Ho fatto un incontro al buio.
Ehi, cosa avete capito? Sto parlando di uno dei tanti appuntamenti via web che organizzo su richiesta dei visitatori del blog che chiedono di conoscermi per valutare un servizio di consulenza finanziaria. Appunto. Proprio di questo mi occupo. Peccato che in occasione di uno degli ultimi incontri abbia avuto l’ennesima dimostrazione di quanto non sia accessibile la nozione di investimento per chi ne è digiuno e, sopratutto, di quanto sia tutto meno che chiaro come si possa e si debba procedere.
Partiamo da un assunto fondamentale.
Se è vero che tutti possono investire (suona quasi come un assioma ma non lo è), non importa quanto, ma con metodo, è altrettanto vero – attenzione – che è necessario ricordarsi o capire che non è detto che tutti lo debbano fare. Punto e basta.
Di questi tempi è diventato quasi uno sport… Come si va a giocare a tennis o a paddle (più cool, si dice) sembra si sia presa l’abitudine a investire con disinvoltura. Si prova, si fa. Quasi con la stessa facilità con cui si inizia uno sport e via (nel caso dello sport sono d’accordo, ma non andrei oltre): basta iniziare, e poi si continua. Al punto che si arriva a credere di poterlo fare davvero tutti, indistintamente, a prescindere dalla considerazione del patrimonio.
Ecco la parola.
Ci si è dimenticati la base di partenza di tutte le riflessioni di investimento e patrimonio, relegandola a una meta di arrivo. Non si direbbe, ma ci si è focalizzati talmente sugli importanti risultati che si desiderano raggiungere, o si credono di poter raggiungere, che non si pensa (più) al punto di partenza. Che deve essere la risposta a due domande fondamentali e ineludibili: qual è il tuo patrimonio totale? Qual è il patrimonio che puoi rischiare, cioè che non ti deve servire per vivere?
Per capire di cosa parlo entro nel merito dell’incontro al buio (perché era la prima volta che incontravo questa persona). Il mio ospite, dopo avermi raccontato che non sta lavorando e che in famiglia vivono con lo stipendio normale della moglie (aggiungo), alla mia domanda tesa a capire di quale capacità di risparmio accumulata disponesse mi dice: «10mila è tutto quello che ho, e dato che non lavoro devo produrre reddito investendo quei soldi».
Fermi tutti.
Non vi dico che obiettivo di patrimonio si era posto a partire da quell’importo. Vi dico invece che ho ripetuto (anche a me stessa ) di cosa mi occupo. Consulenza finanziaria. E partendo da questa premessa gli ho comunicato che non potevo procedere. Mi ha chiesto come mai, sapeva di persone che da importi di partenza come il suo avevano oggi milioni: ecco, ora vi ho detto a cosa si riferiva il mio ospite e non me ne voglia, perché mi ha dato modo di chiarire un punto fondamentale. Gli ho risposto che non si poteva mettere a rischio quel risparmio perché da quello dipendeva una minima riserva cui attingere in caso di necessità.
Ne ho approfittato, e per questo non posso che ringraziarlo, per ridefinire dove inizia e dove finisce un investimento/patrimonio, e per ribadire che non si può iniziare a percorrere questo processo senza avere la capacità di sostentamento indipendentemente da quella base di inevitabile riserva per sopperire alle incombenze della vita.
Come dire: per essere investitore devi partire dalla constatazione di non poterlo essere, e accettarlo.
Alla prossima!