Oggi vorrei intendermi con voi su cosa possono comunicare due esperienze di iniziativa imprenditoriale.
Una è riportata dal giornale locale Business Journal Liguria del 7 luglio scorso
Attilio Carmagnani AC spa emette oggi il suo primo minibond short term di max 500 mila nell’ambito del progetto “Master per emittenti seriali” di Frigiolini & Partners Merchant….
….L’emissione è stata collocata sul portale di crowdfunding Fundera, controllato da F&P Merchant, primo portale di crowdfunding autorizzato da Consob a collocare minibond sul mercato primario e accreditato presso Sace per il rilascio della “Garanzia Italia” sui minibond.
così commentata dal direttore generale dell’impresa ligure:
«Oggi inizia un nuovo e sfidante percorso per la nostra società – dichiara Emilio Carmagnani, direttore generale di Attilio Carmagnani AC spa –
Ed ecco l’altra, messa a tema da WallStreet Italia lo scorso 8 luglio
Emiliana Conserve lo scorso 30 giugno ha perfezionato, con il supporto di CA Advisory in qualità di advisor finanziario e dello studio legale Orrick, l’emissione di un sustainable minibond da 8 milioni di euro della durata di 72 mesi. L’operazione, garantita da Sace, ha l’obiettivo di favorire la crescita internazionale della società e sostenere nuovi investimenti destinati al raggiungimento di obiettivi ambiziosi in termini di sostenibilità e performance ESG.
e qui non ci si ferma alla previsione del rialzo dei tassi: si procede arditamente con un controllo di gestione
l’emissione prevede un meccanismo di aggiustamento del tasso di interesse al raggiungimento o meno di precisi target legati alla sostenibilità.
Inoltre è stato definito un interest rate swap ESG per poter mitigare il rischio di un incremento del tasso di interesse con un meccanismo di riduzione del tasso fisso in relazione a determinati obiettivi in termini di sostenibilità.
Di testimonianze di questo genere, perché tali le reputo, se ne trovano diverse e ogni giorno aumentano.
Protagonisti, quelli che l’investimento lo vivono sulla loro pelle, orientando anche risorse di altre persone – dipendenti e collaboratori – e scommettendo sul successo della loro impresa. Gli imprenditori. In particolare per lo più rappresentanti, nel nostro Paese, delle piccole e medie imprese.
Vediamo in queste esperienze un “fermo” rispetto a quel che sarà? No. Vediamo la paura che diventa arresto rispetto al finale atteso dell’aumento dei tassi? No. Cosa vediamo? Una realtà professionale, concreta, economica, in pieno fermento, aiutata e supportata da risorse raccolte differentemente rispetto ai canali tradizionali. Si chiama – ho iniziato a parlarne in questi giorni trascinata dall’onda di questo fermento – Finanza Alternativa. Che, qui è il punto, sembrerebbe avere qualcosa da insegnare spassionatamente anche al tavolo della Finanza che alternativa non è, quella tradizionalmente messa a tema sui tavoli della consulenza, da noi consulenti finanziari.
Che forse potremmo sentirci anche un po’ annoiati (e sarebbe un segno di salute, di fermento, di desiderio di “altro”), nell’ascoltarci ripetere gli stessi paradigmi e gli stessi temi da fin troppo tempo. Quei paradigmi e quei temi che, attenzione, si stanno fermando, hanno segnali di veri e propri stop da parte degli investitori, proprio in quanto determinati e segnati da quel finale che tanto temono i mercati. Il fatidico rialzo dei tassi, che arriverà.
Peccato che spesso l’essere troppo concentrati sul finale fa perdere, ahimé, lo spettacolo vero e proprio.
Ed è proprio quello che sta accadendo di questi tempi nel mondo della consulenza finanziaria. Perché si ragiona sempre di più sul finale, su quello che dovrà accadere. E questo condiziona il pensiero dominante, fino a fermare, bloccare l’accesso visivo, percettivo (quello che, è vero, si è un po’ perso a causa di questo mondo sempre più digitale) da rivolgere proprio a quegli eventi di economia vera che si stanno succedendo di giorno in giorno, i quali piuttosto dovrebbero essere, a ragion veduta, i veri motivi per investire e rischiare. Sì, proprio ora. Quasi si potesse e si dovesse prendere spunto da questi che tutto hanno, meno il carattere di essere episodici, per sollevare i clienti dal pensiero che ci si possa fermare. Ora.
Le esperienze di Finanza Alternativa non sono solo spettacolo di un evolversi, finalmente, di canali alternativi all’istituzione obsoleta della banca; sono altresì e forse in primis uno stimolo nuovo e da ora in poi sempre vivo, acceso più che mai di settori, aziende, fenomeni economici, ai quali sarebbe opportuno rivolgere lo sguardo per mettere il fatidico capitale a rischio. Quel capitale che gli investitori invece, quando non si chiamino imprenditori (come nelle due realtà aziendali citate), oggi, in totale antinomia rispetto a quell’esperienza di rischio che i suddetti imprenditori hanno deciso di correre senza pensare, ovvero consapevolmente pensando anche al finale, decidono sempre di più di lasciare invece… fermo sul conto corrente.
Stupisce forse questa mia visione un po’ inusuale, ma come sempre ho preso spunto da colloqui con clienti che sto incontrando ultimamente, e che rimangono stupiti e un po’ interdetti dal sentirmi parlare di piccole e medie imprese. Italiane. Quando loro stessi vorrebbero quasi si tacesse, in attesa che il mercato rivolga la parola suggerendo che fare. E spesso mi trovo a dover affrontare due obiezioni che riporto pedissequamente. La prima è racchiusa in una reazione istintiva: «Mi sta forse proponendo un Pir?» La seconda nella notissima, preconcetta obiezione verso tutto il sistema italiano in quanto italiano.
Sapete come rispondo? Ecco a voi.
Prima risposta.
La mia non è innanzitutto una proposta di prodotto, ma di ragionamento; e se lei caro cliente non si mette nelle condizioni di pensare che anche oggi si possa investire mettendo gli occhiali per vedere che di fatto ci sono effettivamente fenomeni di economia reale in fermento di investimento… Qui il tono non è di sfida, credetemi, è solo di apertura, o meglio rottura di “falsi equilibri del momento” che chiudono la mente all’ascolto di possibilità di investimento anche oggi, evitando il rammarico del dolce far nulla (senza esito) caratteristico del riposo del capitale.
Seconda risposta.
Ma poi mi scusi, caro cliente, lei che tanto ama l’antichissimo e famigerato BTP, che tanto rappresenta il sistema italiano, non si sente un po’ in contraddizione osteggiando a priori la possibiltà di guardare il tessuto economico che più lo rappresenta e iniziando a vedere in esso un’idea nuova di investimento, finalmente nuova?
E voi come rispondereste? Pensateci.
Perché il rischio è che siamo noi consulenti i primi a credere che il finale atteso sia la preclusione a tutto quello che si vede, si ascolta, si legge perché accaduto. Veramente. Anche oggi.
Alla prossima!