domanda la cliente mi stava confermando che il tema, oggi come non mai, è quello che rappresenta la più grande sofferenza per l’investitore che guarda il suo portafoglio e che vorrebbe quasi smontarlo per rifarlo daccapo. Come se la finanza del momento fosse la verità di sempre, di ogni scelta fatta nel tempo. Accettare la durata dell’investimento.
Accettare nei momenti più difficili, e qui lo spogliatoio non c’entra, che guadagnare giorno dopo giorno i singoli centimetri senza tirarsi indietro, è la differenza, può fare davvero la differenza tra la vittoria e la sconfitta.
Ma questo non possiamo farlo noi da soli, come il favoloso coach ribadiva ai suoi; occorre che il cliente ci segua in questo momento. E qui sta il nostro compito di consulenti finanziari. Consulenti appunto, non coach, anche se per caso ci si può ritrovare a esserlo veramente.
Alla prossima!