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Se te lo aspetti, non succede

Le decisioni degli investitori, come i report degli analisti, si basano da sempre sulle aspettative. Ma in uno scenario come quello di oggi, che senso hanno le aspettative? E soprattutto: ci si può davvero aspettare qualcosa di preciso?

Novembre 14, 2022
se te lo aspetti non succede
Tempo di lettura stimato: 5 minuti

 

 

Iniziamo sempre per determinazione (o costrizione…), e continuiamo per abitudini che si consolidano senza che ce ne accorgiamo. Questa la sintesi estrema, e un po’ arida direi, della chicca cinematografica da cui prendo spunto oggi e di cui vi ho proposto l’esilarante trailer (Quando meno te lo aspetti, 2004).

Lei, Helen, splendida donna in carriera nonché affettuosissima zia di tre fantastici nipotini, si ritrova, contro le attese, ad essere al tempo stesso loro madre a causa dell’improvvisa morte della sorella. E da zia che era sino al giorno prima, si fa prendere la mano dalle vicende e dal ruolo materno cui non pensava sarebbe stato mai necessario… adeguarsi.

Ebbene, la dinamica è nota, ma non sempre messa a fuoco perché banale forse, e riguarda un po’ tutte le vicende della esperienza umana, molto umana.

Si viene colti di sorpresa da quasi tutto, visto che le nostre previsioni nel poco e nel molto servono a ben poco, data la loro attuale incapacità di leggere i fatti, e pertanto si reagisce, dopo un primo momento di sconforto, come la bellissima protagonista del film, con una incredibile determinazione e sorprendente capacità di agire, quasi il colpo della vita ci avesse dato un’occasione per dimostrare che siamo in grado di stare al mondo, salvo poi notare come questa nuova sintonia con quanto ci è accaduto si sia irrimediabilmente trasformata in una delle tante abitudini, determinate da un’assenza di aspettativa e limitata capacità di previsione, fino al successivo contraccolpo inferto da un ulteriore caso… non atteso.

Tutto diventa abitudine (purtroppo)

Eccoci qui, muovendo a piccoli passi dal reale tutto per approdare al punto da mettere a fuoco, di fronte al meccanismo che accade anche in finanza, o meglio nell’esperienza dell’investimento.

Si investe facendosi tras-portare dalle aspettative, da quello che dovrà accadere perché suggerito da dati economici, nonché dalle note di espertissimi analisti, ancor prima dalla logica successione dei fatti, salvo poi essere travolti dall’insolito destino causato da eventi che delle cosiddette aspettative se ne fanno davvero poco. Ne abbiamo visto un esempio conclamato proprio quest’anno.

L’improvviso tra gli eventi è accaduto e non è davvero più necessario farne menzione. E sapete perché? Perché anch’esso, dopo il colpo inferto, è diventato parte di un costume, di una abitudine, sebbene suoni paradossale ammetterlo nel caso specifico.

L’evento più inatteso, la guerra, e tutte le sue conseguenze economico-finanziarie, dopo il primo impatto devastante (e so di non esagerare) sono entrate a far parte di un’abitudine nel modo di pensare e di vivere di chi investe.

Al punto da essere ormai pervenuti, gli investitori, a una quasi incosciente capacità di parlare con disinvoltura a riguardo dei mutamenti che da quell’evento potrebbero e dovrebbero scaturire.

Una cliente mi ha scritto un messaggio cui non ho voluto rispondere di impatto: «Il Nasdaq sta salendo, la guerra forse sta finendo… vendiamo Energia?». Incredibile eh? Un messaggio allusivo a un’abitudine ad investire creatasi a seguito di una guerra, che l’avrebbe indotta come una nuova attitudine consolidata a prendere decisioni. Che si baserebbero ancora una volta su attese.

Niente di strano, ma non si può non rimanere un po’ sorpresi nel notare come lo stesso fenomeno sia accaduto anche a seguito dell’evento traumatico per antonomasia.

Perché di fatto la cliente ha scritto quel messaggio valutando cambiamenti da fare nel suo portafoglio alla luce di una sua, chiamiamola così, nuova determinazione di approccio maturata in seguito all’evento traumatico della guerra, trasformatasi poi in una sorta di abitudine a guardare quel medesimo evento quasi fosse uno tra i tanti da cui potersi già attendere eventi ritornati sotto controllo.

Evidenziando così (non me ne voglia!) l’errore da evitare nel portafoglio, o meglio nel pensiero degli investimenti di questi tempi.

Perché? Perché è sempre più necessario ragionare contro le aspettative, contro quanto si direbbe più logico e ragionevole accadere.

Ovvero, contrariamente a quanto poteva valere in finanza fino a qualche tempo fa, sono sempre meno le aspettative a dire la verità o meglio a dettare il passo da tenere per fare corrette decisioni di investimento, e ancor prima di mantenimento di investimento. Suggerendo la necessità di un pensiero contrarian, un pensiero contro-intuitivo.

