Zona Franca oggi incontra Riccardo Frascà, Executive Director di Olympia Wealth Management, società che gestisce Atomo Certificate Fund, unico fondo Ucits in Europa specializzato nell’acquisto di Certificate quotati su mercati regolamentati.
Finalmente Certificate! È questo il tema che ho pensato di sottoporle. Cosa ne pensa? Perché essere entusiasti di strumenti che hanno una volatilità molto elevata?
La forte crescita del mercato dei Certificate è alimentata dalla ricerca di flussi cedolari, sempre graditi dal risparmiatore italiano.
La parola entusiasmo mi preoccupa se questo porta l’investitore a sottovalutare i rischi dell’investimento del prodotto, ovviamente legati all’andamento dei sottostanti, che sono prevalentemente indici o titoli azionari. I certificati sono sicuramente strumenti interessanti, se selezionati con intelligenza, ma non sono la panacea di tutti i mali.
Altro tema è la volatilità, elemento intrinseco nei prodotti, che chiaramente impatta sul valore corrente del certificato; anche qui non va però dimenticato che la volatilità a scadenza è per definizione pari a zero. Il certificato ha delle regole chiare, fissate a priori, quindi la scelta deve essere fatta guardando sì al potenziale rendimento ma anche alla qualità dei titoli sottostanti.
Ci può spiegare perché i Certificate possono essere identificati anche come strumenti di efficienza di portafoglio?
Nella maggior parte dei casi i certificati sono un compromesso: da una parte si rinuncia al sogno del guadagno infinito, perché i massimi guadagni sono predefiniti dalle cedole che si possono incassare; dall’altra si ottengono delle protezioni in caso di ribasso non traumatico dei sottostanti.
Rendimento e protezione sono un mix molto interessante, che consente di ottenere un ritorno non necessariamente legato alla crescita dei titoli sottostanti; inoltre la tranquillità di incassare delle cedole è un freno all’attività forsennata di compravendita: se il sottostante sale, sono più certo di incassare le cedole e ho minore smania di comprare e vendere.
Questo è fondamentale perché, come spiega la finanza comportamentale, l’investitore si accontenta dei guadagni ma mai delle perdite, quindi è portato a vendere quando ha profitto.
A lungo andare il portafoglio diventa l’accumulo delle storie di insuccesso e questo mina l’efficienza del portafoglio stesso. In sostanza diciamo che le cedole fungono da farmaco calmante…
Perché Certificate invece che Azione? È una domanda lecita?
Se il cliente non è avido, sì. Investo su un sottostante con una protezione; magari guadagno meno se il titolo sale, ma il compromesso è saggio. Il mercato dei certificate è nato proprio su queste basi, e nei mercati più maturi, come quello tedesco, l’approccio base è questo.
Cosa occorre capire per acquistare un Certificate che di fatto è identificato come “complesso”?
Non mi spaventerei del termine “complesso”. Tecnicamente un certificato, per fornire protezione, deve comprare una opzione che copre sui ribassi; lo stesso pagamento di cedola dipende da un’altra opzione.
Ecco: se ci accontentiamo di un guadagno avendo in cambio protezione, già di base il certificato comprende due opzioni e questo lo rende per definizione complesso. L’ente regolatore lo definisce tale perché il cliente non è in grado di calcolare il valore delle opzioni.
Meglio sempre partire guardando la durata del prodotto con la ragionevole probabilità di non aver bisogno dei soldi investiti nel periodo.
E ora una domanda secca. Certificate o ETF? O non ha senso parlare di alternativa nel portafoglio tra queste due categorie di strumenti?
Ha senso, perché sono assolutamente alternativi. Dal punto di vista fiscale, i certificati sono più efficienti per il recupero delle minusvalenze; dal punto di vista dell’investitore gli Etf sono maggiormente diversificati e consentono di accedere a temi specifici in maniera più ampia, senza il rischio che una singola storia di insuccesso possa compromettere l’investimento.
I suoi consigli per l’investitore di oggi?
Privilegiare prodotti con effetto memoria delle cedola: molti dei prodotti che avevano questa clausola e non hanno pagato cedola nel 2020, hanno in questi mesi corrisposto anche tante cedole arretrate.
Guardare con attenzione alle strutture Airbag che hanno ulteriori garanzie in caso di ribasso dei sottostanti, e non dimenticare mai che a cedola più alta solitamente si accompagna un rischio più alto.
Evitare prodotti con sottostanti troppo volatili o con basket con titoli completamente scollegati uno con altro; se i titoli non sono correlati, la probabilità di insuccesso sale. Infine, diversificare per emittente e per scadenze ed evitare troppi certificati con stesso sottostante.