C’è baruffa nell’aria. Sì, insomma, il mercato finanziario non dà grandi soddisfazioni, va a rilento. E all’origine di questo andamento «poco sì e tanto no» della Borsa, ci sono fatti ormai ben noti. Tassi, guerra infinita, situazione internazionale per nulla trasparente. E tutto questo è chiaro. No?
Sì, ma non è solo questo. Non è tutto qui. Perché c’è qualcosa che va, e alla grande: l’Intelligenza Artificiale. Con un grande “effetto wow” in termini di comunicazione, di effetto mediatico. E a partire da questo nuovo trend tutto potrebbe sembrare… nuovo e, in qualche modo, distrarre dal contesto più generale e sempre più drammatico, di un sistema finanziario che non fa più quello che dovrebbe fare: raccogliere denaro e impiegarlo favorendo il funzionamento del sistema economico.
Una sconfitta del sistema
Dalla più recente indagine della BCE sul credito europeo (per rimanere in Europa) è emerso un vero e proprio inasprimento dei criteri per la concessione dei prestiti alle imprese e alle famiglie per l’acquisto di abitazioni, con la conseguenza di un indebolimento della dinamica del credito, soprattutto per le imprese, mai registrato dalla crisi del debito sovrano dell’area euro nel 2011. E a giustificazione di questa virata vi sarebbe l’inevitabile, ridotta tolleranza al rischio per le banche, senza possibilità di deroghe.
Ecco perché siamo di fronte a una sconfitta del sistema banca, che dovrebbe in prima istanza non solo raccogliere denaro (compito cui non viene mai meno) ma anche impiegarlo, favorendo lo sviluppo del sistema economico (e qui casca il cosiddetto asino). Sembra quindi stridente la comunicazione di quella che sembrerebbe un’innovazione per una delle protagoniste del sistema bancario: il lancio di un progetto di innovazione tecnologica basata sulla regina del momento, l’Intelligenza Artificiale.
Sembra di assistere per l’ennesima volta a un caso di retorica mediatica più che ad una novità vera. Cosa è nuovo? Quello che ieri non c’era. Ecco. Se una banca tradizionale come quella di cui si parla mette capitali per innovare, ancora, il sistema tecnologico, cosa vecchia direi, ricorrendo alla notizia del momento, seza la quale non potremmo vivere, cosa sta facendo? Non una cosa diversa da quella che qualche anno fa fecero Asset Manager e fondi di investimento: cavalcare l’onda, allora sul tema della sostenibilità, ricorrendo all’uso indiscriminato dell’acronimo ESG, allora nuovo, sebbene la tematica sottesa non lo fosse affatto.
Il nodo della sicurezza
Attenzione, non sto dicendo che la banca di cui si parla non stia mettendo in atto un piano che avrà risvolti in termini di sviluppo dei processi, degli automatismi e dell’urgente utilizzo della miriade di dati che si producono tutti i giorni. Perché questa è la nostra realtà e di questa abbiamo bisogno per andare avanti, solo dobbiamo riuscire a utilizzarla al meglio. E senza l’Intelligenza artificiale temo che sarebbe impossibile.
Ma l’Intelligenza Artificiale non può fare la banca. Non può risolvere il tema banca, per il compito che la banca dovrebbe assolvere. E dunque, se dall’indagine di BCE sullo stato di salute del sistema banca è emerso quanto sia deficitario in termini di adempimento del compito per cui è sul mercato, e poco dopo viene reso noto il progetto AI di una grande banca italiana, mi vedo costretta a fermarmi per capire se la baruffa sia solo nei valori di Borsa o anche, a ben guardare, nel sistema finanziario tutto.
È questo un modo per dire che dell’Intelligenza Artificiale la banca non deve occuparsi? No. Sicuramente la banca dovrà fare i conti con l’Intelligenza Artificiale. Anche se i conti più urgenti sembrerebbero stare da un’altra parte, quello della sicurezza. Una giornalista del WSJ, Joanna Stern, ha voluto cimentarsi con la creazione di un suo avatar vocale con cui è riuscita a ingannare, al telefono, anche i parenti, ma soprattutto il servizio clienti della sua banca, effettuando operazioni sul proprio conto corrente. E mentre al cliente interessera di più mantenere un contatto visivo con la banca, questa invece si sta immettendo sempre più in in processo di allontanamento dal rapporto diretto, non solo con un consulente ma anche con il personale delle filiali.
Occorre accorciare le distanze
Bello quindi il progetto sulla AI della banca italiana, entusiasmante la campagna mediatica, e non sfugge la parentesi anche sul piano delle future assunzioni di tecnici specializzati in Intelligenza Artificiale. Ma la tentazione è di leggere anche questo passo di moda, tanto di moda, come l’epilogo di un’inesorabile involuzione del sistema bancario, almeno pensando a come la banca dovrebbe essere. Una involuzione che l’avrebbe portata, già oggi, a una incolmabile distanza dai bisogni di famiglie e imprese, non solo frutto delle circostanze portate come pretesto. Quella stessa distanza che potrebbe portare all’esito già verificato dalla giornalista: un semplice riconoscimento vocale da parte della banca potrebbe autorizzare operazioni disposte da un avatar che, magari, non saremmo noi a “pilotare”.
E qui non bastano i progetti di innovazione tecnologica. Servirebbe invece riproporre la missione di banca, accorciando le distanze, magari utilizzando in positivo le grandi potenzialità dell’Intelligenza Artificiale, dato che quella umana non ci è arrivata, anzi: proprio quelle distanze non ha fatto che accentuarle.
Alla prossima!