Siamo negli anni ’60
La vita tranquilla dei signori Webber, i simpatici protagonisti dell’emblematica pellicola da cui parto (Sbucato dal passato, film del 1999), viene drasticamente interrotta dal pensiero che stia per scoppiare un conflitto atomico.
Un pensiero suscitato da una serie di coincidenze che, nell’incedere delle ore, convincono la coppia in attesa di un figlio che la tensione tra John Fitzgerald Kennedy e Nikita Chruščёv stia salendo all’interno della crisi dei missili cubani. Al punto da spingerli a chiudersi per 35 anni nel rifugio antiatomico costruito sotto le fondamenta della loro casa dallo stesso signor Webber, brillante fisico nucleare da sempre terrorizzato dall’eventualità di un olocausto atomico.
Non è una digressione.
E come sempre non è, per quanto mi riguarda, una distrazione dai fatti di questi giorni.
Se mi è venuto in mente questo film è per alcuni spunti di riflessione che mi costringono a fermarmi di fronte ai fatti che ci stanno coinvolgendo sul piano umano, economico e finanziario. Eccoli qui. I tre aspetti che stanno costruendo un’impressionante, inscindibile correlazione, e a cui forse l’investitore ha smesso di pensare, disabituato a coglierla perché portato a credere, dal 2020 – in cui tutto si dispiegò senza che la correlazione vincesse tra pandemia e reazioni sul piano finanziario, a parte il primo momento di crollo dei mercati – che non valga la pena di addentrarsi troppo nei fattori scatenanti di un cambiamento epocale, e che si possa invece rimanere “separati” dalle vicende reali in attesa di una soluzione e conservare la focalizzazione sul fattore finanziario, quello sì emotivamente confortante e inspiegabilmente in rapida evoluzione.
L’investitore si è quindi convinto, come la coppia dei Webber, di poter alla fine rimanere nascosto, da remoto, lontano dalla realtà, a distanza (abbiamo tutti imparato a identificarci così!), senza darsi troppe preoccupazioni per i suoi soldi, perché in quella lontananza avrebbero subito ricominciato la loro corsa, in men che non si dica… a detta dei più.
Ma poi cosa è successo?
Come nel film, ai Webber è nato un figlio, è cresciuto, ed è stato necessario mandarlo nel mondo nuovo, quello che i due sposi, credendo fosse successo davvero l’olocausto nucleare pensavano fosse più simile a un’Apocalisse. Così all’investitore è stato chiesto recentemente, meglio, in un crescendo degli ultimi giorni, di abbandonare quella distanza dalla realtà che gli aveva costruito attorno una zona di comfort, assicurata dai valori finanziari in qualche modo placebo del dramma pandemico, per tornare a occuparsi del mondo nella sua interezza.
E dunque degli equilibri del pianeta, sconvolti dai fatti di guerra.
Nel film, Adam (il figlio allevato per 35 anni nel sotterraneo) non riesce a confrontarsi con un mondo per lui del tutto nuovo, per quanto sorprendente. Agli occhi di chi lo incontra per strada, lui è l’uomo venuto dal passato senza avere i mezzi per comprendere il presente. Come non vedere un’incredibile somiglianza con l’investitore di oggi?
Quella distanza, quel suo vivere la finanza come un evento disarcionato dai fatti drammatici, lo ha reso da un lato presuntuoso nelle valutazioni e nelle pretese che tutto possa restare sempre nelle più alte sfere del rendimento (se così non fosse, sarebbe da imputarsi all’incapacità di un gestore!), e dall’altro non più in grado di stare di fronte alla situazione nel caso in cui, finalmente, la correlazione tra realtà e finanza riemergesse sovrana, e gli equilibri internazionali venissero sconvolti. Come è stato, e come si sta evidenziando nell’escalation di questi giorni. E anche qui, in modo straordinario, il film evidenzia una grande provocazione rispetto a quanto sta accadendo oggi.
Nella pellicola, il motivo che spinge il brillante fisico nucleare a rintanarsi per 35 anni in un bunker antiatomico da lui stesso congegnato è la paura che venga sconvolto l’equilibrio tra le due potenze a livello globale, l’America di Kennedy e l’Unione Sovietica (la vecchia Russia… guarda caso) di Nikita Chruščёv. Che ne è stato di questo panorama? Oggi la finanza mette davanti agli occhi in modo schiacciante che (purtroppo?) l’evoluzione dei fatti e la sua ipotetica soluzione non riguarda innanzitutto la prima economia a livello globale.
Telefonata di un mio cliente di venerdì 4 marzo ore 20, quando i mercati del vecchio continente mostravano un sell-off dirompente: «Scusi dottoressa, ma come mai gli indici americani non sono così sconvolti da quello che sta capitando?» Come dire: perché l’America sta pensando ai tassi… e non innanzitutto alle vicende del vecchio mondo? Riassumo qui quanto si legge un po’ ovunque, ma non c’è bisogno di trovare pezzi qua e là, basta andare alle parole con cui Powell ha confermato negli ultimi giorni che la politica della Fed continuerà secondo programma. Un revival di America First, anche in presenza di un democratico. Imperterriti, gli americani andrebbero dunque diretti ai loro scopi. Lontani dall’inferno che il vecchio continente sta vivendo.
E qui, se dovessimo fare un accenno al portafoglio, e ahimè non si può esimersi dal farlo, proprio nella stretta correlazione con il fatto che ho appena citato ci sarebbe di che andare cinicamente a comprare proprio là, nel nuovo mondo, proprio perché là tutto sembra essere finalizzato a proseguire secondo i piani. Senza curarsi del resto. Tanto più che proprio l’America in questa sua “distanza” dai fatti sembrerebbe non nascondere il suo interesse a conservare la sua predominanza, chissà se potenzialmente vincitrice anche sul piano di un tentativo di orientare il resto del mondo a fare di essa un fornitore energetico di riferimento, in sostituzione di chi oggi potrebbe essere l’indagato speciale di una definitiva o temporanea esclusione per la fornitura dell’indispensabile materia prima.
Ma c’è ancora un aspetto che il film illumina e riporta in auge
E qui, lasciate ogni speranza o voi che cercate di mettere in cattiva luce i consulenti finanziari, che da sempre insegnano ai clienti di non muoversi in fasi di caduta dei mercati e di approfittare delle opportunità di acquisto. Adam, il giovane Webber, prima di lasciare la casa dei genitori per salire nel mondo, riceve dal papà in regalo la sua collezione di figurine di giocatori di baseball e le azioni della IBM, della AT&T e della Polaroid. Ovviamente le une raccolte e le altre comprate ai tempi dell’anziano genitore… Ebbene, quando il giovane si confronta con il mondo degli anni ’90, sono passati oltre 40 anni da quando il padre ha iniziato quella collezione e ha acquistato quelle azioni, ma la sua grande occasione è arrivata: il riscatto lo rende ricchissimo.
Banale osservare come 40 anni possano fare la differenza sull’andamento di azioni. Non altrettanto considerare come l’acquisto di papà Webber sia stato fatto quando le aziende avevano già scritto una storia e avevano ancora tanto da raccontare, insomma non erano le classiche start-up.
Tutto questo può insegnare qualcosa all’investitore che oggi si chiede che fare. Stare lontano dal mercato? È una scelta. Come credere invece che le aziende, soprattutto quelle che hanno una storia, abbiano ancora tanto da fare.
Alla prossima!