Non vi preoccupate, non andrò anche a Sanremo… sebbene sia stato un mio pensiero per un momento. Dato quello che faccio, ovvero, data la professione che svolgo – definita Consulente Finanziaria abilitata all’offerta fuori sede – non ne avrei la minima possibilità. Ma proprio su questo, ancora una volta sono stata costretta a fare una riflessione, determinata da quel che accade… fuori.
Siamo entrati (o rientrati) in un momento di quasi-ritorno alla normalità. Scorrendo i titoli dei giornali si riesce a respirare la possibilità di ri-parlare di guadagni in portafoglio. Addirittura, si leggono versioni da cui traluce fiducia su una recessione evitata per un pelo o su un processo, finalmente intrapreso, verso una decelerazione dell’inflazione. Perfino in linea con questa nuova e agognata atmosfera positiva sarebbero le parole del governatore della Banca di Italia Ignazio Visco, pur rientrando la sua opinione all’interno di un panorama tutt’altro che sereno come quello del nostro Paese.
Cosa c’entro con Sanremo?
E poi c’è Sanremo, non dimentichiamocelo, che apre le sue porte domani sera… E io, consulente finanziaria, cosa c’entro in tutto questo che sta accadendo, fuori? Dico sempre che bisogna partire da quello che accade per investire, dunque dagli eventi “fuori”. Sarei quindi tentata di dire che occorre la lucida separazione di due tematiche, due fatti che sembrerebbero non avere nulla in comune, gli accadimenti di finanza e Sanremo, i fatti economici e lo spettacolo.
Infatti è proprio così, anche se tra l’uno e l’altro universo sembrano esserci sempre più “scambi”, non ultimo la presenza dell’uomo dell’anno appena trascorso, il presidente Zelensky. Sarebbe lui proprio lui a rompere le righe, e a presentarsi sul più famoso Festival della canzone.
Ma forse Zelenzky non è la sola provocazione per la stampa su questi ipotetici “scambi” tra mondo finanziario e mondo dello spettacolo.
Perché quello che oggi deve provocare la mia professione, e lo faccio io prima di tutti, è cosa interessi di più, veramente, a noi consulenti. Apparire, o esserci? Sarebbe facile rispondere in prima istanza, quasi fosse una domanda retorica. È ovvio che un consulente finanziario come me deve assolutamente rispondere così: esserci, prima di tutto.
Ma in fondo, se ci pensiamo, e ci penso e ci rifletto anche io, la tendenza degli ultimi anni può essere davvero, e più riconoscibile che mai, orientata ad apparire, a distinguersi, più che a esserci per il cliente. Insomma, prevale la tendenza a essere protagonisti di un altro, ennesimo, “scambio” tra mondo della realtà e mondo dello spettacolo.
Essere o apparire? Questo è il problema
Perché voglio mettere in luce questo? Perché Sanremo non è un evento lontano da nessuno di noi, da nessun professionista, oggi. Sanremo è la più grande provocazione a domandarsi ancora una volta cosa si vuole dal proprio lavoro: apparire o essere? Sembrare, o comunicare il vero?
Ho guardato un po’ di stampa su questo evento che sta per iniziare, e mi ha colpito come i cantanti di un tempo vengano ri-presentati, in una nuova veste, spesso puntando sui sentimenti. Una delle più provocatorie è la copertina di Vanity Fair che presenta le due sorelle, non più così ragazzine, Paola e Chiara, con il titolo: Amiche più di prima. Non sapremo mai quale verità si nasconda dietro questa immagine di spettacolo.
Ma potremmo forse ipotizzare che si sia sottolineato questo legame che legherebbe le due sorelle per dare un senso più profondo alla loro ri-comparsa sulle scene. Bene, qui ha poca importanza specificarlo. Quello che ha più importanza è capire che la dinamica della comunicazione sui media ha dentro questa grande illusione. Suggerisce cioè che ci siano comportamenti virtuosi per attirare pubblico, tanto alla fine nessuno saprà mai la verità, perché tutto si vedrà solo in copertina, a distanza.
Ed è qui che lo scambio tra mondo dello spettacolo e la mia professione, perché su quella mi sono fatta provocare, non è veramente possibile. Quella distanza, infatti, dovrà continuamente rompersi per creare l’avvicinamento necessario al cliente, l’unico e solo che permette di mettere alla prova il lavoro del consulente finanziario.
Se anche un consulente finanziario come me si rende visibile, entrando in “quel mondo dello spettacolo”, come del resto faccio nella mia ormai persistente comunicazione sui social da quasi tre anni, se è vero che in questo modo si realizza quello scambio tra mondo della scena e mondo della professione, alla fine la risposta alla domanda “cosa cerca facendo questo?” è la stessa e deve essere la stessa: il cliente.
Ma in questa ricerca il consulente finanziario non potrà mai rimanere sulla scena come Paola e Chiara (non me ne vogliano!), del cui vero rapporto nulla si continuerà a sapere, perché la sua differenza potrà mostrarsi solo accorciando quella distanza. Uscendo dalla scena. A cominciare da un appuntamento. E lì le virtù personali, se presenti, non potranno che confermare quella differenza per cui si possa essere davvero scelti rispetto ad altri.
Quindi: dobbiamo noi, consulenti finanziari, entrare tutti per forza in scena, e andare sul palco per trovare clienti? Non ho detto questo. L’importante è che, comunque, il palco non sia la vera scena per la consulenza finanziaria.
Alla prossima!