Da firstcoincidence.com/talent-traders/
Sei una persona determinata? Hai una passione per il trading? Sei pronto ad impegnarti e confrontarti all’interno di un contesto dal DNA internazionale, meritocratico ed innovativo? Allora questo è il talent show che fa per te!
Attraverso questo programma avrai l’opportunità di costruire il tuo percorso personale verso una nuova definizione di indipendenza economica. Ma attento, dovrai superare delle prove quotidiane e, riuscendo a sfuggire alle eliminazioni, potrai raggiungere la vittoria, ottenendo così la chiave del successo nel mondo del trading oltre a una reale opportunità professionale.
Pensi di essere il migliore? Dimostralo.
Prossima meta: X Factor.
Mi gioco la carriera e forse anche la reputazione. Eviterei di pensare alla Corrida, ma credo fermamente che si arriverà anche a una formula come il Talent per cantanti emergenti più noto e più seguito. D’altra parte anche la consulenza può essere vista come una vera messa in scena, no? Ecco il punto. Se investire è facile, immediato, e per così dire smart, perché non mettersi in competizione con altri per dimostrare (o mostrare), come si fa?
No. Proprio non ci sta, come si dice oggi.
Infatti. Ci sono esperienze che appartengono a un altro mondo, e che non sono di questo mondo visual, postato, effervescente, emozionale, fatto di scena. Ci sono esperienze, e sottolineo volutamente la parola, che sono tali in quanto richiedono un coinvolgimento che non ha niente a che fare con lo stare sulla scena, col prendersi la scena, e dunque con la messa in scena di una esibizione per dimostrare cosa si fa.
Il Talent dei trader forse non allude a una esibizione esagerata, alla Grande Fratello VIP (per dire), ma l’esagerazione così come la caricatura sappiamo bene a cosa serve: a evidenziare aspetti e contenuti di realtà che stonano con l’ambito in cui sono immessi e costretti.
E l’investimento, prima ancora che la consulenza, non può e non potrà mai rientrare in un ambito di relazione che implichi l’esibizione, il Talent show. E’ vero che quando lavoriamo recitiamo un po’ tutti una parte.
Ma non per questo potremo mai riconoscere nell’esperienza dell’investimento – quello vero, che prende spunto dall’analisi di obiettivi, di un patrimonio, di competenze e di esperienze, e che per questo andrebbe affrontato in un dialogo con un’alterità (la chiamo così per non parlare sempre del consulente, ma perché non ammettere che capiamo meglio quello che ci interessa parlando con una persona che ha competenza, più che con una macchina o peggio ancora rimanendo della nostra idea?) – non potremo mai riconoscere, dicevo, a questo tipo di esperienza la minima affinità con lo show, con l’esibizione.
E c’è un unico perché.
Perché il punto di attenzione dell’esperienza dell’investimento è il cosiddetto dopo che il cliente è diventato nostro. Siamo tutti, noi consulenti, un po’ “one man show”: desideriamo catturare l’attenzione del cliente, conquistarlo, ma la scena vera si apre sempre dopo, dopo che il cliente è diventato nostro, quando le luci della ribalta si spengono e il consulente fa davvero il suo lavoro, a testa bassa, anche quando di show se ne può fare davvero poco.
Alla prossima!