Si dà il caso che la speculazione sui prezzi non vada guardata solo come la provocazione mediatica del momento, ma anche come una delle voci da ascoltare e comprendere meglio in un momento in cui si fa rumore per tutto. Sì, davvero per tutto…
Che il caos interpretativo governi è certo, e lo dimostra quanto accaduto la settimana scorsa già con la comunicazione, sempre inefficiente va detto, di Christine Lagarde; come se non bastasse, è seguito l’annuncio del dato sull’inflazione negli Stati Uniti. Due fatti, due eventi – uno di comunicazione e uno economico – che hanno ancora una volta pesato e non poco in Borsa, e di conseguenza nei portafogli dei clienti. Provocando vendite. Di tutto.
A cominciare dai titoli di stato, ovviamente, che hanno segnato differenze importanti di prezzo tra il prima e il dopo comunicazioni e dati. Anticipando, come se già non si sapesse, che le banche centrali, del vecchio e del nuovo continente, non potranno che andare avanti con i discorsi che il mercato finanziario non apprezza, sugli odiati rialzi dei tassi.
La differenza tra economia reale e speculazione
Mi sento banale nel dire queste cose, perché si sanno da tempo, da mesi, e nei prodromi già dalla fine dell’anno scorso e, vogliamo dire, erano parzialmente già scontate (si dice così nelle stanze della consulenza), presenti come una voce silenziosa nell’incedere dei prezzi dovuto alle riaperture a seguito della pandemia. Aggravato dai fatti di guerra e diventato così sempre maggiore, l’aumento dei prezzi non è più un dato di economia reale bensì un dato di speculazione.
Ebbene, che differenza ci sia tra questi fenomeni, di questo è opportuno parlare. Innanzitutto, pensando a quanto successo con il Covid, perché un fatto reale come è stato la pandemia, di cui ora non si sente quasi più parlare se non come una delle notizie poco importanti, in due anni (sono già passati due anni… e chi lo ricorda più? Quasi non troviamo neppure una mascherina nella borsa quando serve), è passato dall’essere un fenomeno storico a un motore speculativo vero e proprio, all’origine di un rialzo dei prezzi indiscriminato di tutti i beni e i servizi, per non parlare dell’energia, riapparsi questi in grande spolvero all’indomani del cessate la comunicazione della gravità della malattia. E qui ce lo aspettavamo. Sapevamo che sarebbe accaduto. Bene.
Ma grazie a Cathie Wood, fondatrice e amministratore delegato di ARK Invest, intervistata da Bloomberg l’8 giugno, forse intercettiamo un secondo modo di vedere le cose. E finalmente, direi…
Ci si lamenta tutti del caro benzina ingiustificato, per non parlare del succo d’arancia e più recentemente addirittura delle zucchine, che proprio non c’entrano nulla. Ci si lamenta, ma non si riflette sul significato del fenomeno, passato dall’essere dato economico (chiamasi rialzo dei prezzi) a puro fenomeno speculativo determinato da un incedere dell’incremento degli stessi, senza tregua.
Lamento e assenza di riflessione che sono gli aspetti più presenti negli appuntamenti con i nostri clienti. Anche a ragione, direi, per quello che costoro sono costretti a vedere nel portafoglio di questi tempi; tuttavia ci sono aspetti che spesso vanno evidenziati e affrontati con convinzione da noi consulenti per dare una visione diversa. In un momento come questo, infatti, e soprattutto in giorni come quelli della settimana appena conclusa, il lamento e l’assenza di riflessione sono emersi anche in occasioni ingiustificate.
L’inflazione è destinata a sgonfiarsi?
Personalmente mi è capitato di ricevere la telefonata di un cliente che mi rimproverava per non avergli fatto vendere un titolo di Stato a breve, che negli ultimi giorni vedeva scendere a seguito delle comunicazioni di Lagarde. Salvo poi riportare il cliente a riflettere sul fatto che la speculazione del momento non doveva essere tenuta presente su quella durata, tanto più date le sue consolidate preferenze per titoli governativi che per quella durata potevano essere conservati come cassetto di rendimento a scadenza, opportuno nel contesto di una volatilità dirompente.
Ma se il cliente in questo caso può aver accettato di riportare la sua situazione di lamento alla realtà dei fatti, non accade altrettanto quando a tema ci sono i maledetti prezzi dei beni di consumo, dei servizi, e della soprannominata energia. E qui mi è parso interessante quanto messo in luce da Cathie Wood. Costei infatti ci permette di riportare il lamento dei consumatori sul rincaro dei prezzi da un lato, e quello degli investitori sulle cadute di Borsa derivanti dalle comunicazioni sui dati dell’inflazione dall’altro, a una visione che si evita, o non ci si mette a considerare perché lontana dalle luci della ribalta dei media, molto più focalizzati su tutto quello che provoca impatto. Non vogliatemene, cari giornalisti, ma è così.
Il cliente vende perché guarda le notizie e legge il giornale. Capita così da sempre, e così fa anche per comprare. Come se fosse in uno stato di consulenza costante con voi. Ma nel dietro le quinte dell’aumento dell’inflazione negli Stati Uniti dell’8,6% a maggio, ultimo dato comunicato a gran voce la settimana scorsa che ha fatto cadere le Borse, cosa c’è da guardare? Wood fa una dichiarazione forte: l’inflazione è destinata a sgonfiarsi.
Dietro l’affermazione della manager c’è un’osservazione di realtà economica, che non si evidenzia allo stesso modo della fantomatica salita dei prezzi. Parliamo di inventari e di magazzini. Wood punta il dito su casi come quello della nota azienda americana della grande distribuzione Target, costretta a scontare merce che ha in esubero in magazzino. Perché è questo il fenomeno che farà sgonfiare l’inflazione. Non ho mai visto crescere così le scorte nella mia carriera, dice la manager.
Tradotto: sarebbe solo una questione di tempo, e il fenomeno individuabile in aziende, non a caso della grande distribuzione, sarebbe all’origine del crollo dei prezzi e dunque di un ridimensionamento progressivo dell’inflazione.
Perché come a fine pandemia, come effetto speculativo, i prezzi sarebbero saliti esagerando la domanda, così il dato dell’inflazione starebbe registrando quella stessa esagerazione, altrimenti detta speculazione sui prezzi, che starebbe per riatterrare nuovamente a miglior e più realistica dimensione economica. I consumatori infatti inizierebbero a consumare meno proprio per quello stesso dirompente e ingiustificato rincaro dei prezzi, riportando così i fautori di quegli stessi prezzi a miglior consiglio, a una versione più aderente alla realtà di quegli stessi prezzi.
Non previsioni, ma sorveglianza
E tutto questo ancora una volta, ma qui per fortuna, speculando sul bisogno dei consumatori, cercando di ricrearlo con politiche di sconto che sempre sono e saranno il fattore sollecitante il ricrearsi di una domanda che ora, di questi tempi, proprio a causa dei prezzi potrebbe davvero avere i giorni contati, portando con sé la nemica numero uno del mercato finanziario, l’inflazione. Si sgonfierà o non si sgonfierà?
Come sempre noi consulenti non abbiamo il compito di fare previsioni. Ma di saper leggere sia il rumore che il suggerimento della finanza sì. E forse le storie sui magazzini pieni di merce invenduta rientrano in questa seconda prospettiva, da tenere sotto stretta sorveglianza, perché il classico monitoraggio forse non basta più
Alla prossima!