14 febbraio, San Valentino.
Chissene importa, a parte gli innamorati, che in questa sede non costituiscono un tema di approfondimento. Quello che ha invece riguardato un po’ tutti, o proprio tutti in questa giornata, è stata la chiusura della Borsa, o meglio la coda di chiusura di Borsa, a conferma di un trend che dura da quando è iniziato questo nuovo anno, e che negli ultimi giorni non ha fatto che peggiorare (cito testualmente una delle parole che risuonano più nella mia mente in ascolto dei miei clienti).
Specifico.
È peggiorato tutto, a parte la benedetta curva verde, all’insù, che si è vista ricomparire a ridosso delle comunicazioni di cortesia che hanno iniziato ad arrivare, sul fronte internazionale, da parte di un certo Paese dell’Est che potrebbe fare la differenza sul mercato, facendo la guerra o decidendo di trattare.
Ebbene, tutto assolutamente normale. Tutto già visto, anche se in forme diverse. Quasi non commentabile. Se non fosse che, proprio nella ripetitività con cui capitano certe cose nel mercato, succede sempre più spesso di assistere a un fenomeno, citato per altri motivi anch’essi interessanti, dal pezzo apparso sul Sole 24 Ore nella stessa giornata degli innamorati. Cito dal titolo:
confusione di strumenti e metodi può portare alla rovina in Borsa
Ho omesso volutamente la prima parola del titolo: trading. Perché vorrei non fosse il punto qui.
Leggiamo più avanti nello stesso pezzo:
il web pullula di messaggi del tipo “se non hai mai guadagnato un euro con l’analisi discrezionale allora datti ai trading systems” piuttosto che “se non hai mai guadagnato un euro con le opzioni compra un portafoglio di ETF e vivi in pace”.
Quante volte ho già osservato come i suggerimenti del web possano non essere appropriati per investitori inesperti. Ma, ripeto, vorrei andare oltre, e cioè al tema vero di questo periodo di Borsa. Che suggerisce il fare, sollecita l’agire, sembra orientare gli investitori a prendere posizione. Quasi un attacco davanti al quale non si può rimanere in difesa, inermi. E allora rimonta, ovviamente e sconsideratamente, la consulenza presente sul web, rimonta e acquista quasi senso, oltre che spazio. E cerca di aprirsi un varco. Se è possibile, citando l’articolo riportato, vivere in pace facendo “altro”, come suggerito dai messaggi che si leggono sul web, perché io dovrei stare fermo?
Qui capita di pensare a un paradosso. Perché si è sempre disposti a stare fermi sul conto anche perdendo, in termini di inflazione, ogni giorno, e invece non lo si è, vedendo decurtare il capitale nelle stesse percentuali (o magari di più), rimanendo “investiti”. Fermi dove si è. Certo, è azzardato questo paragone. Ma forse la differenza tra le due situazioni sta in una misura che l’investitore stenta a considerare. Si chiama tempo. Quel tempo necessario per vedere più chiaramente la situazione. Quel tempo o, meglio, quell’assenza di tempo, quella subitaneità su cui fa invece perno la consulenza via web che prende, prende molto in questo periodo sopratutto, proprio perché disegna un quadro dove il tempo non sembra essere necessario. Assomigliando terribilmente a una pastiglia che si possa ingoiare per vedere improvvisamente le cose diversamente.
Mi verrebbe da dire: stiamo attenti, soprattutto ora, ad ascoltare il web. O meglio: ascoltiamolo e prendiamo spunto per confermarci che è ora di stare fermi, attendendo il giusto tempo di maturazione dei messaggi, delle notizie, degli annunci, che un giorno dicono e un altro contraddicono. Per non rischiare di ritrovarci con le ossa rotte e il cuore spezzato… proprio come è successo a san Valentino!
Alla prossima!