Quasi si dovesse dire: «Quando meno te lo aspetti…», meglio ancora, «Se meno te lo aspetti…», allora è proprio là che devi guardare per investire, e ancora prima per valutare se prendere decisioni.

Esempi? Eccone un paio.

L’inflazione USA del mese di ottobre, contro le aspettative degli analisti, o meglio al di sopra delle loro aspettative, si è attestata al 7,7%. Ancora.

Restiamo in America, tempo di midterm elections, o “selection” visto il comparire alla ribalta di nuovi candidati: qui il primato si è attestato, contro le aspettative, a favore dei democratici. E restando negli Stati Uniti, il più ricco businessman del mondo che ha preso in mano un’azienda (e lui di aziende ne ha già fatta su qualcuna), e neppur tropo piccola o troppo all’antica, chiamasi Mr. Elon Musk, avrebbe indirizzato una lettera ai dipendenti con toni e contenuti che mai ci si sarebbe aspettati dal nuovo titolare di Twitter, alludendo alla estrema difficoltà del contesto e alla necessità di prenderne atto senza “indorare la pillola” Quasi a dire, anche in questo caso: chi lo avrebbe mai detto che il nuovo padrone invece che esortare potesse deprimere il popolo della sua nuova azienda? Eppure…

Eppure, di fronte a fatti così inattesi, la Borsa ha brindato. Contro le aspettative.

La Borsa, la finanza ha vestito un abito diverso dalla normale e lineare attesa di come sarebbe logico che le cose andassero. Certo, sul caso Twitter non è andata proprio così, ma qui si tratta del destino di un titolo, mentre negli altri due casi di un ambito molto diversificato e ampio, l’economia statunitense nel primo caso e il destino socio economico degli USA nel secondo.

Ed è proprio qui che ritroviamo la seconda, verificata lezione che può venire da questi tempi. Perché se la prima è che alla luce di questo annus horribilis della finanza sia necessario farsi portare anche, se non soprattutto, dalla contraddizione della realtà, evitando di prendere decisioni che partano da quanto sarebbe più logico accadesse, e facendosi prendere invece da quanto è esattamente il suo opposto, la seconda lezione, che ritorna sempre quasi vi fosse bisogno di continue prove, è che sui titoli singoli, Twitter docet, c’è sempre meno possibilità di capire come andranno le cose e di farsi guidare dalle attese, dalle aspettative.

Ma dunque le aspettative non varrebbero più nulla? E quindi non dovremmo più leggere anche le aspettative degli analisti come viatico per investire?

La necessità di prendere decisioni

Non è proprio così. Volendo andare oltre il primo impatto di quello che sembrerebbe un ennesimo colpo nella realtà finanziaria, che porterebbe a un ennesimo cambio di rotta, il cui slogan potrebbe essere “investi pensando contrarian”, ci sarebbe una più grande sollecitazione.

Una sempre più necessaria determinazione a prendere innanzitutto due decisioni, soprattutto da qui in avanti. Due, una condizionata all’altra. La prima: pensare alto, guardando oltre quel che a un primo impatto sembrerebbe la reazione o decisione più logica (forse anche la favolosa Helen del film in un primo momento avrebbe declinato la presa in custodia della prole).

Facendosi guidare, quindi, da un pensiero determinato più dal “se meno te lo aspetti” piuttosto che dal più sintonico “se te lo aspetti”. La seconda, che nasce dalla prima, è che non si può pensare “alto” da soli, come è e sarà sempre più necessario fare per investire e soprattutto per rimanere investiti.

Non si può fare da soli perché da soli si seguono le aspettative più coerenti con la logica conseguenza di fatti, che invece sempre più la Borsa sconfessa, e addirittura, nel farlo, consegna guadagni.

Decidere di farsi consigliare può forse essere la seconda, ma prima per importanza, scelta di periodo. Uscendo dalla presunzione (anche se spesso incosciente) di poter prendere decisioni basandosi sulle logiche aspettative.

Su questo la consulenza finanziaria ora più che mai ha un compito sfidante, che non è più solo quello di offrirsi come proposta di investimento guidato, piuttosto di essere la via per fare scelte guidate di investimento, quelle stesse che, in sua assenza, non potrebbero che essere frutto di personali, se non personalistiche aspettative da parte del singolo investitore.

E questa, si noti bene, è una richiesta di assunzione di responsabilità per chi svolge il mio lavoro ancor più che un’esortazione per l’investitore a non prendere decisioni di investimento da solo. Perché, se impegnata, la consulenza finanziaria fa la vera differenza, è la vera differenza in un mondo in cui ci si può ancora aspettare che accada tanto. Davvero tanto.

Alla prossima!

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Maria Anna Pinturo

Maria Anna Pinturo

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