Zona Franca oggi incontra l’avvocato Alessandro Maria Lerro, fondatore e partner presso Avvocati.net, boutique legale leader nel settore Fintech, che coniuga competenze di innovazione tecnologica, finanza (venture capital e private equity) e corporate.
Crowdfunding: è il canale di credito più trendy che c’è?
Sì. La spinta del digitale, l’interesse per la condivisione e l’esplosione dei social network lo hanno reso uno strumento di marketing e comunicazione micidiale, prima ancora che una soluzione di finanza alternativa.
È questo il tema di oggi: mi sono permessa di coniugarlo con l’aggettivo trendy ma so che lei approva. O no?
Assolutamente sì. Piace perché è uno strumento di finanza trasparente, democratico, comprensibile, digitale, che consente agli investitori retail di investire anche somme modeste in opportunità che un tempo erano esclusivo appannaggio di ricchi venture capitalist.
Che cosa ha provocato la nascita di questo nuovo canale per l’accesso al credito? Il Covid ha aiutato? E le banche c’entrano?
Il crowdfunding nel settore degli investimenti è decollato nel 2013, ma in Italia si sta affermando ora per una curiosa congiuntura determinata da crisi dei tassi, eccessiva complessità dei prodotti di investimento sintetici, diffusione dei canali digitali, accelerata nell’ultimo anno. Non rappresenta un’alternativa alla banca, ma un canale in più di raccolta che, anzi, consente di validare iniziative imprenditoriali che poi approdano anche alla banca e agli altri canali tradizionali.
Passiamo dall’altra parte della barricata. Chi sono i finanziatori? Finalmente parliamo di investire in una veste, come si usa spesso dire oggi, alternativa.
Non c’è un finanziatore tipo; si tratta di investitori retail, talora con portafogli importanti, sensibili alla diversificazione e digitalmente evoluti, che amano interessarsi direttamente alle opportunità nelle quali investono. Ma sono anche investitori semiprofessionali, HNWI e family office che utilizzano lo strumento per una più agevole selezione delle opportunità di investimento in economia reale.
La difficoltà di accesso al credito può essere stata il motore di questa formula di finanziamento? Se così fosse, vorrebbe dire che la categoria di clienti che vi si affacciano sono formalmente identificati come i clienti che la Banca non vuole?
L’esperienza internazionale racconta spesso storie di progetti respinti dagli investitori professionali, sostenuti dal crowd e poi cavalcati anche dai venture capital, proprio grazie all’effetto validante dell’investimento dal basso. In realtà, i parametri di selezione sono piuttosto restrittivi e quindi non sono certo progetti “superficiali”; vero è, invece, che si tratta di opportunità di investimento che presentano rischi molto elevati, più comuni per il venture capital che per la banca.
Ci spiega allora come funziona concretamente questo nuovo canale di business, se possiamo chiamarlo così?
Le imprese che cercano capitale o debito definiscono un piano spiegando opportunità, azioni, rischi, modi e tempi di attuazione; individuano un portale di crowdfunding e si sottopongono a una valutazione di interesse. Se il progetto viene ammesso, si lancia la campagna e inizia l’interazione con i potenziali investitori. Questi diverranno soci dell’impresa offerente nel caso di equity crowdfunding, o suoi creditori nel caso di lending crowdfunding o di sottoscrizione di strumenti di debito. Con l’equity crowdfunding si punta generalmente ad un capital gain, cioè a recuperare un multiplo dell’investimento iniziale; con il lending si punta invece ad una remunerazione del capitale a tassi più remunerativi di quelli offerti dalla finanza tradizionale.
Chi sono i clienti che più assiduamente le chiedono consulenza sul crowdfunding?
In Avvocati.net seguiamo numerosi gestori di portali di crowdfunding, sia nella fase iniziale e di autorizzazione che nella compliance periodica. Poi lavoriamo molto sulle singole campagne, strutturando la raccolta sia dal punto di vista legale che fornendo un supporto strategico finanziario, che per le PMI è ancora poco diffuso.
Quali consigli darebbe a chi fosse interessato a questa opportunità (la definisco anch’io così adesso)?
Le imprese devono organizzare le loro campagne considerando che gli investitori sono sempre più attenti e selettivi, e le opportunità crescono a vista d’occhio perciò i progetti avranno un successo proporzionale non solo alla bontà della soluzione industriale, ma anche alla strutturazione della campagna, alla trasparenza, all’esistenza di una governance e di un sistema di controlli tarati sugli schemi delle società quotate. L’investitore deve operare in una logica di portafogli e considerare attentamente i rischi, che sono molto rilevanti, e soprattutto l’illiquidità dell’investimento. Il consulente finanziario deve presentare all’investitore anche opportunità di finanza alternativa, se vuole offrire un quadro completo delle opportunità senza essere disintermediato.