Zona Franca oggi incontra Alessandro Furrer, Sales Director Fidelity International, società di gestione indipendente tra le più importanti a livello internazionale: «Offriamo soluzioni di investimento all’interno di tutte le asset class a oltre 2,5 milioni di clienti in 25 paesi tra Europa, Asia Pacifico, Medio Oriente e Sud America», spiega Furrer.
Il tema di oggi è: «andare in Cina».
È un argomento delicato, quello di un paese guardato dagli investitori con grande attesa ma anche con grande timore.
Perché oggi investire in Cina?
La Cina si trova ormai sulla traiettoria di uno sviluppo senza precedenti: in poco più di 20 anni è riuscita a diventare la potenza economica che oggi conosciamo.
Tuttavia, le basi di questa evoluzione sono solide: politiche fortemente rivolte alla crescita dell’economia interna, un tasso di urbanizzazione elevato, un tessuto connettivo economico composto da aziende resilienti, una classe media sempre più consistente che spinge i consumi interni.
Sono solo alcuni dei motivi che ci spingono a considerare gli investimenti cinesi come un trend di lungo periodo. La solidità di questi elementi è emersa con ancora più forza nel 2020. La Cina è stato il primo paese a essere colpito dalla pandemia, eppure a oggi è l’unico a registrare un PIL in crescita e a mostrare segnali di ripresa.
E questo non è solo il risultato di una gestione efficiente della crisi sanitaria. Come altri Paesi, la Cina ha cercato di trasformare la crisi in un’opportunità per ricalibrare e ridefinire i suoi obiettivi, ma a differenza di altri dispone dei mezzi idonei per indirizzare l’economia nella giusta direzione.
Entriamo nel pensiero dell’investitore.
C’è chi nutre una vera e propria ostilità per la Cina: come imparare a essere “investitori tout court”, a guardare ai paesi per quello che possono raccontare come sviluppo?
I mercati cinesi, sia azionario che obbligazionario, hanno registrato una rapida crescita negli ultimi anni, e le autorità hanno attuato riforme per regolamentare l’accesso degli investitori internazionali e accrescere gli standard di governance.
Secondo un’indagine che abbiamo condotto internamente, vi sono evidenze che dimostrano come la graduale apertura dei mercati onshore cinesi sta portando a una maggiore consapevolezza dell’importanza di una buona gestione, e a una maggiore attenzione degli investitori per la stewardship – sia attraverso il voto che attraverso l’attività di engagement – per costruire una solida base per gli investimenti sostenibili e influenzare positivamente i comportamenti aziendali.
Nonostante queste iniziative, oggi la Cina rimane ancora sottopesata nei portafogli degli investitori, spesso perché vista ancora come un mercato potenzialmente soggetto a periodi di elevata volatilità.
Indipendentemente dal Paese o dal settore in cui si vuole investire, per cogliere le opportunità di investimento più interessanti, crediamo che gli investitori debbano seguire due regole chiave: mantenere un approccio flessibile e diversificato, e affidarsi a team di investimento che possano contare su un’ampia struttura di ricerca proprietaria.
Questo permette ai gestori di accedere a informazioni derivanti da un dialogo diretto con le aziende, ovunque si trovino, e ad analisi approfondite che tengono conto degli elementi finanziari e non finanziari per individuare le società con fondamentali solidi e in grado di mostrare resilienza in qualunque situazione di mercato.
Il dialogo diretto con le aziende offre una visione prospettica sia dei potenziali rischi che dei trend emergenti che potrebbero rivelarsi delle vere opportunità di investimento nel lungo periodo.
Quali sono in Cina i temi da guardare?
Si compra tutto?
Le scelte di investimento devono essere costruite sulla base di fondamentali solidi. Siamo favorevoli al trend dei consumi sostenuto da fattori di crescita strutturali: elevati tassi di urbanizzazione e un incremento della classe media cinese.
Vediamo un universo di investimento che ha saputo resistere bene anche alla crisi Covid-19 in quanto molte aziende hanno adattato i propri modelli di business per andare incontro alle nuove esigenze della popolazione, spostando il proprio business online. Un trend interessante è lo spostamento delle preferenze dei consumatori verso i marchi locali rispetto a quelli internazionali.
Un altro tema è quello dell’innovazione, specialmente quella tecnologica, dove la Cina è in prima linea, soprattutto sullo sviluppo di piattaforme di connettività, grazie anche all’accelerazione registrata durante la crisi Covid.
A nostro avviso, tuttavia, si tratta di un tema che prende in considerazione un più ampio e soprattutto diversificato universo di investimento, in grado di offrire interessanti opportunità in numerosi ambiti, dagli stili di vita – come istruzione online, medicina personalizzata o fintech – alla sostenibilità – come energie rinnovabili e nuovi materiali.
Solo azionario quindi?
Assolutamente no. Abbiamo una visione positiva anche sull’obbligazionario asiatico e pensiamo si possano trovare opportunità di rendimento interessanti, soprattutto nel comparto investment grade.
Molti paesi asiatici, tra cui la Cina, possono contare su margini finanziari relativamente solidi e, a differenza dei paesi sviluppati, hanno ancora margine di manovra per varare politiche monetarie e fiscali finalizzate ad accelerare la ripresa economica.
Le valutazioni del comparto restano relativamente interessanti e, unitamente al solido profilo creditizio, questo dovrebbe fornire un elemento di stabilità nell’incertezza generale di mercato. Infine, la ripresa più rapida che si sta registrando in Asia e la forte domanda di investimenti nell’attuale scenario di bassi rendimenti dovrebbero dischiudere prospettive rosee per questa asset class nel lungo termine.
Tre consigli per l’investitore di oggi.
Guardando al mercato in generale, lo scenario rimane ancora incerto: da una parte un comparto obbligazionario che offre rendimenti praticamente nulli e dall’altra un azionario dove le valutazioni, soprattutto in alcuni settori, hanno raggiunto livelli estremamente elevati e che portano con sé un rischio di portafoglio importante ove vi sia una forte concentrazione.
Il nostro principale consiglio rimane dunque la diversificazione: geografica, settoriale o temporale.